Foto Ap, via LaPresse

Valentino Rossi è diventato l'università del motociclismo

Umberto Zapelloni

Dopo Franco Morbidelli, Pecco Bagnaia, anche Marco Bezzecchi ha iniziato a vincere in MotoGp. Così il Dottore sta insegnando a una generazione di talenti a mettere tutti dietro

La prossima volta che stileranno una classifica delle Università italiane dovranno metterla lassù con Bocconi, Politecnico di Milano, Sapienza di Roma, Normale di Pisa: l’Academy di Valentino Rossi sforna campioni, così come i nostri atenei principali sfornano manager. La VR46 Riders Academy, fondata a Tavullia una decina di anni fa dal Dottore, in Argentina ha portato un altro dei suoi allievi alla vittoria in MotoGp. Marco Bezzecchi detto #SimplyTheBez è l’ultimo arrivato tra i figli di Valentino che non sono ancora tanto quanti quelli di Varenne, ma poco ci manca. Un figlio che assomiglia tanto a un altro Marco, quel Simoncelli che è un po’ l’origine della scuola del Vale diventata ormai un’università della velocità.

 

Marco chiese a Vale di aiutarlo a migliorare. Di andare a girare insieme per succhiargli qualche segreto. Si divertivano e intanto mettevano in pratica la teoria dei vasi comunicanti. Un po’ del sapere del Vale finiva tra i riccioli di Marco. Fino al 23 ottobre del 2011. Quello che aveva cominciato a fare con il Sic però gli era piaciuto. Allenarsi con qualcun altro lo divertiva, gli serviva e gli permetteva di provare a lasciare un’eredità in pista dove sapeva di non poter durare in eterno anche se la tentazione di provarci era forte. Sapeva già dove mettersi in cattedra. Il Ranch era già lì bello pronto nel 2013, quando l’idea dell’Academy ha cominciato a diventare realtà. “Vediamo se quello che ha funzionato per me funziona anche con gli altri”, il Rossi pensiero. C’era solo da riempirlo di allievi.

 

Il primo fu Franco Morbidelli, poi arrivò Pecco Bagnaia che oggi è campione del mondo e quindi uno dopo l’altro ecco suo fratello Luca Marini, Andrea Migno, Celestino Vietti e, l’ultimo vincitore, Marco Bezzecchi. Ce n’erano anche tanti altri che poi non hanno finito gli studi per così dire. C’è stato un  momento in cui avrebbero potuto iscriversi ad un campionato di calcio: erano in undici. Il Dottore ha cominciato a insegnare ai giovani quando correva ancora. In pratica allevava i suoi stessi avversari tanto che quando cominciarono a batterlo arrivò a dire: “Mi sto allevando delle serpi in seno, forse creare questa Academy non è stata una buona idea”. Lo diceva scherzando, alla Valentino insomma. Ma un po’ gli rugava. Aveva cominciato con l’appoggio di Sky come sponsor principale a farli correre in Moto 3, poi piano piano anche l’Academy aveva preso consapevolezza della sua forza e alla fine è arrivata in MotoGp.

 

Oggi i piloti cresciuti a Tavullia hanno già vinto tre Mondiali: Morbidelli in Moto2, Bagnaia in Moto2 e in MotoGp. Ma vincere il campionato con un pilota nato in casa sulla moto gestita da Uccio sarebbe il massimo. Un po’ come se Vale vincesse quel decimo Mondiale che solo la scorrettezza di Marquez gli ha negato.

 

Gestire un pilota costa 70 mila euro. Ma i prescelti non pagano l’iscrizione. Girano all’Academy il 10 per cento del loro ingaggio (da quando cominciano a incassare almeno 50 mila euro). In cambio sono serviti in tutto e per tutto sotto il profilo manageriale e anche fisico e hanno a disposizione una settantina di moto da pista, da strada, da cross. Alessio "Uccio" Salucci, l’amico di sempre e Alberto Tebaldi, altro eterno compagno di viaggio di Vale sono le anime dell’Academy valentiniana. Non è scontato che tra amici si riescano a fare affari. Loro ci riescono alla grande.

   

Alle lezioni in pista ci pensa il Vale in quella che una volta era la Cava e oggi è una struttura magnifica, il Ranch dove hanno imparato a darsele tra di loro. Una lezione che ad esempio Bagnaia, Bezzecchi, Morbidelli e Marini hanno messo in pratica nella Sprint Race di sabato. Da Vale hanno imparato a non mollare, ma evidentemente anche a vincere. Non era scontato che un grande campione riuscisse a trasformarsi in professore. Vale invece sta facendo quello che la scuola spagnola aveva fatto per anni: produce campioni sgrezzando giovani talenti. Il motociclismo italiano ha perso l’uovo d’oro, ma forse ha trovato la gallina che continua a produrne a ripetizione. 

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