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Porta benefici al paese, ma è sempre più indebitato. Ecco lo stato del calcio italiano

Matteo Spaziante

Secondo l'ultimo rapporto sul mondo del pallone curato dal Centro Studi Figc, negli ultimi tre anni i club professionistici hanno accumulato perdite per 3,6 miliardi di euro. Il nodo degli stadi vecchi. Gravina: "Ora investire in vivai e infrastrutture"

Il calcio italiano porta benefici al Sistema Paese per oltre 4,5 miliardi di euro, ma viaggia anche portandosi sulle spalle una perdita a livello professionistico pari a 1,4 miliardi di euro con un indebitamento schizzato a quota 5,6 miliardi. Sono questi alcuni dei principali dati che emergono dalla 13ª edizione del ReportCalcio, l’annuale studio sullo stato di salute del mondo del pallone italiano dal Centro Studi FIGC in collaborazione con AREL (Agenzia di Ricerche e Legislazione) e PwC Italia.

Il sistema calcistico nostrano è in ripresa post-pandemia dal punto di vista del numero di giocatori (+210mila sia uomini che donne in un anno), ma mostra ancora importanti difficoltà per quanto riguarda gli aspetti economici e infrastrutturali. Nelle ultime tre stagioni la perdita aggregata per i club del calcio professionistico è stata pari a 3,6 miliardi di euro, pari a 3,3 milioni persi ogni giorno. Un rosso spinto in particolare dal costo degli stipendi che nell’ultima stagione sfiora l’84% dei ricavi (al netto delle plusvalenze), portando a chiudere il 2021/22 con una perdita a quasi 1,4 miliardi di euro, il peggior risultato netto analizzato dal ReportCalcio nella sua storia. Non solo, perché l’indebitamento è passato dai 4,8 miliardi del pre COVID-19 (2018/19) ai 5,6 del 2021-2022 (+17,2%).

Resta però il peso fondamentale del sistema calcio sul Paese. La contribuzione a livello fiscale rimane importante, superando gli 1,3 miliardi nel corso del 2020: negli ultimi 15 anni, per ogni euro investito nel calcio lo Stato ne ha incassati 18,9, considerando il rapporto tra la contribuzione fiscale (oltre 16,8 miliardi) e i contributi versati da CONI/Sport e Salute alla FIGC (891,6 milioni). I problemi si estendono anche al tema infrastrutturale. Negli ultimi 16 anni in Europa sono stati realizzati 199 nuovi impianti con un investimento pari a 22,3 miliardi di euro ma solo l’1% ha riguardato spese effettuate in Italia. Dove, inoltre, l’età media degli impianti va dai 61 anni di Serie A ai 65 della Serie C e ai 67 della Serie B.

“Da questo studio emerge chiaramente il potenziale straordinario del mondo del calcio nel suo complesso – ha commentato il presidente della FIGC Gabriele Gravina –. Ma risulta evidente la necessità di riportare in equilibrio il sistema, mettendo sotto controllo i costi e destinando risorse per gli investimenti nei vivai e nelle infrastrutture”.

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