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Alitalia tra Cina e America

Redazione

Perché per adescare un partner conviene guardare vicino Roma. A Fiumicino

Roma. Con una eccentrica tattica geoeconomica il governo Lega-M5s sta cercando di adescare la principale compagnia aerea americana e una delle più grandi compagnie cinesi per diventare azionisti di Alitalia. O uno o l’altro, s’intende. A prescindere dall’evidenza che i rapporti economico-diplomatici tra i due colossi sono a dir poco ai minimi storici, nel mezzo di una guerra commerciale tra Washington e Pechino, c’è chi nell’esecutivo confida di poter avere successo.

 

Il ragionamento è: “Cari americani, non vedete che i cinesi possono comprarci? Cosa aspettate a farlo voi? Rischiamo di finire in orbita nemica, quindi salvateci”. Ovviamente giocare al ricatto del debole non è una tattica ideale: potrebbe accadere di sentirsi rispondere con un disinteressato diniego. Eppure ciò dice molto della comprensione dei rapporti di forza internazionali da parte del governo “sovranista”.

 

Dopotutto in Cina e negli Stati Uniti conoscono le debolezze di Alitalia. Parte con un handicap da 900 milioni di euro di prestiti pubblici (ogni anno in volo in queste condizioni ne perde quasi la metà). E in più, eventualmente, se il piano legastellato di una newco partecipata dallo stato dovesse realizzarsi, i vettori esteri si troverebbero ad avrebbe come partner le Ferrovie dello stato. Per Delta non sarebbe una condizione ottimale quella di entrare in una società sottoposta a direttive politiche senza peraltro averne il controllo azionario. Dal punto di vista cinese è utile ricordare che il presidente Xi Jinping espresse perplessità all’esecutivo Gentiloni perché le notizie di sindacati difficili da gestire erano giunte fino a Pechino.

 

Non ci sono dunque molti asset da spendere per vendere una pentola bucata. Il leitmotiv governativo per giustificare un’integrazione Alitalia-Fs è quella di aumentare le potenzialità turistiche nazionali perché con un solo biglietto si può volare e viaggiare sui treni freccia. Probabilmente c’è un’altra infrastruttura che potrebbe aiutare Alitalia a diventare più attraente per un eventuale partner estero – e non ha le rotaie. Ovvero l’aeroporto romano di Fiumicino. A lasciarlo intendere tra le righe è stato ieri Giovanni Castellucci, amministratore delegato di Atlantia, società che controlla Adr, Aeroporti di Roma, gestore dello scalo. “I risultati della classifica Aci dimostrano che abbiamo raggiunto a livello internazionale l’eccellenza nei servizi e nel comfort offerto ai passeggeri dall’aeroporto di Fiumicino. Di ciò desidero ringraziare e rendere merito al personale di Aeroporti di Roma e all’intera comunità aeroportuale, che hanno interpretato il loro impegno con competenza e passione. Ora ci poniamo un nuovo traguardo: affiancare le compagnie aeree presenti a Fiumicino nella complessa sfida della competitività del mercato del trasporto aereo mondiale, in una logica di sistema e a vantaggio dell’attrattività del nostro paese. Lo faremo dando attenzione sempre maggiore all’efficienza dei servizi, alla competitività delle operazioni aeronautiche, con incentivi commerciali e attività di promozione, sempre a fianco delle compagnie” ha dichiarato Castellucci. La classifica Aci sta per Airport council international – l’associazione internazionale che misura attraverso interviste ai viaggiatori la qualità percepita in oltre trecento aeroporti in tutto il mondo – che per la prima volta, nel terzo trimestre di quest’anno, ha messo l’aeroporto Leonardo da Vinci al primo posto nella classifica mondiale per gradimento della clientela, davanti agli altri grandi scali occidentali. Il punteggio è stato di 4,44 punti (il massimo è 5) e superiore agli scali americani ed europei con più di 40 milioni di passeggeri come Monaco, Londra, Amsterdam, Barcellona, Madrid, Parigi. Nel 2012, prima dell’ingresso di Atlantia in Adr, Fiumicino era agli ultimi posti per gradimento dei passeggeri. Ma negli ultimi anni ha ristrutturato e ammodernato lo scalo introducendo innovazioni per migliorare l’esperienza dei viaggiatori.

 

Tra i servizi, dice Adr, che hanno registrato la crescita più significativa nell’apprezzamento, ci sono i varchi elettronici, gli e-gates, per i quali Fiumicino è diventato l’aeroporto al mondo con il più alto tasso di passeggeri a potere utilizzare il controllo elettronico dei passaporti, ormai accessibile, oltre che ai viaggiatori europei, anche a statunitensi, sudcoreani, giapponesi, australiani e neozelandesi. Nell’elenco dei servizi apprezzati dai passeggeri figurano anche il comfort generale dell’aeroporto, la pulizia dei Terminal e delle toilette, la chiarezza delle informazioni al pubblico, la connettività del wi-fi aperto e la possibilità anche per passeggeri stranieri, cinesi compresi, di orientarsi nello scalo grazie a un applicazione per smartphone.

 

Prima di prodursi in improbabili evoluzioni geopolitiche il governo pentastellato potrebbe dunque cominciare a guardare a 35 km da Palazzo Chigi per trovare la migliore leva per individuare davvero un partner per Alitalia.

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