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Fs, Lufthansa e Cdp. Il piano per salvare Alitalia perde pezzi

Maria Carla Sicilia

Dal cda di Ferrovie via libera a presentare un'offerta per il vettore aereo. Intanto Lufthansa si sfila da una gestione a trazione pubblica e Cassa depositi e prestiti fa i conti con i veti delle Fondazioni bancarie 

Incrocia le dita Luigi Di Maio quando i giornalisti gli chiedono se il governo è vicino a una soluzione su Alitalia, la compagnia aerea plurisalvata e di nuovo prossima al fallimento. Risponde con un gesto, ma di fatto non commenta quanto è atteso per domani, quando scadrà il termine per presentare un'offerta vincolante che, secondo i piani dell'esecutivo, sarà quella di Ferrovie dello stato. Il cda dell'azienda, sotto la guida del nuovo amministratore delegato Gianfranco Battisti, da pochi mesi al vertice della controllata del ministero dell'Economia e delle Finanze su spinta del M5s, ha dato il via libera alla presentazione dell'offerta. Secondo i piani, Ferrovie dovrebbe rilevare il 100 per cento del capitale per poi fare spazio ad altri soggetti nazionali, così da ridurre la sua quota lasciando comunque in mani pubbliche il 51 per cento. A questi si dovrebbe affiancare un partner industriale, una compagnia aerea straniera che manterrebbe una quota di minoranza.

        

"Lascio che sia il cda di Fs, in piena autonomia, a prendere le sue decisioni", aveva detto il capo del Mef, Giovanni Tria, alla Festa del Foglio. E mentre si attende di sapere come sarà formalizzata l'offerta di Ferrovie, il partner tecnico fino a ora più quotato per affiancare la compagnia ferroviaria fa sapere di non essere interessato a un accordo con un azionista pubblico. Lufthansa, ha detto il ceo Carsten Spohr presentando i risultati del trimestre, "non ha in programma di investire nella compagnia insieme al governo italiano". Sono ancora possibili partnership commerciali, ha spiegato, ma "non saremo co-investitori con il governo in una compagnia aerea in via di ristrutturazione". La compagnia tedesca chiude così le porte a un'Alitalia a trazione pubblica, e se Lufthansa si sfila l'unica alternativa resta Delta, la compagnia americana che fino a ora però non si è impegnata con un'offerta vincolante. 

  

Quanto ai partner pubblici, a complicare i desiderata del governo c'è la posizione del presidente dell'Acri Giuseppe Guzzetti, che oggi ha confermato il veto delle Fondazioni bancarie sul coinvolgimento di Cassa depositi e prestiti. "Sul punto siamo rigidissimi, in Alitalia Cdp non deve mettere un euro per nessuna ragione, e siccome sono votazioni a maggioranza qualificata, il sistema delle fondazioni – che ne detiene il 16 per cento – mi ha già dato mandato di dire di no, non voteremo investimenti in Alitalia”, ha detto.

  

Così la soluzione prospettata da Lega e M5s perde pezzi e lascia tutto sulle spalle di Fs. Secondo il Sole 24 ore, nel tentativo di coinvolgere altri soggetti pubblici per ridurre l'onere a carico di Ferrovie potrebbe essere tirata in mezzo anche Eni, che rifornisce di carburante le flotte di Alitalia (un costo pari al 35 per cento delle spese sostenute dal vettore aereo). In quello che sembra un incastro di aiuti reciproci architettati dall'esecutivo, Fs getterà così un paracadute alla compagnia di bandiera, in attesa che un'altra compagnia pubblica accetti di gettarne uno alla stessa Fs. Intanto latitano i partner industriali.