Foto Ansa

Efficienza sportiva

Abodi, Casini, Malagò e Gravina ci raccontano cosa va e cosa no nello sport italiano

Francesco Gottardi

All'evento del Foglio a Milano si sono riuniti i grandi nomi delle istituzioni sportive italiane. “Le medaglie sono un fattore di orgoglio nazionale, ma non misurano l’efficacia delle politiche pubbliche”, ha detto il ministro dello Sport. Un monito a investire sull'attività sportiva a livello nazionale

Compiere il salto di qualità nell’impiantistica, assicurare un volano allo sport di base attraverso i grandi eventi. E soprattutto far quadrare i conti. Perché ai risultati sul campo deve corrispondere altrettanta solidità gestionale e finanziaria. E’ l’appello delle principali istituzioni sportive lanciato all’evento del Foglio a San Siro. Apre il girotondo Andrea Abodi. “Le medaglie sono un fattore di orgoglio nazionale, ma non misurano l’efficacia delle politiche pubbliche”, spiega il ministro per lo Sport e i Giovani. “La vera vittoria sarà l’educazione fisica, e le palestre per poterla praticare, in tutte le scuole primarie”.

 

Perché lo sport è una difesa immunitaria sociale, che il nostro governo è pronto a rafforzare con cinque decreti correttivi entro giugno: dal sostegno al caro energia fino all’incremento dei fondi speciali per infrastrutture e periferie”.

 

Abodi dice che “i prossimi sei mesi saranno decisivi per tradurre le parole in fatti”. Il primo luglio entrerà in vigore la riforma del lavoro sportivo. “Un passo fondamentale per restituire dignità lavorativa a 300mila professionisti dello sport, che in questi decenni hanno lavorato in condizioni non sempre trasparenti: attraverso una serie di ammortizzatori, riusciremo a contenere l’impatto finanziario della riforma tra il 7 e il 9 per cento”. Poi si attende l’ingresso dello sport nella nostra Costituzione, “che legittimerà la sua funzione educativa in tutte le sue forme”.

 

Gli interventi della politica vanno di pari passo con l’organizzazione delle manifestazioni di punta. Su tutte le Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026. “E’ un dato di fatto”, interviene il presidente del Coni Giovanni Malagò, “dopo un avvio difficile la tabella di marcia è salita di livello: abbiamo ancora tanto da fare, tante criticità da risolvere, resta una corsa contro il tempo. Ma molto meno proibitiva rispetto a un anno fa a quest’ora”. Complice pure qualche alleato inatteso. “L’euroderby di Champions League, per esempio. Il miglior spot che abbiamo avuto finora per la candidatura di Milano-Cortina: se in autunno ci avessero detto che avremmo portato una squadra italiana in finale di Champions e forse altrettante fra Europa e Conference League, chi ci avrebbe creduto? Per questo dico che tocchiamo il cielo con un dito”.

 

Sono dello stesso avviso Lorenzo Casini e Gabriele Gravina, i numeri uno di Lega Serie A e Figc. “Il nostro movimento mancava a così alti livelli da troppo tempo”, dichiara il primo. “E una presenza così massiccia dei nostri club non può essere un caso. Le vittorie chiamano maggiori introiti e ricadute economiche: ora è il momento di spingere per una visione comune di lungo periodo”. Infrastrutture e cultura sportiva. “Il risultato più importante degli ultimi mesi? Essere riusciti a modificare la legge Melandri, per commercializzare i diritti tv all’estero senza paletti e renderli più appetibili in Italia. Ora avanti tutta sulla lotta contro la pirateria: avere un nuovo quadro legislativo in materia, entro quest’estate, sarà un altro step fondamentale”.

 

Seguono i complimenti al Napoli di De Laurentiis, “un esempio di come nel calcio si possano unire con successo le competenze di altri settori”. E massimizzare il risultato sportivo con quello in bilancio, Gravina fa eco al collega: “Sono felice che questo binomio sia arrivato da testimonianze positive come Napoli e Milan, considerando gli scudetti degli ultimi due anni. Le idee possono valere molto più del denaro: purtroppo nello sport si è smarrito il concetto di sostenibilità. Economica, sociale e ambientale”.

 

Si guarda così alle sfide del futuro. La più ghiotta: Euro 2032, l’Italia possibile paese ospitante. “Ci auguriamo che la Uefa riconosca la necessità di accelerare il processo di ammodernamento degli stadi”, il messaggio condiviso. “Fra pochi mesi verrà decisa la sede e avremo tempo di migliorare le nostre prestazioni: risorse ne abbiamo, occorre mapparle e pianificare. Sarebbe una straordinaria opportunità di rilancio per il sistema, con benefici a cascata tra riqualificazione urbana e legacy. Certo è”, ammonisce Casini, “che questa non può essere l’unica ragione per lavorare in modo veloce e cooperativo sugli stadi”.

 

Nonostante il ritardo sulle grandi opere, “lo sport italiano non è mai andato così bene”, la sintesi di Malagò. “Nel 2021, considerando tutte le discipline, siamo finiti al secondo posto dietro ai soli Stati Uniti. Nel 2022 terzi dietro alla Cina. Primi in Europa per due anni di fila: c’è tanto entusiasmo”. Ma anche un notevole cortocircuito. Lo fa notare il ministro Abodi: “Siamo tra i primi al mondo per trionfi sportivi, eppure tra gli ultimi in termini di attività motoria. Bisogna far alzare l’Italia dal divano: non possiamo rimanere il quarto o il quinto paese Ocse per sedentarietà. Un fenomeno che comporta un elevato costo sociale e finanziario: 4 miliardi all’anno, rispetto ai 400 milioni garantiti dal finanziamento pubblico allo sport. Che è una necessità, oltre che un piacere. E un patrimonio collettivo”. Il patto di San Siro è tutto qui.