(foto Ap)

Il foglio sportivo

Mirotic, quarta stella dell'Olimpia Milano

Umberto Zapelloni

Alla scoperta dell’uomo che può portare l’Eurolega nel capoluogo lombardo: “Mi piace la pressione”

Nikola Mirotic è qualcosa di più di uno dei migliori giocatori di pallacanestro arrivati all’Olimpia Milano nell’era Armani. Perché dietro al campione che ha giocato sette anni in Nba, c’è un uomo speciale. Uno della stessa pasta umana di Datome e Melli, ma che in Europa  a 32 anni può ancora fare la differenza. Per capire che sia una persona speciale basterebbe vederlo scendere da una Tesla mentre arriva alla sua presentazione in centro a Milano. Ma una scorribanda sul suo profilo Instagram apre altri orizzonti. Tutto comincia con una citazione di Giobbe “Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore” e prosegue con una serie di post a tema religioso. In Nba ha guadagnato oltre 41 milioni di dollari, con il Barcellona aveva un contratto da 10 milioni di euro a stagione, diventato troppo oneroso per un club alle prese con un budget in ribasso. Le squadre più ricche d’Europa hanno fatto la fila davanti all’ufficio del suo agente. L’Olimpia in 10 giorni lo ha convinto agendo su due fronti: Ettore Messina ha toccato le corde del cuore, Christos Stavropoulos ha condotto la trattativa economica. “C’era chi offriva molto più di noi. Non ha scelto Milano per i soldi”, assicura il general manager arrivato dalla Grecia. A Milano, bonus compresi, può arrivare a 3 milioni di euro a stagione, più una parte che gli verserà ancora il Barcellona. Un investimento comunque importante, permesso dall’ennesimo gesto d’amore di Giorgio Armani. Nikola ha scelto Milano perché a 18 anni, quando era un ragazzino delle giovanili del Real, coach Messina gli disse “Ragazzo, ho visto che lavori duro, non ho minuti da darti ma fatti trovare pronto per quando l’occasione si presenterà”.

 

L’occasione si è presentata, proprio a Siena in Eurolega, è Nikola non è più uscito dalla prima squadra. Milano significa Armani, Messina, compagni tosti come lui, una città per far crescere bene e studiare suo figlio Aleksandar che ha 10 anni. “Volevo una squadra con il potenziale per raggiungere le Final Four, non abbiamo nulla da nasconderci e poi l’Olimpia merita di essere al top in Europa. Ho parlato anche con ex giocatori e raccolto solo buone informazioni. L’Olimpia ha grandi giocatori, veterani esperti, un grande allenatore, e anche una città perfetta per vivere. Per la mia famiglia, per mio figlio. Non mi piace vivere in comfort zone, amo essere sotto pressione, deve esserci pressione per giocare meglio. Sono qui da dieci giorni e sono rimasto impressionato dal club, come lavora, quanta gente si adopera per metterti nelle condizioni di rendere al meglio. È la cosa più vicina ad un club NBA che abbia visto nella mia carriera. Questa è una società nella quale i giocatori vogliono venire”. Nikola e sua moglie Nina hanno già trovato casa nella zona dove vivono quasi tutti i giocatori dell’Olimpia. Impareranno a conoscere la città, a frequentare teatri e stadio come già facevano negli Usa e in Spagna. Anche la loro storia d’amore è particolare. Si sono conosciuti quando avevano 13 anni, si sono sposati a 21 e hanno cominciato a viaggiare. Nina è la figlia di Jadran Vujacic, il coach che lo ha scoperto e che ancora adesso lavora con lui in estate. Nikola era un bambino che amava il calcio, dai sei ai 13 anni non faceva altro. Ma quando ha cominciato a crescere troppo papà gli ha detto di provare con il basket. A Podgorica che quando è nato lui era ancora Titograd, c’era la Jadran Basket Academy. Tutto è iniziato lì. Jadran era il cambio di un certo Vlade Divac nel Partizan che vinse la Coppa Korac contro Cantù. “Quando è arrivato da me era alto 1.92. Non aveva mai giocato a basket… Nikola farà fare un salto di qualità dal punto di vista mentale a tutta la squadra. Lui non è un giocatore che guarda le statistiche personali. Gioca per la squadra”, racconta il suocero-allenatore. Messina sta già pensando di schierarlo in qualche occasione come ala piccola, come numero 3. “L’idea mi piace e in palestra ci stiamo già lavorando. Con le difese che cambiano puoi creare mismatch importanti e avere un vantaggio soprattutto se sai anche tirare da fuori e io so farlo”.

 

Tra i motivi che lo hanno convinto a scegliere Milano ce n’è anche un altro:  “Voglio finire il percorso cominciato con Messina da ragazzo e vincere con lui”. L’obiettivo più che il campionato dove Milano è arrivata alla terza stella, è l’Eurolega. Nikola non l’ha mai vinta. È arrivato sei volte alle Final Four, tre volte anche in finale, ma la coppa non l’ha mai alzata. Ha perso in finale anche al Forum contro l’Efes nel 2021. “Ogni anno l’Eurolega cresce, tante squadre si rinforzano, investono come ha fatto l’Olimpia. Alla fine conterà farsi trovare pronti al momento giusto, quando ci sono i playoff e durante l’anno anche la fortuna ha un peso. Penso a quanto questa squadra sia stata condizionata dagli infortuni la scorsa stagione. Ma non guardate solo a me, tanti altri giocatori ci renderanno migliori. Sono d'accordo, servono guardie creative, che segnano, ma penso anche che questo sia uno sport di squadra e forma e fortuna sono decisive, come è stato per il Real Madrid nell'ultima stagione”. Ha un lavoro da finire. E Milano con lui. Giorgio Armani ci conta davvero.

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