Bagnaia è campione del mondo. Il normal one diventato fenomeno

La Ducati torna al trionfo dopo Stoner nel 2007. Pilota italiano su moto italiana: l'ultima volta era successo con Agostini sull'Augusta

Umberto Zapelloni

Nono sul traguardo di Valencia, dopo un mezzo contatto col diretto rivale per l'iride, Pecco gestisce il margine di vantaggio su Quartararo, che chiude quarto. Le ragioni del successo del ragazzo tranquillo, erede di Valentino e sua antitesi

Là dove c’era Valentino Rossi, adesso c’è una Nuvola Rossa, come è soprannominato Pecco Bagnaia, il nuovo campione del mondo di MotoGp. Lo ha mandato Valentino, anche se Pecco è tutto un’altra cosa. Bagnaia è il primo campione del mondo italiano dopo Valentino e il primo campione del mondo italiano su moto italiana dopo Agostini. Potrebbe essere definito semplicemente quello che arriva dopo. Invece Pecco è quello che è arrivato prima e lo ha fatto abbastanza in fretta, visto che Vale non vinceva più dal 2009, ma in fin dei conti si è ritirato solo l’anno scorso.

Pecco è un bravo ragazzo, figlio di una bella famiglia unita e felice, è un normal one tanto special one era il suo amico Valentino arrivato a Valencia a portargli calma e consigli prima dell’ultima gara. Pecco ha compiuto 25 anni a gennaio, non è più un ragazzino, ma lottare per il campionato del mondo lo ha fatto diventare grande in fretta. Quando era sprofondato a 91 punti di distacco da Quartararo ha saputo restare calmo, convincersi che con la Ducati avrebbe potuto recuperare punto su punto fino a passare in testa e a prendere il volo. Ha fatto qualcosa di storico senza metterla giù dura. Ha continuato ad essere il solito Pecco con la fidanzata di sempre, Domizia, con il cane da portare a spasso, le scarpe da collezionare e qualche bel piatto da cucinare, la famiglia che è la sua ricarica naturale con mamma Stefania, papà Pietro, il fratello Filippo e la sorella Carola che gli ha regalato il soprannome Pecco perché da bambina non riusciva a dire Francesco. Calmo fuori, ma chissà come dentro. “Non so quanto sia riuscito a dormire la notte prima dell’ultima gara”, ha detto Valentino che di vigilie così ne ha vissute a manciate.

Ma una volta aperto il gas quella paura che levava il sonno non gli ha tolto il ritmo. Pecco ha anche lottato spalla a spalla con Quartararo, perdendo pure un’aletta. Poi ha capito che non era il giorno per cercare la vittoria. Poteva accontentarsi. Ha badato solo a restare in piedi, a contare i giri fino alla bandiera a scacchi. Tanto là davanti il suo rivale non stava vincendo, tanto a lui bastava quello che di straordinario aveva fatto durante la stagione. E alla fine sono arrivati i fuochi d’artificio. Le lacrime dentro il casco. Gli abbracci. E la storia. Perché 50 anni dopo Agostini e la MV ci sono ancora un italiano e un’italiana campioni. Pecco e la Ducati. che oggi è un’azienda di proprietà del Gruppo Volkswagen, ma è profondamente italiana nel suo Dna, nel suo managment, nei suoi uomini.

Pecco è amico di Vale, è figlio della sua Academy. Si è addirittura trasferito da Chivasso a Pesaro per dargli vicino, ma Pecco non è Valentino e forse non lo sarà mai. Non è ragazzo da scenette con polli o bambole gonfiabili. Lui al massimo corre a baciare Domizia e a mangiarsi un hotdog. Non è e probabilmente non sarà mai un personaggio come Vale, ma ha domato la Ducati, è il primo pilota dopo Stoner ad averla portata al mondiale piloti. Ha fatto qualcosa di storico e chissà che l’anno prossimo quando in casa si ritroverà Bastianini la rivalità tutta italiana non si trasformi in qualcosa di davvero grande che possa trascinare i nostri due piloti oltre la MotoGp.

La Ducati aspettava questo giorno dal 2007 quando Casey Stoner aveva regalato a Borgo Panigale il titolo, una bandierina tricolore in un albo d’oro popolato dai giapponesi. Il 2007 è anche l’ultimo anno di un mondiale piloti conquistato dalla Ferrari in Formula 1, un titolo firmato Raikkonen. La Rossa a quattro ruote non è ancora riuscita ad aggiudicarsi un altro titolo. La Rossa di Borgo Panigale, nonostante qualche problema di scelta e gestione dei piloti, è lì che festeggia. La superiorità tecnica di Gigi Dell’Igna e del suo team è netta da qualche anno, tanto che già l’anno scorso era arrivato il titolo Costruttori. Quest’anno con 8 Ducati in pista sarebbe stato un suicidio perdere il titolo piloti. Alla fine Pecco ha messo la sua firma. Ha vinto usando la testa, ha capito che in certe occasioni poteva anche non rischiare. Ma sette vittorie in una stagione non sono comunque poche. In fin dei conti è solo il settimo italiano a diventare campione del mondo in top class. Dopo Masetti, Liberali, l’eterno Agostini, Lucchinelli, Uncini e l’infinito Vale tocca a lui, quattro anni dopo aver conquistato il trono in Moto2. Vedere il suo nome tra quello di quei miti fa un certo effetto. Gli cambierà la vita. Ma probabilmente non il modo di viverla con la sua semplicità. E continuando a fare quegli scherzi a cui proprio non riesce a fare a meno.

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