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Il Foglio sportivo

Vogliono soffocarci con lo sport, calendari che non lasciano respiro

Umberto Zapelloni

La Serie A gioca a Natale, Capodanno e all'Epifania, la Formula 1 ripropone una stagione extra large, solo il basket riduce le partite della finale dei playoff. Non sempre raddoppiare conviene

Non si uccidono così anche i cavalli? Era un film di Sydney Pollack del 1969. Chi oggi gestisce lo sport, probabilmente non lo ha mai visto. Quello che ci aspetta in futuro è un’alluvione di partite, Gran premi, gare, esibizioni. Calendari senza respiro, per chi gioca, corre, salta o nuota, ma anche per chi vorrebbe starsene comodamente sul divano a fare lo spettatore, un passatempo che rischia di diventare un lavoro. La Serie A che gioca a Natale, Capodanno e all’Epifania per chiudere il 26 maggio e lasciare spazio alla lunga estate degli Europei. La Formula 1 che prova a riproporre una stagione da 24 gare e racconta di aver razionalizzato il calendario piazzando il Gran premio del Canada tra Montecarlo e Barcellona. Non c’è sport che non allarghi il suo calendario. Solo il basket italiano dopo il grido di dolore dei giocatori arrivati sfiniti alla settima gara di playoff per decidere lo scudetto ha deciso di tornare all’antico e ridurre la serie decisiva a cinque partite. Una controtendenza consigliata da un torneo preolimpico in arrivo, ma comunque di sicuro buonsenso.

Nella stagione che verrà rischiamo di avere settimane senza un giorno libero dal calcio. Si giocherà ininterrottamente dal lunedì alla domenica. Perché, perché? Canterebbe Rita Pavone che alla domenica era lasciata sempre sola per la partita di pallone. Il grande spezzatino piace alle televisioni e ormai abbiamo imparato a digerirlo anche noi selezionando le partite che vale la pena seguire. Poi però non ci raccontino che le nuove generazioni guardano solo gli highlights. Meno male ci viene da dire, non vorremmo mica rincoglionirli davanti a uno schermo a vedere una-due partite al giorno per sette giorni la settimana. Là fuori c’è anche del resto. E la gente ormai ha capito la differenza tra una grande partita e una partita messa lì solo per far numero. Non serve arrivare alla Superlega per comprenderlo. Basta dare un’occhiata al calendario: meglio Chelsea-Liverpool che in quel weekend illuminerà la Premier o Empoli-Verona? Poi ci si sorprende se le televisioni ritengono esagerate le richieste della Lega Calcio per i diritti tv. Se Pier Silvio Berlusconi chiede di avere una partita in chiaro il sabato sera per trasformare Italia 1 nella tv del calcio, ma poi aggiunge che non farà follie ritenendo eccessiva la base d’asta di 62 milioni per Coppa Italia e Supercoppa, quando l’ultima volta era stata di 42, evidentemente esiste un problema di prezzi. 

Ma non è un caso solo italiano. I diritti tv di tanti sport stanno raggiungendo cifre esagerate e lo sa bene Sky che ha investito su Champions, motori e Nba. Per reggere certi livelli economici lo spettacolo non può calare. Se però aggiungiamo partita a partita, Gran premio a Gran premio, moltiplicando gli eventi, il rischio è proprio quello. Andando avanti di questo passo arriverà il giorno in cui qualcuno proporrà di giocare due Super Bowl invece di uno solo. Ma non sempre raddoppiare conviene.

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