(foto Ansa)

La storia

La vittoria dell'Italia in Coppa Davis è il riscatto di Lorenzo Sonego

Luca Roberto

Uno degli artefici del successo sugli Stati Uniti è il giocatore torinese. Lo stesso che lo scorso anno finì sul banco degli imputati per la delusione contro la Croazia (in casa)

Era quello con la faccia tutta contratta in un broncio. Guardatelo adesso: è il manifesto di una redenzione, sportiva ma anche, se vogliamo, umana. Ci sono voluti 360 giorni a Lorenzo Sonego per smettere di rimuginare sul passato e riscattare la delusione arrecata ai suoi compagni di Coppa Davis. Il 29 novembre dello scorso anno subì, lui che è torinese e che da sempre si fa fregio di portare in campo "lo spirito Toro", una sconfitta almeno un poco imbarazzante. La squadra era competitiva, coltivava ambizioni di vittoria, Jannik Sinner era fresco fresco della partecipazione alle Atp Finals. Con la Croazia come avversario ai quarti di finale c'erano tutti i presupposti per guardare il tabellone immaginando incroci fino alla finale di Madrid. E invece cosa accadde? Che, di fronte al pubblico di casa del Pala Alpitour di Torino, vuoi per l'emozione di tornare a giocare in mezzo alla sua gente, per la stanchezza accumulata alla fine della stagione, forse pure semplicemente a causa di una giornata storta, Sonego perse contro il numero 279 del mondo Borna Gojo, uno che prima di quell'incontro non era riuscito a vincere una sola partita nell'anno solare. Capo chino, sguardo acquoso, aveva lasciato il campo torcendo i pensieri al peggio: non tornerò mai più a giocare per questi colori.

  

E invece il capitano Filippo Volandri a marzo gli aveva dato un'altra occasione. Nello spareggio contro la Slovacchia Matteo Berrettini, come poi gli è capitato a lungo quest'anno, era infortunato. Da secondo singolarista venne chiamato lui, l'allievo di Gipo Arbino. Il suo avversario era Filip Horanski, numero 203 nella classifica mondiale. Tutti i favori del pronostico erano dalla sua parte. Sembrava il perfetto contraltare rispetto al precedente di Torino: batti uno meno forte di te e inverti la tradizione in Davis. Finì con un'altra sconfitta. Al punto che Volandri nell'ultima partita, quella decisiva, gli preferì Lorenzo Musetti, che non a caso dando la vittoria all'Italia è come se fosse esploso definitivamente. A settembre, quando la Nazionale ha affrontato di nuovo la Croazia nei gironi (questa volta con un esito finale diverso), Sonego non è stato nemmeno convocato.

   

Lo hanno già scritto più o meno tutti. Il titolare a Malaga sarebbe dovuto essere Berrettini. Ma gli ennesimi guai fisici del romano hanno portato il capitano di Davis a richiamare Sonego in extremis: "Ci dai una mano? Abbiamo bisogno di te". Risposta affermativa giunta direttamente dalle spiagge bianche delle Maldive, dove s'è subito trovato il modo di prenotare un aereo che lo riportasse in Europa. Il resto sono i 17 ace messi a segno nella partita di ieri con l'americano Francis Tiafoe, che lo avevo sconfitto in due set non più tardi di tre settimane fa nel Master 1000 di Parigi-Bercy. Non ha tremato, nemmeno quando nel secondo set ha dovuto annullare un paio di set point e l'americano sarebbe potuto rientrare in corso attraverso il solito show umorale di rimpallo con il pubblico. Ma Sonego da Torino sembrava animato da uno spirito di rivalsa che a ogni modo, alla fine della stagione, gli aveva fatto vincere il terzo titolo Atp della sua carriera a Metz. La maglia azzurra è un'altra cosa, e quella sensazione di aver demolito il senso di colpa se la porterà dietro come un booster di sicurezza in se stessi, da alimentare un poco alla volta ma senza quella sensazione di sentirsi traditi dal proprio tennis.

  

Quest'anno Sonego è andato molto vicino al battere, al Roland Garros, il futuro finalista Casper Ruud. Adesso guarda il canadese mancino Denis Shapovalov come Enrico Letta chiedeva di guardare gli avversari in campagna elettorale. Speriamo almeno con un risultato diverso. 

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