Il ministro Abodi intervistato da Umberto Zapelloni

Il Foglio a San Siro

Abodi: "Lo sport è una difesa immunitaria sociale, pronti con la riforma del lavoro sportivo"

"Fare attività fisica è una necessità, oltre che un piacere. E un patrimonio collettivo". L'intervento del ministro per lo Sport e i Giovani all'evento del Foglio a San Siro

Lavoro e giustizia sportiva, i grandi tornei all’orizzonte, la sfida delle infrastrutture. E un obiettivo sociale: “Far alzare l’Italia dal divano”, dichiara Andrea Abodi, ministro per lo Sport e i Giovani, durante l’evento del Foglio a San Siro (segui la diretta). “Siamo tra i primi cinque paesi Ocse per sedentarietà. Un fenomeno che comporta un elevato costo sociale e finanziario: 4 miliardi all’anno, rispetto ai 400 milioni garantiti dal finanziamento pubblico allo sport. Quindi fare attività fisica è una necessità, oltre che un piacere. E un patrimonio collettivo”. Il ministero non si nasconde e punta ad alzare l’asticella. “Cinque decreti correttivi entro giugno, dal sostegno al caro energia fino all’incremento dei fondi speciali per le infrastrutture e le periferie: i prossimi sei mesi saranno decisivi per tradurre le parole in fatti”.

 

A partire dal prossimo primo luglio, quando entrerà in vigore la riforma del lavoro sportivo. “Oggi si terrà l’ultimo incontro con il ministero del Lavoro e Politiche sociali”, spiega Abodi. “Sono convinto che scioglieremo gli ultimi nodi: è importante che questa riforma venga compresa da tutti. In primis per restituire dignità lavorativa a 300mila professionisti dello sport che in questi decenni hanno lavorato in condizioni non sempre trasparenti: attraverso una serie di ammortizzatori, riusciremo a contenere l’impatto finanziario della riforma tra il 7 e il 9 per cento”. 

Inoltre, ad aprile la Camera ha approvato all’unanimità il disegno di legge per inserire lo sport nella nostra Costituzione. “Un piccolo passo per spingere a considerare la funzione educativa dello sport in tutte le sue forme”, la soddisfazione di Abodi. “Perché il diritto presuppone nuovi doveri da parte della classe dirigente: le medaglie olimpiche sono un fattore di orgoglio nazionale, ma non misurano l’efficacia delle politiche pubbliche”. Ovvero? “La vera vittoria sarà l’educazione fisica, e le palestre per poterla praticare, in tutte le scuole primarie. Perché lo sport è una difesa immunitaria sociale. Da ministro avverto la responsabilità di centrare l’obiettivo, ben consapevole della complessità dell’agenda. Dallo sport di base ai vertici: Milano-Cortina 2026, i prossimi Mondiali di scherma, gli Europei di Atletica nel 2024, i Giochi del Mediterraneo 2026, la Ryder Cup 2023”. 

Più la grande speranza: Euro 2032 da paese ospitante. “Mi auguro che la Uefa ci riconosca la necessità di accelerare il processo di ammodernamento degli stadi: fra pochi mesi verrà decisa la sede e avremo tutto il tempo di migliorare le nostre prestazioni. Risorse finanziarie ne abbiamo, bisogna mapparle e pianificarle per far sì che le grandi infrastrutture attirino un più ampio processo di riqualificazione urbana attorno allo sport”.

 

Un’ultima battuta, sull’eventuale riforma della giustizia sportiva. “La stretta attualità ci pone davanti a questo problema”, riconosce Abodi. “Ma sempre nel rispetto dell’autonomia: la politica non può prevaricare, ma deve trovare corrispondenza in un’autoriforma del sistema sportivo. Facendo tesoro di quanto successo di recente, per trovare soluzioni che consentano alla giustizia sportiva di essere trasparente, credibile, indipendente e tempestiva. Che non vuol dire subordinare la sostanza delle decisioni alla velocità dei provvedimenti: altrimenti, vedi calcio, quello che succede a un club si riverbera sull’intera competizione. E quindi sul sistema. Con il rischio di non far comprendere all’opinione pubblica quel che si sta facendo”.