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EasyJet si dà all'elettrico

Lodovica Palazzoli

La compagnia low cost interessata ad Alitalia testa i primi voli commerciali con motori elettrificati. Alegi: "Cinquant’anni fa eravamo noi a sperimentare"

Le innovazioni che le compagnie di volo stanno introducendo nelle proprie flotte aprono nuove possibilità nel comparto dell'aviazione commerciale. Mentre Alitalia arranca, l’economica easyJet, tra i possibili acquirenti della compagnia di bandiera, ha deciso di puntare su sperimentazioni innovative e sul futuro verde del settore. E pensare che in passato è stata l'Italia a fare da pioniera lanciando nuove sfide aeronautiche, mentre oggi rischia di rimanere indietro. Nel giugno 2009 il pilota e astronauta Maurizio Cheli aveva conquistato il record di velocità a bordo dell’elettrico Sky Spark, un ultraleggero sviluppato nel nostro paese. Nel 2013 ci aveva provato l’AgustaWestland, che al Salone aerospaziale di Le Bourget, aveva presentato il “Project Zero”. Si trattava di un convertiplano elettrico sviluppato con altre società, tra cui Finmeccanica (ora Leonardo): un’idea innovativa che coniugava prestazioni di elicotteri e aerei, a emissioni zero, di cui però si sono perse le tracce.

  

Oltre confine non restano a guardare e si moltiplicano i progetti di aerei con motori non tradizionali. Insieme all’americana Wright Electric, la compagnia low cost easyJet lavora da anni a un velivolo commerciale elettrificato. Il modello biposto è già stato testato, e il prossimo anno staccherà le ruote da terra il prototipo con nove sedili. In programma c’è già la sperimentazione di un altro modello, capace di ospitare fino a cinquanta passeggeri. L’amministratore delegato di Wright Electric, Jeffrey Engler, è ottimista: si possono ridurre le emissioni di anidride carbonica e i costi di viaggio del 30 per cento, sostiene, dimezzando anche l’inquinamento dovuto al rumore.

   

L’europea Airbus, insieme a Rolls-Royce e Siemens, invece conta di far decollare nel 2020 il suo E-Fan X, grazie anche ai circa 300 milioni di euro stanziati dal governo britannico. Anche la Nasa è scesa in campo: l’idea è quella di modificare il bimotore italiano Tecnam P2006, inserendo una decina di piccole eliche collegate a un solo motore elettrico. Insomma dell’aereo italiano resterebbe ben poco: solo la struttura, con fusoliera, carrello, timone e comandi di volo. 

   

Secondo easyJet l’aereo elettrificato, che può contare su motore ibrido, per ora sarebbe in grado di coprire una distanza di 500 chilometri, pari per esempio alla tratta Amsterdam-Londra. Ma tra i costi necessari a realizzarlo e la tecnologia ancora da potenziare, “ci vorranno ancora alcuni anni perché si possa fare il check-in per un volo totalmente elettrico”, spiega al Foglio Gregory Alegi, esperto aeronautico e docente di Storia delle Americhe alla Luiss. “Occorre tempo per sviluppare motori in grado di funzionare lungo tratte ragionevoli. Più realistico sarebbe, invece, vedere presto a Dubai elicotteri elettrici, ma in quel caso volerebbero per una decina di chilometri, o poco più”. Il problema di questa tecnologia sono le batterie, che devono essere in grado di resistere per la durata di un volo standard. Altrimenti bisogna ricorrere a un motore tradizionale che azioni quello elettrico, trasformando il motore in un ibrido. “L’importante adesso è investire nella tecnologia”, sottolinea Alegi. “Cinquant’anni fa con Alitalia siamo stati il primo paese, al di fuori degli Stati Uniti, a puntare su un velivolo supersonico, il Boeing 2707, simile al francese Concorde. Il progetto poi naufragò per via dell’impatto ambientale; ma in quel momento siamo stati noi a farlo. Oggi non è più così”.

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