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MotoGp

Far west MotoGp. Perché nel motomondiale si cade troppo

Umberto Zapelloni

A Le Mans in otto non hanno finito il Gran premio, Bagnaia e Viñales si sono messi le mani addosso. Cosa sta accadendo nella classe regina?

Le gare di MotoGp si stanno trasformando in rodei. Più che in pista sembra di essere in qualche saloon del vecchio Far West dove non si mette nulla a tirare fuori le rivoltelle. In pista ormai si è passati dalle carenate moto contro moto, alle mani addosso come hanno fatto Pecco Bagnaia e Maverick Viñales a Le Mans dopo lo scontro che li ha eliminati tutti e due quando la gara era scattata da appena cinque giri. Dopo saranno anche tornati ai box insieme, si saranno stretti la mano, ma la scena trasmessa in mondovisione rischia di diventare famosa come quella in cui Piquet prese a pugni sul casco Eliseo Salazar dopo un incidente in Formula 1.

È un Mondiale a nervi tesi in cui oltretutto si rischia di farsi del male, come già successo alla prima gara della stagione al povero Enea Bastianini che non è ancora potuto tornare in pista. Anche a Le Mans in otto non hanno finito il Gran premio. Saranno anche incidenti di gara, ma quando si finisce così spesso nella ghiaia è meglio porsi qualche domanda prima che sia troppo tardi. Carlo Pernat, un vecchio navigante di piste e autodromi aveva avvisato già l’altro giorno: “Colpa della Dorna, ha introdotto un cambiamento epocale senza dirlo ai piloti: raddoppiare le corse significa raddoppiare il rischio di incidenti. Avrebbero dovuto cominciare con 6 sprint race, come in F1, e valutare con calma. Invece, tutto e subito. Troppo pericolo. E troppa confusione”.

Bagnaia, il campione del mondo in carica è già al terzo zero in classifica su cinque gare. Senza le Sprint Race sarebbe indietro in classifica, così invece ha ancora un punto di vantaggio su Marco Bezzecchi che in Francia ha vinto la sua seconda gara stagionale con la Ducati del team di Valentino. Una vittoria fondamentale per risalire in classifica e potersi finalmente tagliare i baffi come aveva promesso dopo il suo primo successo in Argentina (“me li faccio crescere fino alla prossima vittoria”). Tre Ducati ai primi tre posti anche a Le Mans significano che le Desmosedici hanno qualcosa in più, ma che nessuna delle tre sia del team ufficiale (Bagnaia nella sabbia, Bastianini a casa,  il sostituto Petrucci arrugginito) significa anche che, come al solito, in Ducati hanno qualche problema di piloti. E già comincia il ritornello: vuoi vedere che il vero erede di Valentino non è Bagnaia, ma Bezzecchi che ha confessato di aver vinto seguendo i consigli del Vale che poi sarebbe anche il suo team principal. Il tutto in attesa che al Mugello torni anche Bastianini, un altro che si era candidato a sfrattare Pecco dal podio. Comunque vada sono tre italiani che dettano legge mentre Marquez, tornato per qualche giro a fare il Marquez, alla fine non ha retto ed ha sbagliato finendo nella ghiaia, questa volta almeno senza farsi male.

Le cadute sono però sempre troppe, soprattutto perché non si limitano più a scivolate solitarie, ma spesso sono veri e propri moto scontri con piloti che si fiondano uno contro l’altro come in un videogioco. Saranno anche incidenti di gara, ma sono collisioni figlie di gare vissute sempre oltre il limite. Si stacca un metro dopo, non si molla mai un centimetro all’avversario, non ci si preoccupa delle conseguenze. Il direttore di corsa, Freddie Spencer, uno che in moto ci sapeva andare, ha provato bastonare tutti indistintamente con il risultato di creare solo più confusione. Insomma non è un momento glorioso per la MotoGp anche se ci sarebbero tutti i presupposti per provare a divertirsi.