Imerio Massignan (foto Wikimedia commons)

1937-2024

Imerio Massignan. Una cabala di vita

Marco Ballestracci

È morto a Novi Ligure il grande scalatore vicentino che per primo conquistò il Gavia. Un ricordo

Conosco persone che affermano che la propria vita sia segnata dalla cabala, o clamorosamente coinvolta nelle oscure trame della numerologia. Così mi vien da sorridere pensando che Imerio Massignan era nato il 2 gennaio, perciò, ogni anno, quando i vecchi corridori e i vecchi giornalisti si radunavano a Castellania per ricordare il giorno della morte di Fausto Coppi, necessariamente, alla fine, si recuperava una bottiglia di bianco per festeggiare anche il compleanno di Imerio. Perchè, insomma, abitava abbastanza vicino a Castellania – a Silvano d’Orba – e salutare il Campionissimo e, al contempo, festeggiare il proprio compleanno era un’emozionante  consuetudine.

Mi viene da sorridere perché le notizie diffuse alla spicciolata dicono che Imerio sia morto questa notte all’ospedale di Novi Ligure, che dal punto di vista della cabale e della numerologia non è roba di poco conto. Se poi ci si aggiunge che oggi è pure il giorno della partenza del Giro d’Italia e pure della sciagura di Superga, beh, Imerio si sarebbe grattato la testa e avrebbe detto: “Sacramento!”.

Così, incrociando questi dati come ciascuno desidera, si possono trarre tutte le conseguenze numerologiche e cabalistiche di questo mondo. Tuttavia, nonostante tutto sembri dirigere questa storia verso il Monferrato, non c’è niente da fare: Imerio era straordinariamente veneto – un expat come si direbbe oggi – col cuore sempre girato verso Vicenza e i Colli Berici, la cui salita preferita non era Superbagneres oppure il Gavia, ma la salita al Santuario di Monte Berico.  “Volevo vincere su a Monte Berico, ma Poblet me ga fregà. Perché non c’è salita più bella di Monte Berico. Sacramento!”.

L’ennesima fregatura per Imerio Massignan sulle strade del Giro d’Italia, ma quando ne parlava se la rideva sempre sotto i baffi  e cacciava pure qualche parolina in veneto che non va bene riportare qui. Così l’ultima volta in cui ci siam sentiti per telefono gli ho raccontato che avrei parlato di lui durante uno spettacolo sotto alle Mura Scaligere a Vicenza e lui m’ha detto, chiaramente in dialetto veneto: “Oh, mi raccomando salutami tantissimo Vicenza. Salutami tutti”. Adesso è tutta Vicenza che ti saluta, Imerio. E pure tutta l’Italia sui pedali.

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