Foto by Ducati 

Motogp

La metamorfosi di Bagnaia passa da Assen

Umberto Zapelloni

La grande crescita di Pecco. Sa di essere forte e ha cancellato i dubbi che lo tormentavano. Il duello con Bezzecchi per ora è sincero, leale, straordinariamente sportivo

Nel moto mondiale c’è una pista che è definita da tutti l’università delle moto. Era una delle preferite di Valentino che da quelle parti è diventato dottore. È la pista di Assen in Olanda, l’unica dove si è sempre gareggiato dall’inizio del campionato nel 1949 e dove, fino al 2016 si correva al sabato. Ad Assen l’anno scorso si è laureato anche Pecco Bagnaia. Solo che lo abbiamo scoperto dopo. Esistono due Bagnaia. Prima e dopo Assen 2022. Prima del Gran premio d’Olanda dello scorso anno aveva vinto solo 6 gare sulle 60 disputate in MotoGp e aveva 91 punti di distacco dal leader del campionato. Con la vittoria di Assen ha cominciato una nuova vita. Ha recuperato tutto il distacco diventando campione del mondo e ha vinto altre 9 volte (più tre sprint race). Da Assen ad Assen ha collezionato delle statistiche impressionanti con 20 podi di cui 12 vittorie su 26 gare (incluse le gare sprint). Dall’Olanda all’Olanda è diventato un campione, ha ridotto gli errori senza riuscire ad eliminarli del tutto perché in moto si rischia sempre e se vuoi vincere non puoi accontentarti così ogni tanto può capitare di finire con il sedere per terra. Ma Pecco sta imparando a risorgere anche dalle cadute e ogni volta si rialza più forte di prima.

L’ultimo weekend di Assen ne è un esempio pratico. Pecco ha cominciato soffrendo in prova venerdì, poi giro dopo giro (e aggiustamento dopo aggiustamento) ha ritrovato la sua Ducati. Sabato si è accontentato del secondo posto nella Sprint, domenica ha vinto lui. Il duello con il Bez, un altro figlio di Rossi come lui, per ora è sincero, leale, straordinariamente sportivo. Scherzano, scommettono cene, si prendono in giro, si divertono come se fossero sempre al ranch a sfidarsi per una salamella. Sono diversi, uno piemontese trapiantato a Pesaro, l’altro il classico romagnolo. Corrono contro dalle mini moto. Si rispettano e l’impressione è che continueranno a farlo anche con la posta in gioco che cresce. “Vedrete il giorno in cui lotterete per il Mondiale spalla a spalla se riderete ancora”, gli ha detto Pol Espargaro nel retro box di Assen domenica pomeriggio. Ma una cosa è certa non diventeranno mai come Rossi e Biaggi o come Rossi e Marquez. “Quando ho visto Bez sorpassare Brad ho dovuto iniziare a spingere perché sapevo che era molto veloce – raccontava Pecco -. Questo è stato fondamentale, perché ho dovuto prendermi un certo rischio. Ma è normale se vuoi vincere“. Sa che il suo rivale per il titolo sarà soprattutto il suo amico Bez, ducatista come lui, anche se non della squadra ufficiale. Bastianini, il suo compagno ufficiale, non si è ancora ripreso dall’infortunio della prima gara, magari dopo la lunga pausa (si tornerà in pista ad agosto) si infilerà anche lui nella lotta per la vittoria, ma il suo sogno Mondiale ormai è andato.  

Bagnaia dopo Assen dello scorso anno viaggia su un altro pianeta. Sa di essere forte, ha cancellato i dubbi che lo tormentavano. “L’importante è essere i più forti, non i più veloci – racconta - Sto imparando perché a inizio anno mi sentivo forte, ma ho commesso degli errori e stiamo lavorando per cercare di non ripeterli. Le ultime gare sono state abbastanza costanti e andiamo felici in vacanza“. Come può andarci chi ha 35 punti di vantaggio su Jorge Martin e 36 su Bezzecchi. Ma il suo non è solo un vantaggio aritmetico. Chi ha vinto un Mondiale recuperando 91 punti di distacco sa bene che un campionato non finisce mai, soprattutto quest’anno che con le Sprint Race le gare raddoppiano, come i rischi di farsi male: “Io comunque preferisco le gare lunghe, perché ti danno la possibilità di amministrare e gestire meglio la situazione, mentre nella gara Sprint a volte devi prenderti più rischi. Nelle ultime gare siamo stati costanti e ora dobbiamo continuare così”. Sta diventando pure saggio. Intanto la classifica dei plurivincitori italiani lo vede appaiato a Dovizioso a quota 15 successi. Davanti restano solo i miti, Agostini (68) e Valentino (68). Ce n’è di strada da fare.

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