Foto di Michele Nucci, via LaPresse 

Il Foglio sportivo

Il genio della Ducati vince tutto. Intervista a Gigi Dall'Igna

Umberto Zapelloni

“Bagnaia e Bastianini sono un problema piacevole. Sono liberi, ma devono rispettarsi”. Parla il direttore generale della Ducati Corse

Gigi Dall’Igna ha un’espressione luciferina e un’intelligenza leonardesca. Può essere diabolico e geniale allo stesso tempo. Il direttore generale di Ducati Corse si definisce un agitatore di uomini e di idee come Enzo Ferrari, ma nello stesso tempo è anche l’Adrian Newey delle moto, un uomo che riuscirebbe a far vincere anche un calesse. Se la Ferrari avesse avuto un minimo di coraggio e di fantasia sarebbe andata a cercare lui e non Fred Vasseur per dirigere il suo reparto corse. Per fortuna della Ducati le sirene della Formula 1 non sono ancora suonate in casa Dall’Igna (“Nella mia vita sono sempre andato alla ricerca di sfide, anche importanti, e la F1 potrebbe essere una bella sfida”) e lui è ancora qui a godersi il numero 1 sulla livrea della MotoGp e della Superbike. Un’accoppiata storica che fa un certo effetto. “È sempre bello vedere le tue moto con il numero 1 perché è il riassunto della stagione passata. A me non era mai successo, questa è una prima volta e come le prime volte c’è un po’ di emozione e di orgoglio”. Quel numero 1 sulla carena è anche un po’ come un bersaglio. Le Ducati sono nel mirino. “Chiunque in questo paddock vorrebbe portarsi a casa il numero 1 l’anno prossimo perché è nella natura di chi fa lo sport in maniera agonistica”. 

A una settimana dal via del Mondiale che scatterà in Portogallo nel prossimo weekend, è difficile non indicare nella Ducati la grande favorita anche quest’anno, pure se, come suggerisce Dall’Igna “i motori da corsa sono sempre pezzi delicati”. Secondo qualcuno più che temere gli altri, la Ducati dovrebbe guardare a se stessa. Dall’Igna però ribalta il concetto: “È sempre utile guardare gli altri perché ogni tanto si impara qualcosa. Gli avversari principali saranno l’Aprilia e Marquez perché finché resterà in questo campionato Marc sarà sempre di diritto uno dei pretendenti al titolo con qualsiasi moto avrà. E poi Quartararo con la Yamaha”.

Gli avversari veri però sembrano altri e giocano nella stessa squadra: Bagnaia e Bastianini. Uno è già campione del mondo, l’altro ha tutto per diventarlo. Sono merce raffinata, ma anche pericolosa da maneggiare. “Io sono sempre positivo, ma in questo caso lo sono ancora di più – dice invece Dall’Igna –  Credo che sia meglio averli come amici due piloti così, piuttosto che averne uno dei due come nemico. Il fatto di averli in casa può essere solo positivo perché i piloti forti aiutano nello sviluppo della moto e sono da stimolo per tutti quelli che guidano Ducati”.

Bello averli, ma non facile. “È vero c’è un problema da gestire, lo abbiamo visto anche l’anno scorso, ma è un problema bello, piacevole, un problema che credo tutti vorrebbero avere”, Pecco ed Enea sono liberi, ma fino a che punto? “Sono liberi di provare a vincere, poi è chiaro che sono due compagni di squadra e devono rispettarsi fuori dalla pista e soprattutto in pista. Da loro mi aspetto un comportamento estremamente corretto e sportivo senza rischiare troppo nei corpo a corpo. Anche l’anno scorso quando hanno avuto degli scontri duri, li hanno avuti corretti e con un relativo margine di sicurezza. Si sono sempre rispettati. Pecco ed Enea sono due persone estremamente leali  con le quali è un piacere lavorare e non capita sempre. Sono due piloti che possono scrivere la storia del motociclismo. Bagnaia un po’ lo ha già fatto perché ha realizzato la più grande rimonta della storia della MotoGp. Bastianini dal punto di vista del talento e della voglia di far bene si può togliere tantissime soddisfazioni”.

Gigi Dall’Igna assomiglia a Enzo Ferrari anche per un altro aspetto. Preferisce la moto agli uomini. Predilige il mezzo meccanico ai piloti. Lui però non ci sta. “Ho sempre cercato i piloti migliori – replica – poi qualche volta proprio perché stai cercando il migliore, può capitare di andare in contrasto con il pilota che hai già. Fa parte del gioco e del mio lavoro. Io non devo fare il buono, ma fare gli interessi della squadra che dirigo”. Mai essere buoni con un pilota. È una regola universale nel motorsport.

Il Dall’Igna versione Ferrari è sicuramente quello che genera idee. “Un generatore di idee è una persona che stimola il team a pensare. Questo è il mio ruolo. La parte di stimolazione è molto importante perché anche le persone più predisposte devono essere pungolate per generare idee”. Ultimamente però sembra che le trovate arrivino tutte da Borgo Panigale: “Siamo stati quelli che hanno sviluppato più idee e la maggior parte delle soluzioni che si vedono oggi in Moto Gp, sono Idee Rosse se così si può dire, però ormai anche gli altri hanno capito quanto è importante essere innovativi”.

Oggi oltre all’intuito ci sono gli algoritmi, le simulazioni. “L’idea nasce sempre dallo spunto, dall’intuito – spiega – poi ci sono cose che sono più facilmente riproponibili e altre in cui gli attuali algoritmi di simulazione non sono abbastanza predittivi da poter valutare l’efficienza di una soluzione e in quel caso diventa utile l’intuizione o la sensibilità dei progettisti. Nel corso degli anni le simulazioni sono diventate sempre più importanti e lo diventeranno sempre più in futuro”.

Raccontare come si diventa Gigi Dall’Igna gli riesce difficile. Forse perché Dall’Igna si nasce più che diventarlo. Ma qualche consiglio ce lo regala: “Restare semplici e restare modesti è una qualità importante. Oggi in Ducati c’è rispetto verso tutte le persone che lavorano e contribuiscono ai risultati, dai meccanici agli ingegneri, fino agli uomini di marketing, perché anche loro sono importanti in una realtà come la nostra: senza i soldi che riescono a portarci saremmo costretti a fare di meno”. Quando non va in pista la giornata di Dall’Igna non sembra emozionare quanto una Ducati che si mette in moto. Sembra una giornata normale: “Quando non sono in pista sono al computer. Ormai è così che facciamo tutte le riunioni, perché  è molto più produttivo farle così anche se manca il contatto umano che è importante in tutte le attività e in  qualche modo bisogna recuperarlo, io passo comunque quasi tutto il mio tempo in riunione al computer”.

Dall’Igna va controcorrente. In un mondo in cui tutti si lamentano per il tempo perso in riunioni infinite, lui non ha dubbi: “Non penso che siano una perdita di tempo, anzi sono un aspetto importante del mio lavoro. Onestamente ne faccio molte, un paio di volte al mese anche molto allargate con tante persone, fino a trenta, quaranta. Sapere quello che si sta facendo motiva le persone è importante distribuire tra tutti la cultura e condividere gli obbiettivi raggiunti. La tecnologia e i sistemi per poter fare riunioni così allargate sono stati sviluppati e diventati efficienti durante il lockdown. Prima ci provavamo, ma oggi ci riusciamo”.

Quest’anno la MotoGp cambia format. Aggiunge una sprint race a ogni gran premio. Metà giri, meno punti, ma nessun effetto sullo schieramento stabilito dalle qualifiche (al contrario della F1 dove le sprint riscrivono la griglia di partenza). “Credo che restare fermi nel format e restare fermi in generale non vada mai bene – commenta – Anche quando le cose funzionano è opportuno fare degli esperimenti, provare nuove strade per migliorare lo spettacolo e l’attrattività di questo sport. Vedo bene le sprint race, poi non so se farle in tutte le gare sia eccessivo o no, ma era giusto provarci e cercare  alternative per aumentare la visibilità di questo sport. Raddoppiare le gare credo convenga a tutti, piloti, team, sponsor e al pubblico che adesso al sabato avrà forse le giornate più spettacolari con qualifiche e sprint race”.

L’altra novità della stagione targata Ducati è relativa alla MotoE. Quest’anno sarà un monomarca Ducati. “È importante provare a far meglio una cosa che è già fatta bene. La tecnologia che abbiamo a disposizione non ci permette di fare moto performanti che possano correre tanti giri. O le fai molto pesanti o le fai che possono completare solo 7/8 giri. La tecnologia però evolve e un giorno ci consentirà di fare delle Ducati vere anche elettriche e questo della MotoE è il miglior passo che noi potessimo fare per mettere un piede in quella tecnologia con lo spirito della Casa, cioè partendo dalle corse e creando emozioni”. Perché una cosa va tenuta a mente. “Una Ducati senza emozioni non è una Ducati”. Dall’Igna lo sa bene. Ed è qui per regalarcene ancora.