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Cos'è successo all'Olimpia Milano che ha iniziato a vincere

Francesco Gottardi

La vittoria contro il Real Madrid in Eurolega non è un caso isolato. La squadra di Ettore Messina ha raddrizzato una stagione che poteva essere disastrosa. I motivi della svolta

Le fiammate di Shields, le triple di Mirotic, la crème del mondo Armani che applaude a bordocampo. C’è più dell’orgoglio, nella vittoria dell’Olimpia Milano sui campioni d’Europa del Real Madrid (81-76): giovedì sera il Forum ha visto fame, qualità nelle rotazioni. E soprattutto quella continuità nei 40 minuti – “finalmente abbiamo giocato un terzo quarto all’altezza, senza subire l’aggressività fisica”, sospira Ettore Messina – che fin qui era stato il grande problema dell’annata in corso. Non sa ancora se sarà “la partita della speranza o del rimpianto”, il coach. Ma resta “una prestazione molto importante”. Di quelle che possono lasciare il segno.

Numeri alla mano, la corrente alternata di Melli e compagni sembra ormai raddrizzata verso l’interruttore giusto. Negli ultimi due mesi, tra tutte le competizioni, Milano ha vinto 15 gare perdendone 7. Ha tramutato un cammino europeo disastroso in dignitoso, a prescindere da come andrà a finire: ormai sono soltanto 2 i successi di ritardo dalla zona play-in, con 8 sfide ancora da giocare. Ha messo il turbo in Serie A: 5 vittorie di fila, altre 2 di ritardo – ma dal primo posto – e una voce grossa che comincia a farsi sentire di parquet in parquet. Ha recuperato gli infortunati, soprattutto il duo da 50 punti contro il Real: alla soglia dei 30 anni Shavon Shields gioca il basket più maturo della sua carriera, a 33 quello di Mirotic non invecchia mai. Sono i pilastri di talento su cui poggia una formazione costruita per dominare e invece ritrovatasi a stentare ogni giorno.

Detto che per l’Eurolega potrebbe non bastare, l’Olimpia si è fatta ogni anticorpo possibile in vista delle fatiche di primavera – quando la stagione entra nel vivo: match da dentro o fuori, playoff, trofei. Talvolta, alla lunga, è quasi un vantaggio. Si pensi ai Blancos stessi, oggi schiacciasassi ma spalle al muro già ai quarti di finale della scorsa edizione – poi Belgrado, rimonta, storia. O all’ultimo scudetto della Virtus Bologna, che Milano dovrebbe ricordarsi bene: nel 2020/21 Teodosic e soci fanno flop in Supercoppa, Eurocup, Coppa Italia (uscendo addirittura al primo turno); durante la post-season si rivelano in stato di grazia e vincono 10 partite su 10, compreso il 4-0 in finale contro le scarpette rosse. Appunti da non disperdere.

E il roster costruito da Messina, pur con le proprie pecche – “Pangos non è il pilota adatto alla nostra auto”, il coach disse del play poi tagliato – ha trovato una certa alchimia. Il ritorno di Napier ha portato i suoi frutti, Lo e Voigtmann stanno ingranando, Rodney McGruder – ultimo arrivato, da Detroit e l’Nba – è ancora in rodaggio. Ma a fare le spalle grosse durante la tempesta, con l’infermeria piena, era stato il blocco italiano: capitan Melli su tutti, a seguire Ricci, Tonut, Bortolani e un Diego Flaccadori determinante a prescindere dal minutaggio. Più che uno squadrone, sprazzi di squadra vera con tutto da dimostrare. Magari già alle Final eight di Torino, la settimana prossima. Forse sono i panni che si addicono meglio a questa Olimpia.

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