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si inizia

L'effetto che fa l'attesa della prima giornata di Serie A

Enrico Veronese

Inizia il campionato con Frosinone-Napoli ed Empoli-Verona sabato alle 18.30. Tutto è pronto, anche se nulla, visto che il calciomercato è ancora aperto, è definitivo. Mancano solo le 700 bottiglie di Montepulciano d’Abruzzo che un munifico produttore soleva regalare all’autore del primo gol

Capodanno è Ferragosto, o suppergiù. Non già il frutto del cambiamento climatico, quanto del calendario: quello dei campionati di calcio, naturalmente. Se lo spartiacque effettivo era fissato a settembre, dato il contemporaneo inizio dell’anno scolastico e di quello pallonaro, l’ipertrofia del secondo ormai deborda quando il pubblico è anima e corpo in spiaggia: esattamente dove già si trovava quando la scorsa temporada volgeva al termine. Le ultime giornate della stagione precedente distano solo un pugno di settimane, ma “è da giugno che aspetto settembre”, rappava Willie Peyote assieme al genoano Michele Bitossi (già Mezzala nei Numero6), per il disappunto delle compagne di vita, pronte a chiedere “già ricomincia?” di qualcosa che non ha più fine certa.

   

     

La prima giornata di campionato, pregustata fin dal giorno della diramazione dei calendari, con gli incroci obbligati, polemiche per eventuali favori del fato automatico, la tradizionale trasferta dei campioni d’Italia sul terreno di una neopromossa. Mancano solo le settecento bottiglie di Montepulciano d’Abruzzo che un munifico produttore soleva regalare all’autore del primo gol in assoluto: più che la scoperta di nuovi canali pubblicitari, ha potuto lo spezzettamento del torneo dal venerdì sera fino al lunedì. Se questa è l’abbuffata, l’aperitivo è la coppa nazionale: allora a gironi, da anni col discutibile match unico in casa della più forte, dove gli altri paesi celebrano il rito della Supercoppa o Charity Shield non come inizio della nuova stagione, bensì archivio della precedente.

Ora anche il pletorico trofeo tra la squadra scudettata e quella con la coccarda tricolore investe altri mesi, muove diverse longitudini: la rivoluzione araba è in pieno corso e fibrilla di apocalittici e integrati, ma già da anni la Lega Calcio trasloca una settimana a Riad per “avvicinare il pubblico locale” (si diceva così, incuranti che ai sauditi il calcio interessasse già più che a noi) e siglare i soliti affari. Non ci si può più nascondere: con la perdita di appeal e di campioni, la Serie A vede col binocolo la Premier League dei diritti tv, ma conta ancora sopra riserve di giovani protagonisti nelle nazionali under 17, 19 e 20, oltre ai talenti inediti d’ogni dove che si sono messi in mostra durante le recenti amichevoli. Tanto vale allora la provocazione di diventare la Youth League dell’Arabia Saudade, incubatore di piedi in fuga che presto abbandoneranno il paese per tornarvi da venerati maestri, laboratorio in grado di riacquistare appeal nel mondo rinunciando a terzini logori e “braccetti” demotivati per dare spazio ai tuttocampisti in fiore: l’importante è esserne consapevoli.

A togliere un po’ di patina al valore psico-sentimentale della prima giornata sta, ovviamente, anche l’evoluzione tecnologica: quando il calcio d’agosto era mezzo sole e mezzo pallone nelle manchette dei quotidiani col tabellone del mercato a griglia, la realtà visiva delle nuove divise di gioco, degli acquisti strappati al braccio di ferro coi primi procuratori onnipotenti era rimandata dai Guerini proprio alla vendemmia degli incontri ufficiali e alle sporadiche riprese televisive dei canicolari seriali, brandizzati dalle birre di massa. Il friccico del debutto era pari per il bambino, l’adolescente, l’uomo maturo e il nonno, secondo rispettive conoscenze. Ora non ci sono più segreti: YouTube tracima di goleade contro gli amatori trentini nel ritiro di luglio, i dettagli delle prime, seconde, terze maglie già digeriti dai leaks via X.com contribuiscono a grattare via porzioni consistenti di quella mistica della première che nei decenni ha alimentato il placido scorrere dei giorni più caldi.

È, l’attesa della prima giornata di campionato, essa stessa la prima giornata? Succede quando una comunità assapora il proprio storico debutto nella massima serie, come il Monza l’anno scorso. Oppure nel caso arrivi un fuoriclasse conclamato, quando l’estate di Cristiano Ronaldo sturò il tappo di un 3-2 in extremis a casa Chievo, tra i flash abbaglianti e i bar del mare gremiti. L’ouverture di Arthur Zico, punizione e doppietta a Marassi; quella di Diego Maradona, imbrigliato da Hans Peter Briegel nella pietra angolare dello scudetto veronese. La memoria abbonda di esiti clamorosi, come la neopromossa Sampdoria che atterra la Juventus dei sei campioni del mondo più Michel Platini (va da sé, alla propria prima) con gol del laterale Mauro Ferroni, o le precoci goleade bianconere, 7-0 all’Ascoli, 6-1 al Cesena, indi la Roma e il Milan egualmente maramaldi sopra le spoglie viola. E più tardi Matteo Renzi fradicio di caldo agostano in tribuna al Franchi, i giorni delle sue primarie rivelatrici, scomporsi per le reti di Stevan Jovetić che obliteravano l’epifania del mago Maicosuel.

Quante promesse non mantenute, la prima giornata di ogni campionato: non farà oggi eccezione anche questo scampolo d’estate, che tra Roberto Mancini e Ken di Barbie se la sta credendo moltissimo dentro e fuori dal campo.

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