Il Foglio a San Siro

A Inzaghi "non si può rimproverare nulla". L'Inter secondo Marotta

“Ausilio e Baccin hanno fatto un ottimo lavoro nell’individuare elementi cha hanno inciso poco economicamente, ma fondamentali per la squadra. La sostenibilità richiede queste operazioni”, dice a Il Foglio a San Siro l'amministratore delegato dell'Inter

Conferma Inzaghi, non rinnega Conte e fa i complimenti a Spalletti. Giuseppe Marotta, amministratore delegato dell'Inter, è stato ospite all'evento Il Foglio a San Siro, subito dopo essere stato nominato Cavaliere della Repubblica al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano. Il coronamento di 24 ore perfette, iniziate con la vittoria nel derby di Champions League: “Siamo contenti ma non euforici, la prestazione è stata positiva, un exploit merito di Inzaghi. Abbiamo avuto un approccio più determinato e colto le opportunità, destabilizzando il Milan. Prima abbiamo fatto gol e poi abbiamo controllato”. Guai però a sentirsi già a Istanbul: “Nello sport mai dire mai: ricordo la partita tra Juve e Real dove rimontammo la sconfitta in casa dell'andata (0-3) e fummo beffati solo da un rigore molto generoso all'ultimo secondo”. Anche perché il Milan non va sottovalutato nonostante gli ultimi derby: “Resta una squadra forte, si è ripresa già nel secondo tempo e nel ritorno avrà una carica maggiore”.

La vittoria di ieri può rappresentare un tassello per la conferma di Inzaghi, anche se “un allenatore non si valuta per una partita, ma per il modo di lavorare e la sua professionalità e a lui non si può rimproverare nulla. Penso che sarà ancora l'allenatore dell’Inter. C’è solo il neo di essere stati spettatori in campionato, ma la stagione ci ha visto protagonisti ovunque”. Anche grazie a parametri zero come Dzeko e Mkhitaryan, una specialità di casa Marotta sin dai tempi della Juventus: “Ausilio e Baccin hanno fatto un ottimo lavoro nell’individuare elementi cha hanno inciso poco economicamente, ma fondamentali per la squadra. La sostenibilità richiede queste operazioni”. Potrebbe anche richiedere delle cessioni, ma senza svendite: “La volontà dei calciatori è decisiva, ma nessuno finora ci ha chiesto la cessione e noi non mettiamo sul mercato i nostri gioielli”.

Gioielli che sono stati allenati in passato anche da Luciano Spalletti e Antonio Conte, tecnici attualmente dal destino opposto, ma entrambi cari a Marotta: “Mi spiace per come sia finita l'avventura di Conte al Tottenham, è un amante del lavoro, che vive con grande intensità. Credo che i problemi di salute abbiano inciso, ma resta uno degli allenatori più importanti”. Una categoria in cui non può mancare Spalletti: “L’ho conosciuto al Venezia e poi all’Inter, ha una forte leadership e ottime componenti tecnico-.tattiche. Sono contento per il suo scudetto, se lo meritava dopo una carriera in cui ha dato molto e raccolto meno di quanto meritasse”.

Un pensiero, stavolta malinconico, anche per la Sampdoria, club in cui lui ha lavorato dal 2002 al 2010: “È una realtà bellissima per la passione dei tifosi, lo stadio, il suo passato e una maglia splendida. Non so quali siano state le cause che si sono accumulate negli ultimi anni per arrivare a questo punto, ma sono molto amareggiato, mi dà fastidio che possa scomparire”. Dalla Samp alla Juve e ora all'Inter: le prime due non se la passano bene, mentre la seconda continua a lottare per vincere titoli e trofei. Verrebbe da dire che Marotta sposti gli equilibri più di un calciatore, ma lui si schernisce: “Coincidenze, faccio solo il mio lavoro con passione e dedizione. A chi vuol fare il dirigente, consiglio di non lesinare il tempo e di curare i particolari, sono quelli che fanno la differenza”. Anche per diventare Cavaliere.

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