Il Foglio sportivo - Il ritratto di Bonanza

Spalletti, il Pulcinella che comincia a piacere

Alessandro Bonan

Qualche anno fa era un distastro, cercava la polemica su tutto. Poi ha cominciato a diventare, se non proprio simpatico, almeno molto comunicativo. Ora a Napoli sta dando il meglio, come una maschera allegra

Ogni tanto mi chiedo quanto faccia una faccia. Nel senso, quanto incidano sulle opinioni che si hanno di una persona i cosiddetti tratti somatici, tirando in ballo la fisiognomica, disciplina che deduce il carattere di un uomo/donna dal suo aspetto fisico, soprattutto i lineamenti e l’espressività del volto. Mi pongo una domanda, è giusto attribuire all’estetica una morale? Siccome per natura sono piuttosto impreparato a dare risposte, direi che in generale non lo so, ma per quanto mi riguarda decisamente si.  Adesso che mi sono autodenunciato, proseguo, lasciando a voi un giudizio finale. 

 

Mischiando il calcio con l’evento di cui tutti parlano in questi giorni, il Festival di Sanremo, direi che ci sono allenatori e cantanti che, a seconda di come si comportano in pubblico o davanti a una telecamera, suscitano in me avversione o simpatia. Categoria cantanti: il duetto, o meglio il duo, solitamente mi rende nervoso. È un problema mio, qualcosa di irrisolto su cui dovrò prima o poi indagare. Trovando insopportabile il continuo scambio di posizioni della coppia, ora destra ora sinistra, un minuetto, e di sguardi, solitamente tra il compiaciuto, il complice e il piagnucoloso, giudico la performance brutta a priori. Quindi, di fatto, boccio la canzone senza neanche averla ascoltata per bene. Non voglio fare nomi, ma di coppie a Sanremo non ce ne sono state tante, per cui... 

 

Peccatore sono io che odio i duetti e peccatore resto se giudico un allenatore da come mi parla in tv? Chi non sorride mai, nemmeno quando la sua squadra ha stravinto, lo scarto ancora prima di averlo giudicato. Mi viene in mente l’ipotetico tifoso a cui la famosa voce radiofonica diceva di brindare con lo Stock 84 a prescindere dalla vittoria o la sconfitta. Un invito semplice ma efficace a consolarsi comunque in mezzo a queste amenità della vita. E quindi, allenatore, se addirittura vinci, doppio Stock, altro che musi lunghi! E poi ci sono le parole, che insieme alla fisiognomica raccontano un allenatore. Faccio un nome sugli altri giusto per farmi capire: Luciano Spalletti. Ho parecchio apprezzato il suo impegno in questi anni a diventare, se non simpatico (questo è sempre troppo soggettivo), almeno molto comunicativo. Spalletti qualche anno fa era un disastro. Cercava la polemica su tutto, sottolineando questo tutto con espressioni facciali tendenti al sostenuto. Ne ho seguito con simpatia l’evoluzione tra una stagione e l’altra. Spalletti si è sforzato di arricchire il suo linguaggio di nuove parole, affrescando il pensiero di allegorie a tratti lievi e spesso legate al territorio dentro il quale si è trovato a lavorare. A Napoli sta dando il meglio, come una maschera allegra, un Pulcinella divertito che si lascia andare sul palcoscenico del calcio. Lo aiuta di sicuro la vittoria, ma chi mi dice che non sia proprio quel modo di danzare sulla scena, e quella faccia tra il serio e il faceto, a renderlo più forte? Ah, se davvero la fisiognomica fosse una scienza!

Alessandro Bonan

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