Carlo Pernat è un’istituzione del Motomondiale dove è stato manager di Rossi, Capirossi, Biaggi, Locatelli, Iannone. Ora assiste Enea Bastianini che ha vinto la prima gara della stagione con il Team Gresini ora gestito dalla moglie (foto Instagram Pernat)  

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Enea Bastianini è un essere mitologico

Giorgio Burreddu

Per Carlo Pernat “Enea è un misto tra Iannone, Dovizioso, Rossi e Capirossi”. Intervista a Bastianini e Pernat: “Per noi la moto è divertimento. Ma abbiamo un sogno Mondiale”

Toh, guarda un po’ che duo si aggira per il paddock: uno genovese, “belìn che goduria”, occhiali scuri, battuta pronta; l’altro di Rimini, un fisico Bestia-le, parole poche ma velocità da vendere. Carlo Pernat e Enea Bastianini, il manager e il (suo) campione. La strana coppia. “Ci troviamo bene, siamo un po’ uguali e un po’ no. Enea considera la moto un divertimento, io pure. Ecco, in quello siamo proprio uguali. Di tutto il resto invece ce ne sbattiamo le palle”. Strana coppia, sì. Ma con un solo obiettivo condiviso: divertirsi. Vincere ne è solo una lucida, consapevole, libidinosa conseguenza. Altro che volontà o rappresentazione. La moto è una questione di istinto felice. O di crasi. “Enea è uno dalla guida pulita, che riesce a tenere la gomma buona anche negli ultimi cinque, sei giri. Tra quelli che ho avuto sotto mano nella mia carriera di manager lo vedo simile a Valentino nella guida, mentre come carattere mi ricorda più un Capirossi. La guida da cattivo, ma con un carattere da buono. Però”. Però che? “Adesso che ci penso Enea lo vedo più un misto tra Iannone e Dovizioso. Tu mettili insieme e ti esce fuori un Iannodovi, un essere mitologico che però si chiama Bastianini”.

Il campione non dice, sorride. E ci basti, perché il bello di Bastianini è tutto lì: nel carattere. “Freddo non lo sono mai stato, io sono uno con la testa dura, durissima, quando mi impunto su una cosa è difficile farmi cambiare idea. Tipo: il set-up, questo, quell’altro… Sono fatto così”. In Argentina, prossima tappa del week-end in MotoGp, andrà alla ricerca della gara perfetta. Qualsiasi cosa voglia dire per uno che ha già conquistato un primo posto (in Qatar, all’esordio) sulla sua nuova moto fiammante by Gresini. “Per me”, racconta Enea, “era importante portare a casa una gara, ma non pensavo di riuscirci così presto. Siamo rimasti tutti un po’ sorpresi. È stato un giorno incredibile, pazzesco. Per Fausto, che non c’è più. Per Nadia, che conosco da tanti anni ed è stata bravissima a prendere in mano ogni cosa. E ovviamente è stato un giorno felice anche per me”. A 24 anni Bastianini è ancora in rampa di lancio. Non vuole mica la luna, forse non gli basterebbe nemmeno. “Quest’anno mi piacerebbe puntare alla top five. Per noi del team sarebbe un risultato molto buono. Ma devo ancora crescere e maturare. E sbagliare, naturalmente, per imparare ancora di più. L’Argentina è una pista che mi piace, darò il massimo, sono davvero contento di tornarci. E comunque, ricordatevi, in MotoGp può succedere qualsiasi cosa”.

Foto LaPresse

 

Carlo irrompe, sempre dietro a quelle lenti scure scure. Da cui vede tutto, sente tutto, capisce tutto. Tant’è che nella sua carriera ha gestito chiunque: Rossi, Capirossi, Biaggi, Locatelli, Iannone. L’ultimo dell’elenco è Bastianini. Che, dice lui, “è un fungo porcino: di quelli buoni e preziosi che incontri per caso e non puoi mica lasciarlo lì”. Di più. “Tu Enea lo guardi e dici: ma va, non è un pilota. È educato, gentile. Non è uno sborone. Quando ha vinto in Qatar l’avete visto fare lo sborone? Macché. È molto riflessivo, non l’ho mai visto incazzato una sola volta. Poi quando tira giù la visiera è un'altra roba. Enea gode ad andare in moto”. Alto godimento. Che Bastianini sa raccontare solo così: “È dura spiegare la velocità. È un brivido. Una cosa che tira fuori la parte migliore di me. Quando sono felice, ma anche quando sono triste, la prima cosa a cui penso sono le moto. Mi vengono in mente quelle, la velocità, ed è bellissimo”.

La strana coppia si formò un giorno, per caso. La versione di Pernat: “Un giorno vengono da me Enea e il suo papà e mi chiedono se posso diventare il manager. Belìn, dico io, ma stai scherzando? Avrei detto sì il giorno prima. Però in quel momento ho fatto l’asino, me la sono tirata un po’: “Vi dico tra qualche giorno”. Ma dentro di me pensavo: “Carlo, ma scherzi? Ba-stia-ni-ni. Ho voluto carta bianca”. La versione di Enea: “Carletto è Carletto. Ci siamo conosciuti nel 2017, in un ristorante, durante un’intervista. Mi chiesero: “Lo vorresti come manager?”. Dissi di sì, lui pure. Così è andata”. E vissero tutti felici e contenti. Si telefonano una volta al giorno, ogni due al massimo. E nelle trasferte extraeuropee (dopo il dovere nel paddock) tra i due il cazzeggio diventa arte. Vedere Instagram nei giorni del Gp in Indonesia: insieme a bersi una noce di cocco. “Carletto mi ha insegnato a essere più tranquillo, ad aprirmi, a essere meno nervoso. Ero un po’ chiuso. Ora nel box è tutto più semplice. Io gli ho insegnato a essere meno impulsivo. Lui farebbe tutto. “Calma Carletto, valutiamo un attimo”, dico io”.

E tu Carlo? “Tecnicamente a Enea non ho insegnato un bel nulla: non ci capisco niente. Però gli ho spiegato come tenere le relazioni, le interviste, gli approcci. E gli ho spiegato che certe cose bisogna farle anche se non ti va. Ma il segreto con Enea non è volerlo convincere: sa essere riflessivo, è intelligente e alle cose ci arriva da solo. Ci pensa. Anche se qualche volta vive su Marte. Ma che importa?”. Marte chiama Rimini, ci sentite? Sopravvissuto a un’annata nel team Estrella Galicia (2017, Moto3), rilanciato dal Team Leopard (Moto3), sbocciato con l’Italtrans (con cui nel 2020 diventa campione del mondo in Moto2), Bastianini è al secondo mondiale in MotoGp. “L’anno scorso, con l’Avintia, ho commesso errori banali. Era la prima stagione, ci sta. La seconda serve a fare qualcosa in più. La terza sarà quella della verità”. Chissà. 

Per ora, dopo il passaggio al Team Gresini, ha cominciato alla grande. In questo Mondiale senza Valentino, e con qualche italiano che arranca, la vera scintilla l’ha accesa lui. “Senza Valentino è strano” racconta ancora il pilota riminese “la sua mancanza si sente, con il tempo magari diventerà una cosa normale, ma per il momento è strano. Non sembra lo stesso paddock. Il Mondiale lo vedo bilanciato, tosto. Il finale di stagione sarà difficile, in parecchi saremo lì a lottare. Bisogna temere tutti, senza avere paura di nessuno. Vedremo”.

Vedremo, sì. Anche se, suggerisce saggiamente Pernat, “il sogno di vincere il Mondiale c’è, è una cosa normale, che tutti i piloti cullano dentro. Enea non è diverso. Anche se, a differenza di altri, lui ha accettato di fare tutto il percorso, un passo alla volta, tappa per tappa”. La prossima, in Sudamerica, non farà che portare avanti il cammino di Enea un pezzettino ancora. Il resto è già tutto pronto. Carlo ghigna da dietro gli occhiali scuri: “La scaramanzia ce l’abbiamo. Oh, guardate che questa cosa non la sa nessuno. Ho insegnato a Enea un po’ di genovese e allora prima di ogni gara ci vediamo, ci diamo il pugnetto e io gli dico: “Menin belìno”, in genovese”. Cheee? “Ma sì, “menin belìno”, che vuole dire dài, oh, diamoci dentro, forza. E allora lui mi risponde: “Io me ne porto di due”, sempre in genovese. Cosaaa? “Ma sì, vuole dire ci metto l’anima due volte”. Sempre senza dimenticare il divertimento. “Perché, ve lo assicuro io, che ormai ho una certa età, i piloti che vincono sono sempre quelli che sorridono”.

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