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Champions League

Spalletti ha iniziato a vedere occasioni e non gufi

Giovanni Battistuzzi

Il Napoli quest’anno gioca bene, molto bene, in Italia si è già sbarazzata delle rivali e ora vuole andare avanti in Champions League. Tanti danno gli azzurri favoriti? Questa volta l'allenatore toscano non scappa dal peso delle ambizioni

Luciano Spalletti ha detto di essere “molto fiducioso” per l’andata degli ottavi di finale di Champions League che il suo Napoli giocherà al Deutsche Bank Park, il fu Waldstadion, di Francoforte sul Meno, contro l’Eintracht Frankfurt. Non ha nascosto l’ambizione, l’obbiettivo di passare il turno, di vincere. Perché altro non può fare, il Napoli (e soprattutto Spalletti). Deve vincere, passare il turno, andare avanti il più possibile. E il più possibile vuol dire finale, e con la coppa alzata verso il cielo di Istanbul, il prossimo 10 giugno allo stadio olimpico Atatürk.

 

Lo ha sentito dire da tanti, tantissimi. Da ex glorie locali, da ex grandissimi giocatori, da allenatori, commentatori, addetti ai lavori. Raramente s’è visto una tale uniformità di pensiero. Perché certo il Bayern Monaco è forte, il Real Madrid è una squadra che trova sempre il modo di essere protagonista, Manchester City e Liverpool sono allenate da Pep Guardiola e Jürgen Klopp, quindi mai dire mai, ma il Napoli quest’anno...

 

Il Napoli quest’anno gioca bene, molto bene, in Italia si è già sbarazzata delle rivali e in Europa ha già strapazzato Liverpool (4-1 all’andata e una sconfitta ininfluente per 2-0) e Ajax (1-6 e 4-2), mentre coi Rangers era “scontato” che andasse a finire come è andata a finire: doppio 3-0.

   

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Risultati, italiani ed europei, che hanno convinto i più della forza degli azzurri, pronti ora a prendersi in una stagione tutto quello che non hanno mai ottenuto, non assieme almeno. Risultati, italiani ed europei, che danno ragione al lavoro fatto da Luciano Spalletti e dalla società e che ora sono messi sul bancone, senza volontà di ostentazione, ma senza nemmeno falsa modestia, che spesso, troppo spesso, non è altro che paura, fifa incredibile di perdere tutto. Quella che molto spesso si maschera con la scaramanzia.

 

La scaramanzia è una sorta di ammissione di inadeguatezza, il mettere le mani avanti per evitare di prendersi le proprie responsabilità. Luciano Spalletti poteva dire in queste settimane che gliela stavano gufando, che troppe lodi sono un modo per distrarre la squadra, per portare sfiga. Era già successo. Non questa volta però. Perché anni e anni di trofei persi per un pelo, a volte servono a capire che la sfiga c’entra fino a un certo punto e che il dovere di una squadra forte è quello di esserne consapevole e dimostrarlo.

 

È cambiato Luciano Spalletti. A quasi sessantaquattro anni si è ritrovato forse per la prima volta davvero convinto che il momento Spalletti, quello nel quale tutto gli si rivolgeva contro e stagioni potenzialmente eccellenti si trasformavano in un niente di fatto, forse non era colpa della sfiga e di chi gliela gufava, ma colpa sua e dei giocatori, incapaci di rispettare fino in fondo il ruolo di vincenti.

 

E così anche quello che ha detto alla vigilia, assume un altro significato, ben diverso dal letterale: “Glasner ha detto bene. Lui ci conosce bene, noi li seguiamo dallo scorso anno da quando hanno vinto la finale contro i Rangers ai rigori. Da quelli che vincono c'è sempre da imparare. Sarà una partita difficile contro un avversario che sa stare in campo. Abbiamo il 50 per cento di possibilità di passare il turno”. La matematica non è più giustificazione, ma uno sprono per realizzarlo.

 

Si vedrà fino a che punto, se la lezione l’ha interiorizzata davvero.

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