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a canestro

L'Italia batte le Filippine e passa alla seconda fase del Mondiale di basket

Umberto Zapelloni

“I ragazzi sono stati clamorosi. Abbiamo vinto 11 delle ultime 12 partite. Abbiamo alzato l’asticella e abbiamo passato il turno in un girone che era facile solo per chi non capisce di basket”, ha detto il ct Pozzecco dopo la gara

Per Pozzecco sono stati clamorosi. Ma a lui piace esagerare sempre. E dopo aver eliminato le Filippine con l’immancabile “Thrilla in Manila” dopo aver dilapidato 18 punti di vantaggio, il Poz si prende la scena. L’Italia ha vinto 90-83, ha passato il turno anche se adesso non potrà più perdere per continuare a sognare, si è qualificata al torneo preolimpico, ma soprattutto ha ritrovato se stessa dopo lo scivolone contro la Repubblica Dominicana. E il Poz, che l’altro giorno era stato pubblicamente ripreso dal presidente Petrucci per quello che aveva combinato, per quelle scene che non potevano certo passare sotto silenzio, sbotta un’altra volta. Lo fa a modo suo davanti ai microfoni. Recita la sua parte, prima sulla Rai e poi su Sky: “Datemi addosso, ma lasciate stare i miei giocatori. Datemi addosso, ma non datemi che sono diseducativo. Dite che sono un pazzo furioso, ma non toccate i miei giocatori, il mio staff, il mio presidente federale che mi vuole bene come un figlio e al quale io voglio bene come a un padre. La vittoria la dedico a lui che ha visto e capito la sofferenza di un uomo. Un uomo che senza il suo staff, clamoroso, si sarebbe buttato dal 37° piano della sua camera d’albergo”.

È un Poz in piena. Debordante. Dopo esser stato calmo e concentrato per tutti i 40 minuti della partita, non ce la fa più a trattenersi. “I ragazzi sono stati clamorosi. Abbiamo vinto 11 delle ultime 12 partite. Abbiamo alzato l’asticella e abbiamo passato il turno in un girone che era facile solo per chi non capisce di basket”. Nel suo sfogo post partita c’è tutto il Poz. Quello che divide. C’è chi lo ama per quello che è, ma c’è anche chi continua a ripetere che non è un allenatore e dovrebbe cambiare mestiere. Peggio per chi non lo apprezza. Perché questo ragazzo, con tutte le sue follie comportamentali, i suoi eccessi caratteriali, è un allenatore che ci mette sempre l’anima e alla fine riesce a farsi seguire sia all’inferno che in paradiso dai suoi giocatori.

Contro le Filippine serviva un’Italia diversa, non quella che contro la Repubblica Dominicana si era persa disunendosi nel momento della necessità. Questa volta è rimasta unita. Ha giocato da squadra anche quando nei minuti finali le Filippine sono tornate pericolosamente sotto, guidate da un giocatore Nba come Jordan Clarkson (23 punti) che noi non abbiamo. Siamo partiti contratti, tirando male e alla fine del primo quarto eravamo sotto (23-20). Ma non ci siamo persi, nessuno ha pensato di poter fare da solo il salvatore della Patria. Il tiro ha ricominciato a funzionare e all’intervallo siamo tornati nello spogliatoio in vantaggio (48-39). Nel terzo quarto il vantaggio è aumentato (73-60), poi ha toccato anche i 18 punti. Ma non era fatta. E alla fine abbiamo dovuto restare uniti per portare a casa un risultato che ci tiene in vita anche se nel prossimo turno quando troveremo la Serbia e una tra Portorico e Sud Sudan, non potremo più perdere perché ci porteremo dietro la sconfitta con la Repubblica Dominicana che sarà con noi nel gironcino a quattro, anticamera delle eliminazioni dirette. Abbiamo ritrovato il tiro da tre (16 su 41, oltre il 41 per cento) e mandato sei giocatori in doppia cifra.

Non abbiamo giocato bene, ma abbiamo giocato da squadra, facendo girare bene la palla, cercando i tiri giusti, le soluzioni migliori, difendendo bene contro una Nazionale che è molto meglio di quanto raccontino le tre sconfitte in tre partite. “Possiamo vincere ma anche perdere contro chiunque”, dicono i ragazzi. Hanno ragione. Adesso che ripartono da sfavoriti, che contro la Serbia rivedranno le streghe, hanno l’occasione per farsi davvero amare. La missione dell’Italbasket è anche questa.

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