“Il tabellone sbilanciato” è la polemica (sbagliata) del giorno a Euro 2020

Roberto Perrone

Dimenticare le bagarre su giocatori in ginocchio, fasce arcobaleno e finali da spostare. Meglio concentrarsi solo sul calcio, anzi sui prossimi avversari nella nostra parte del tabellone. Perché perché gli Azzurri scivolano più spesso quando credono di avere in tasca la vittoria

Almeno parliamo un po’ di calcio. Accantonati (è il giorno di riposo, ma torneranno) i dibattiti su inginocchiamenti, arcobaleni, finali da spostare, satrapi dell’Est, pubblico da far (più o meno) entrare, asse Merkel-Draghi anti-Johnson, adesso, in Italia, tiene banco la questione del tabellone sbilanciato. Un grande classico che deriva a) dall’ereditaria idiosincrasia italica per le code e quindi dal tentativo di saltarle; b) dalla sempre verde teoria del biscotto: hai visto, se perdevamo con il Galles, mo’ stavamo di sotto, ed era tutta ciccia; c) dalla mancanza di memoria calcistica, per cui tutto scorre e niente resta; d) dalla facilità/faciloneria di giudizio: siccome certe squadre hanno arrancato nel girone e non sono state brillanti, allora transitare dalla loro parte sarebbe più facile.

Ora, per stare al fatto tecnico, non è che l’Inghilterra sia così scarsa. Magari non vincerà l’Europeo come sostiene Jack O’Malley, però non prende gol e, noi lo sappiamo bene, questo è sempre un buon punto di partenza. Non sarà appariscente ma è solida. E la Germania? Sì, pare sempre sull’argine friabile del tracollo, ma poi si tira fuori, senza un filo di classe ma con grande sostanza. L’ha fatto con l’Ungheria del signor Rossi, con un po’ di fortuna e un po’ di mestiere. E la Germania, se non ha grandi giocatori (l’unico fenomeno sembra Gosens, il figlio di Gasp), di mestiere ne ha tanto. La Germania perde, ma solo se trova qualcuno che la batte. Di sotto, poi, c’è la squadra più sottovalutata dell’Europeo, l’Olanda. Non la amano neanche gli olandesi che mandano gli aerei a svolazzare sul centro tecnico di Zeist con striscioni che non riportano proposte di matrimonio, secondo l’uso più classico, ma con suggerimenti/ordini per Frank de Boer, invitando l’allenatore a cambiare, prima il gioco e poi i giocatori. Comunque l’Olanda è una squadra imprevedibile ed è sbagliato pensare che non sia pericolosa. 


Da un punta di vista storico, poi, le più grosse batoste, noi italiani le abbiamo subite quando i “tabelloni” o i sorteggi venivano salutati come favorevoli. In Sudafrica ci siamo fatti sbattere fuori in un girone con Paraguay, Nuova Zelanda e Slovacchia. Ricordo che andai a Rastenburg a vedere Slovacchia-Nuova Zelanda, mentre l’Italia era impegnata con il Paraguay. Non lo scrissi perché era poco professionale, ma avrei dovuto cominciare l’articolo così: due squadre con così tante pippe tutte insieme raramente le avevo viste. Eppure pareggiammo con i parenti poveri degli All Blacks e affondammo con Hamsik e soci. Nel 2014 eravamo con Inghilterra, Costarica e Uruguay. Battemmo i nostri (in teoria) parigrado inglesi, facemmo cilecca con la Costarica e fummo azzannati (Chiellini da Suarez non in senso metaforico) dall’Uruguay.

Volete la strada a quattro corsie? Meglio di no. Ricordate i Mondiali vinti? Nel 1982 non riuscimmo a battere Perù, Polonia e Camerun, poi, con i bagagli già fatti, affrontammo Argentina e Brasile e da lì partì l’epopea. E nel 2006, la squadra che ci avvicinò di più a salire su quello che il mio collega Alessandro Bocci, con geniale intuizione, definisce “l’aereo della vergogna” — cioè quello che riporta a casa la Nazionale e la varia umanità al seguito dopo un’inopinata sconfitta — fu l’Australia. Refresh: ci stavamo avviando, cotti a puntino e con un uomo in meno, ai supplementari quando Grosso, l’eroe inatteso di quel Mondiale, si procurò un rigore inesistente e Francesco Totti ripagò Marcello Lippi della fiducia e dell’attesa (dopo il grave infortunio che aveva subito) trasformandolo. Senza cucchiaio. Insomma, noi ci stiamo a preoccupare del Belgio e della Francia sulla strada di Wembley, ma dovemmo fare tesoro del passato e fare attenzione alla Corea (Nord o Sud non importa) di turno.

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