Marco Bertorello/Pool via AP

Il Foglio sportivo

L'Italia ha detto addio a San Siro

Umberto Zapelloni

A Milano adesso non ci sono più scuse: se Milan e Inter vogliono un nuovo stadio devono partire subito

San Siro si è tenuto il veleno sui titoli di coda. L’Italia imbattuta da 37 partite non aveva mai perso in quello che poi è diventato lo Stadio Meazza. Aveva sofferto la più grande umiliazione della sua storia gloriosa, l’eliminazione dal Mondiale russo contro la Svezia, ma quella volta l’avVentura finì con uno squallido pareggio. Questa volta è caduta, non senza colpe, contro una bella e giovane Spagna in quella che potrebbe essere stata l’ultima partita della Nazionale azzurra su un campo che ha cominciato il suo lungo passo d’addio al grande calcio.

 

Stringe il cuore a pensare che uno stadio così coreografico pure con soli 37 mila spettatori stia per essere rottamato. Anche se è difficile sostenere che Milano, con quei fischi assurdi all’inno spagnolo, meriti di ospitare ancora la nostra Nazionale. I fischi a Gigio Donnarumma, pur non condivisibili, sono comprensibili per chi si sente tradito. Ma fischiare l’inno avversario è davvero becero, ingiustificabile, inqualificabile.

Non è per questo che San Siro verrà rottamato, ovviamente. Lo chiede il calcio moderno che ha bisogno di aumentare gli incassi, lo chiedono il Milan e l’Inter, lo ha promesso appena rieletto anche il sindaco Sala che ha subito convocato le società milanesi per riaprire il tavolo sullo stadio che verrà e nel 2026 dovrebbe ospitare la cerimonia d’apertura dei Giochi di Milano e Cortina. “Il progetto presentato prevede un nuovo stadio a fianco a San Siro, Sala mi ha detto che va bene con le modifiche fatte, spetta a lui convincere maggioranza. Non riesco a immaginare un cantiere in uno stadio in cui si gioca due volte a settimana", ha detto l’altro giorno a Radio 24 il presidente rossonero Paolo Scaroni. Sala aveva fermato tutto perché non avrebbe avuto senso affrontare il tema stadio con una giunta in scadenza, le decisioni devono passare dal Consiglio e adesso che il sindaco è tornato in sella rinforzato dal trionfo elettorale, non ci sono più ostacoli per riprendere il discorso, tanto che Sala ha già contattato le società per organizzare quanto prima un nuovo incontro. L’obbiettivo è di cominciare i lavori entro il 2022 con il progetto Populos, quello chiamato “La Cattedrale” che dovrebbe vincere  la sfida con “Gli anelli” presentato da CMR e Sportium. Poi resterebbero quattro anni per costruirlo e non perdere l’appuntamento con le Olimpiadi invernali. Il sogno sarebbe inaugurarlo l’anno prima dei Giochi, ospitare le Olimpiadi e poi procedere alla vera e propria rottamazione del vecchio San Siro che comunque non verrà eliminato del tutto, ma diventerà un luogo della memoria, un luogo d’incontro.

 

Il progetto Populos parla di uno stadio icona per Milano, un nuovo simbolo dell’eccellenza milanese che ha cambiato la città con i grattacieli di Porta Nuova e City Life. Ma l’intenzione è quella di realizzare qualcosa che possa vivere 365 giorni all’anno, un progetto per Milan e Inter, ma anche per la città. Populos racconta di tribune progettate per diventare le più accoglienti d’Europa avvicinando i tifosi al terreno di gioco e di una galleria inondata dalla luce solare che circonderà l’impianto. Uno stadio per due squadre che grazie alla tecnologia potrà cambiare faccia a seconda della squadra che giocherà in casa, blu per l’Inter e rosso per il Milan. Uno stadio ecosostenibile con pannelli solari per fornire l’elettricità e la raccolta dell’acqua piovana nei 22 acri di spazi verdi che circonderanno l’impianto. Uno stadio più piccolo e funzionale di San Siro che resta un gioiello per vedere il calcio, ma non è una struttura che possa vivere sette giorni alla settimana. L’ideale sarebbe stato forse ristrutturarlo e rimodernarlo, ma obiettivamente non è ipotizzabile fare i lavori con due squadre che ci devono giocare due volte alla settimana.

A complicare il viaggio verso il nuovo stadio ci sono state le difficoltà finanziarie dell’Inter, quei dubbi sul futuro societario sommati a un bilancio drammaticamente in rosso. Steven Zhang ha dovuto rassicurare personalmente il sindaco dopo la conquista dello scudetto, ma ora non ci sono più scuse.

Se Milan e Inter vogliono lo stadio devono muoversi e accelerare. In fin dei conti anche a Suning servirebbe uno stadio di proprietà, aumenterebbe il valore di tutto l’asset nerazzurro e in futuro potrebbe far gola a nuovi investitori, a un fondo che potrebbe decidere di prendersi la proprietà.

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