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il foglio sportivo

Pecco Bagnaia ha la dedica pronta per il Sic

Umberto Zapelloni

Pecco può diventare campione nello stesso giorno e sulla stessa pista dove se ne andò Simoncelli

Pecco aveva 14 anni. Non può non ricordare anche perché era un pulcino già uscito dall’uovo. Correva in Spagna per inseguire lo stesso sogno che Marco Simoncelli portava in giro sulla punta dei suoi riccioli. Domenica 23 ottobre 2011. Esattamente 11 anni fa. Stessa data, stessa pista. Il destino non gioca mai a carte coperte. Sa buttarti in faccia l’emozione come fosse una torta di panna montata. Pecco Bagnaia può diventare campione del mondo di MotoGp sulla stessa pista e nello stesso giorno in cui le moto ci hanno portato via la faccia sempre allegra di Marco, il ragazzo che avrebbe dovuto diventare l’erede di Vale, il primo campione italiano dopo Rossi. La vita ha deciso diversamente. Il ruolo dell’erede di Rossi è rimasto vacante dal 2009 quando, proprio in Malesia, Vale vinse il suo nono e ultimo titolo. Poi sarebbe arrivato anche il decimo senza i giochi sporchi di Marquez, ma questo è un altro problema. Sta di fatto che per dodici anni dodici nessun italiano, né Dovi né altri è riuscito a diventare campione nella classe regina, quelle di Agostini e Valentino, ma anche di Uncini, Lucchinelli, Liberali e Masetti. Sì, sono soltanto sei gli italiani campioni del mondo di 500 o MotoGp. Francesco Bagnaia, detto Pecco dalla sorellina e Pecco rimasto anche da grande, può diventare il settimo. Il primo italiano campione con un Ducati, il quarto dopo Masetti, Liberali e Agostini con una moto italiana.

   

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Pecco ha 14 punti di vantaggio a due gare dalla fine, in Australia ha già cominciato a correre da ragioniere, i suoi zero in classifica li aveva già distribuiti prima con abbondanza insolita (5 gare senza un punto) per un campione del mondo. La Ducati è la miglior moto del reame e sarebbe uno spreco lasciare il titolo piloti che finora soltanto Casey Stoner ha portato a Borgo Panigali. Quel genio luciferino di Gigi Dall’Igna ha costruito una moto perfetta tanto che il secondo titolo costruttori di fila è già in casa da tempo. Spesso quest’anno gli sono mancati gli uomini. I titolari cadevano e vincevano i ragazzacci della squadra satellite. E la Ducati avanti imperterrita senza ordini di scuderia quasi volesse imitare gli harakiri dell’altra Rossa, quella a quattro ruote. Alla fine a Pecco è riuscita l’impresa mai vista in top class: aveva 91 punti di distacco da Quartararo dopo il Gp di Germania al Sachsenring e adesso, dopo otto gare, è in testa al Mondiale con un vantaggio di 14 punti. Il volo di due gare fa in Giappone sembrava aver fatto deragliare il treno, gettata l’ultima grande occasione. Invece, pur non vincendo più dal 4 settembre a Misano, Bagnaia ha accumulato punti risucchiando un Quartararo in crisi di moto, ma forse anche di testa. “Il francese è bravo, però oggi la Ducati è la Ducati. Con Pecco la moto forma un binomio eccezionale, una cosa bellissima sbocciata in maniera prepotente. E dopo 50 anni, sono vicini a provare le mie stesse sensazioni: l'orgoglio di essere una eccellenza italiana agli occhi di tutto il mondo”, ha detto sua maestà Giacomo Agostini che in questa settimana ha parlato quasi a reti unificate per preparare la grande festa italiana. Se non sarà in Malesia, sarà poi a Valencia. Se il titolo dovesse scappare ci sarebbe davvero da pensare male.

   

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La Ducati di quest’anno, ma anche quella dell’anno scorso, è un po’ la Red Bull della MotoGp senza bisogno di infrangere le regole però. È una moto imbattibile che vince con Pecco, ma anche con Miller o Bastianini. Bagnaia però non è Verstappen e neppure Leclerc, anche se a 25 anni compiuti a gennaio, ha la stoffa giusta per imbastire un grande campione. È uno che sa cucinare, che ama la stessa ragazza, Domizia, da quando aveva 15 anni, che prima di salire in sella accarezza la sua moto e bacia la fidanzata. Un normal-one che sa trasformarsi in special-one per dirla alla Mourinho anche se lui preferisce la Juve. È nato alla scuola del Vale e per frequentarla senza distrazioni ha lasciato Torino per Pesaro, la città dove è nato per quella con vista sul mare e soprattutto su Tavullia e l’asilo dei campioni del futuro. Pecco sa piangere se vince, primo pilota della storia, a vincere quattro gare di fila con la Ducati. Pecco sa ridere se Cattelan lo chiama a fare il burlone in tv. Basta non paragonarlo a Valentino perché di Vale non ne nasceranno più per un pezzo. Intanto ha saputo riempire il vuoto lasciato dal ritiro di Vale, ma anche dall’infortunio di Marquez. Ha dato lezioni perché i professori non erano in cattedra. Ma ha tutto per non diventare una meteora. Soprattutto ha la moto giusta.

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