(foto LaPresse)

a malaga

Avrà pur perso di fascino, ma in questa Coppa Davis l'Italia vuole divertirsi

Luca Roberto

Gli azzurri sfidano i Paesi Bassi ai quarti di finale. Sullo sfondo una possibile semifinale con la Serbia di Novak Djokovic. E il ricordo del successo del 1976 che non siamo mai riusciti a eguagliare

"La Coppa Davis ha perso tutto il suo fascino” è il nuovo “non ci sono più le mezze stagioni”. Quando lo dicono, gli appassionati di tennis si rivolgono subito un cenno complice d’intesa. Sarà anche per questo che l’accesso alla fase finale di Malaga da parte dell’Italia, per il secondo anno consecutivo, lo viviamo con un po’ di sobrietà. Noi che l’insalatiera d’argento non la vinciamo dal 1976, nel Cile di Pinochet. Un successo a tal punto mistico da meritare una serie tv e molta pubblicistica. Al posto di Adriano Panatta abbiamo Jannik Sinner, anche lui numero quattro del mondo. L’altoatesino è reduce dalla finale a Torino e arriva in Spagna nel pieno della forma, voglioso anche di cancellare le critiche dopo aver saltato le qualificazioni a settembre. Fu esattamente il pit-stop di cui aveva bisogno per ricaricare le pile e chiudere la stagione con un filotto di 17 vittorie e sole 2 sconfitte.

 

Coach Filippo Volandri, nel ruolo di Nicola Pietrangeli, su tutto il resto però ha mille dilemmi da risolvere. Per dire, chi è il vero Corrado Barazzuti, il numero due della nostra delegazione? Le quotazioni più alte ce le ha l’altro Matteo. Non Berrettini, bensì Arnaldi, che seguendo la classifica, sarebbe il terzo in ordine di gerarchia. Eppure il 22enne di Sanremo quest’anno ha scalato quasi cento posizioni e a Bologna, nel turno precedente di Davis, ha dato un’idea di solidità rassicurante. Scolpita su un gioco basilare ma duttile, tutto pressione e difesa. Un po’ alla Sinner ma senza i colpi di Sinner. Un gradino dietro c’è Lorenzo Sonego, molto importante per il gruppo ma con alle spalle un anno senza infamia e senza lode. Mentre la grande incognita è Lorenzo Musetti. Il suo tennis è fatto per catturare l’occhio, con un rovescio che ricorda quelli di Gasquet e Wawrinka. Solo che, pur stazionando da tempo attorno alla posizione numero 20, il carrarese è come se avesse interrotto il percorso di crescita. Viene da quattro sconfitte consecutive al primo turno, sebbene ad aprile avesse pure battuto Djokovic al Master 1000 di Montecarlo. Così si ritaglierà un ruolo di riserva, una specie di Tonino Zugarelli, per restare alle analogie col 76.

 

E il doppio? Le speranze finora erano affidate alla coppia Bolelli-Vavassori, specialisti della disciplina. Ma quest’ultimo non è stato convocato. E Fognini è uscito dal giro per screzi con il ct. Con un Sinner così in palla, ci possiamo davvero privare di lui nel doppio? Potrebbe essere il Panatta che faceva coppia con Paolo Bertolucci. Sono interrogativi che Volandri dovrà sciogliere entro quest’oggi: affrontiamo i Paesi Bassi, in un dentro fuori i cui più grandi ostacoli sono Griekspoor e van de Zandschulp, giocatori complessi da affrontare su superfici rapide come quella spagnola. L’obiettivo ovviamente è andare avanti, almeno in semifinale, dove l’Italia potrebbe incontrare la Serbia. Non cavalcheremo il motto del destino che vorrebbe mettere di nuovo, uno di fronte all’altro, Sinner e Djokovic per la terza volta in meno di dieci giorni. Basti dire che dopo una vittoria per parte, sarebbe una specie di “bella”. Ma è ancora presto.

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