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Il Foglio sportivo

Va benissimo far festa, ma ricordiamoci di usare la testa

Umberto Zapelloni

Lunedì sera, dopo la vittoria dell'Inter, un ragazzino di tredici anni, promessa dello sci e con il sogno di diventare pilota di kart, è finito in ospedale per colpa di uno scoppio: lesione al nervo che comanda il piede e delle lacerazioni ai muscoli

C’è un ragazzino di 13 anni, una promessa dello sci con il sogno di diventare un pilota di kart che nei prossimi mesi, invece di spingere sull’acceleratore nel campionato italiano Junior, dovrà faticare come un dannato per recuperare l’uso completo del suo piede sinistro. Non farà fatica perché gli basterà pensare a Kubica per ricordarsi che con la forza di volontà e un buon programma di fisioterapia si possono dribblare tutti gli ostacoli. E infatti si è già rimesso al volante del simulatore... Questo ragazzino è un tifoso interista. Tifosissimo, grazie a papà che lo accompagna sempre allo stadio. Lunedì scorso, dopo la conquista dello scudetto, ha preso la sua bandierona con le due stelle e con papà è corso in Duomo a festeggiare. Canti, urla, balli, fuochi d’artificio. “I campioni dell’Italia siamo noi” e quelle cose lì. A una certa ora, con la scuola il giorno dopo, si avvia a piedi con papà verso casa. Continuano a cantare. A sventolare la bandiera. Lui è nato dopo il triplete, vissuto attraverso i racconti del padre. Per lui è solo il secondo scudetto. E se lo sta godendo davvero perché vincerlo in quel modo, battendo il Milan  nel derby  a casa sua, aggiunge goduria alla  goduria.
 

A un certo punto però il suo canto libero viene zittito da uno scoppio assordante. Devastante. Crolla a terra. Sente un dolore pazzesco alla gamba sinistra che è ricoperta di sangue. La gioia si trasforma in lacrime. Il dolore aumenta. Papà lo prende in braccio, chiama un’ambulanza. I soccorsi sono rapidi, ma il verdetto è duro: deve essere operato in fretta perché la ferita è profonda. La diagnosi è ancora più dura da accettare: una lesione al nervo che comanda il piede e delle lacerazioni ai muscoli. Tutto per esser andato in piazza a festeggiare lo scudetto. I giocatori dell’Inter, a cominciare da Inzaghi, hanno saputo e hanno cominciato a mandare video messaggi al giovane tifoso. Lo hanno invitato alla Pinetina, a San Siro, Francesco Toldo gli ha fatto avere una maglia di Lautaro autografata. Dal suo letto ha deciso di scrivere una lettera al Corriere della Sera. Non denuncia nessuno, non se la prende con nessuno, ma lancia un monito importante: facciamo festa, ma facciamola con un po’ di testa, ci si può divertire anche senza bombe carta, petardi o fuochi d’artificio lanciati ad altezza uomo. Una festa scudetto non può lasciare dei feriti dietro di se. Non è giusto che un ragazzino si ritrovi a festeggiare ricoperto di sangue. Non ha senso che il tifo si dimentichi di banali regole di civiltà.
 

Questo tredicenne resterà interista per tutta la vita, non gli basta certo il dolore che sta provando, per cambiare bandiera. Tornerebbe in piazza già domani a festeggiare i suoi eroi. Un giorno vorrebbe tornarci con i suoi figli. Magari dopo aver vinto un titolo italiano di kart. Ma vorrebbe farlo senza giubbetto antiproiettile, senza tenuta da combattimento. Festeggiamo, sì, ma con giudizio.

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