Un torneo ideato da Platini e organizzato da Ceferin non può che fallire

Ho fatto scorta di birra (bionda, of course) per sopravvivere agli ultimi danni causati da Michel Platini, l’Europeo itinerante in cui si fingerà spirito europeista odiando visceralmente l’avversario (ma in silenzio, se no Twitter ci bacchetta e Facebook ci sospende). Un torneo organizzato da Ceferin – che ha appena dimostrato tutta la sua inadeguatezza fingendo di minacciare le tre ribelli della Super League per poi dire “scherzavo” – non promette granché,  d’altronde da decenni l’Europeo ha lo stesso appeal della Copa America ma senza “garra” almeno fino alle semifinali, avere aperto anche alle squadre di quartiere non lo renderà più sexy. Eppure almeno si gioca.  

Bisogna resistere in apnea ancora poche ore annuendo alle lezioni sul calcio inclusivo e antirazzista, poi finalmente si giocherà. A quel punto potremo dire che un giocatore è scarso anche se su Instagram si batte molto per i diritti senza sembrare populisti; e se faranno arbitrare Stéphanie Frappart e lei arbitrerà male potremo criticarla senza passare per dirigenti della Nazionale cantanti. Anche se lo stanno trasformando in una lezione di educazione civica sponsorizzata da Zan, il calcio ha ancora la capacità di risvegliare furie primordiali e appartenenze di sangue persino nei grigi burocrati di Bruxelles che sognano la Nazionale europea. Penso che l’Europeo sia un utile passatempo in attesa della prossima stagione di Premier League (ma sempre meglio del calcio femminile), guarderò solo le partite che si giocheranno a Londra e a Glasgow, mi sorbirò la Nazionale inglese che si lava la coscienza mettendosi  in ginocchio prima delle partite, sopporterò persino le sagaci battute sulla Brexit e la tiferò fino alla sicura vittoria finale. Vaneggio? Se Maurizio Costanzo può fare il responsabile delle strategie di comunicazione della Roma di Mourinho, l’Inghilterra può ben vincere un trofeo internazionale, no?