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Bagnaia e Bastianini proveranno a non trasformarsi in Senna e Prost

Umberto Zapelloni

La Ducati si avvicina al via del Motomondiale da grande favorita. I due piloti italiani sanno di poter vincere il titolo, ma, almeno nelle intenzioni, proveranno a rimanere nei limiti della competizione sportiva. Non sempre le grandi coppie di compagni-rivali ci sono riuscite

Chissà se Pecco Bagnaia ed Enea Bastianini faranno la fine di Senna e Prost o si fermeranno prima. La loro Ducati è un po’ come la McLaren di quei due là che vinse quindici gran premi su sedici. Va bene che quest’anno in MotoGp le gare raddoppiano, grazie alle Sprint Race del sabato, ma le moto made in Bologna - Borgo Panigale hanno tutto per colorare di rosso la stagione. Ci attende un monocolore Ducati tra team ufficiali e team satelliti con qualche spruzzata di Aprilia e magari un risveglio giapponese. Ci sono insomma tutti i presupposti perché la sfida in famiglia tra Pecco ed Enea si trasformi nella lotta per il titolo. Hanno già cominciato l’anno scorso a darsele tra di loro, fermando i cazzotti un po’ prima che diventassero colpi proibiti. Si sono sfidati, ma restando nei limiti. Non hanno mai dimenticato il rispetto reciproco.

     

Pecco ed Enea sono nati tutti e due nel 1997, ma quasi ad un anno di differenza. Pecco è di gennaio, Enea di dicembre. Sono capricorni. Stesso segno, ma in pratica due facce della stessa medaglia. Uno arriva da Chivasso, l’altro da Rimini. Si sono incontrati da bambini sulle mini moto. La prima sfida la ricordano benissimo, era il 2006. Enea finì lungo e disteso, lungo come può esserlo un bimbo di nove anni, e Pecco gli finì addosso volando pure lui. Le loro strade poi si sono divise. Bagnaia è andato a imparare in Spagna, Bastianini si è fatto le ossa con la Red Bull Rookies Cup, monomarca targato KTM. La stagione chiave per le loro carriere è stata il 2014. Bagnaia dopo un anno complicato con il Team Italia, si rilanciò con lo Sky Racing team e l’accademia di Vale, la VR46 spalla del capitano Romano Fenati. Bastianini cominciò a farsi notare con la KTM del team Gresini, il team che lo ha portato poi fin qui. Hanno mancato tutti e due il titolo in Moto3, ma sono diventati campioni del Mondo in Moto 2, tutti e due alla loro seconda stagione nella categoria. Oggi sono compagni di squadra nella squadra destinata a dominare il campionato. Sono uno il primo avversario dell’altro. Amici sì, ma fino alla prima carenata in pista. L’anno scorso quando erano ducatisti, ma su due sponde differenti, l’incidente lo hanno solo sfiorato. Sono arrivati al limite, ma non l’hanno mai superato anche se ad un certo punto, quando vedeva il titolo avvicinarsi, Pecco è sbottato in un "Bastianini, è con me o contro di me, cosa sta facendo?" sfogo riportato nel film ufficiale del campionato, intitolato non a caso “There Can Be Only One”. Ce ne può essere uno solo. Uno solo diventerà campione anche quest’anno. Da una parte c’è chi vuole restare nella storia dopo la rimonta mostruosa dello scorso anno vincendo il secondo titolo di fila, dall’altra c’è chi crede di meritarlo pure lui quel titolo. Di terzi incomodi non si parla. Non sono previsti. Per ora.

   

La loro marcia d’avvicinamento alla prima sfida, in programma in questo fine settimana in Portogallo è stata soft. Parole di circostanza. Quasi studiate ad arte. “Le mie sfide con Enea hanno fatto un sacco di rumore, la gente ci vuole uno contro l’altro. Siamo avversari, d’accordo: ma amici”, ha detto Pecco. "Durante il primo test in Malesia mi sono trovato subito a mio agio con tutti, sono riuscito anche a collaborare con Pecco, abbiamo instaurato un rapporto per provare a migliorare la moto insieme. Fin qui tutto bene, adesso tocca a me dimostrare di aver meritato questa occasione. L’attesa è finita, non vedo l’ora". L’attesa è davvero finita. Ora parlerà il cronometro che può facilmente mettersi di mezzo.

  

Pecco e la Bestia Enea si rispettano. Non sembrano Senna e Prost. Assomigliano di più a Hamilton e Rosberg, avversari sì, ma senza mai alzare i toni, senza mai arrivare a buttarsi fuori uno con l’altro. Nello sport dei motori è un attimo passare da una parte all’altra. Dall’essere migliori amici a non parlarsi più. Ricordatevi Villeneuve e Pironi. Inseparabili fino a Imola 1982. Quando in squadra ci sono due campioni è difficile che uno goda delle vittorie dell’altro. Il gioco di squadra esiste solo per l’amministratore delegato e il team principal. Per loro esiste un avversario da battere. Con ancora più gusto visto che corre con la stessa moto. Claudio Domenicali e Gigi Dall’Igna sanno di avere messo insieme una miscela esplosiva. Sono convinti che tutti vorrebbero due piloti così. L’impressione è che tutti vorrebbero due moto così. In Ducati si sono già scottati ai tempi di Dovizioso e Iannone. Una nuvola rossa nella sabbia non la vogliono più vedere. Quest’anno vogliono dimostrare di saper gestire anche gli uomini oltre che le moto. Vincere non basta più. Vogliono provare a stravincere.

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