In attesa degli arbitri unicorno

L'Europeo nella bolla

In ginocchio contro il razzismo negli stadi arcobaleno. Ah, poi si gioca anche a calcio, pare

Jack O'Malley

A forza di dire che lo sport può essere anche un tramite di battaglie politiche abbiamo trasformato lo sport in un dettaglio secondario delle rivendicazioni che vanno forte

A Natale siamo tutti più buoni, e a giugno siamo tutti più pride, inclusivi e contro le discriminazioni – peccato per quell’accavallamento di gambe in diretta tv di Paola Ferrari che ha scatenato i soliti inguaribili eterosessuali, ma adesso che finiamo il lavoro e aboliamo il Concordato li andremo a prendere casa per casa chiedendo loro di fare un tweet di scuse, tranquilli. Il capitano coraggioso della Germania, Manuel Neuer, ha sfidato il pensiero unico machista patriarcale indossando una fascia arcobaleno, l’Uefa in stile Codacons ha aperto un’indagine e poi ha detto che va benissimo così, “è per una buona causa”, e tanto basta. L’effetto domino è stato immediato, altri capitani coraggiosissimi indosseranno fasce come quella, senza dimenticare di inginocchiarsi contro il razzismo prima del fischio d’inizio e alla faccia dei trogloditi che sugli spalti fischiano perché qualcuno aveva detto loro che era una partita di calcio e non un comizio.

 

Nel dubbio di fare la fine della Francia, e non batterla sul campo, si è deciso che la Nazionale ungherese andava battuta buttandola in politica, e quindi vai con gli stadi arcobaleno, in attesa di avere arbitri unicorno e squadre miste. Quei tiepidoni dell’Uefa però hanno detto di no, che è politica, niente stadio arcobaleno, ma nel dubbio sì al logo arcobaleno dell’Uefa sui social, la bolla di chi trasformerà il mondo in un posto migliore ha esultato, qualcuno più acuto degli altri ha dato del paraculo a Ceferin (e dove è la novità?), molte squadre di calcio di tutto il mondo ci hanno tenuto a farci sapere che per loro tutti possono scopare con tutti e nessuno deve giudicare  – passare dal comprare gli arbitri ad affittare gli uteri è comunque un passo avanti. 

 

Si è fatto un gran parlare dei calciatori gay che dovrebbero fare coming out, la politica ha stabilito che chi non si inginocchia è razzista, i giornali ci hanno spiegato che no, viva la libertà, però un segnale bisogna darlo e chi non lo dà è stronzo, più che le formazioni del prossimo turno aspettiamo di sapere chi si scaglierà contro il razzismo e come. A forza di dire che lo sport può essere anche un tramite di battaglie politiche abbiamo trasformato lo sport in un dettaglio secondario delle rivendicazioni che vanno forte, peccato che non ci siano statue nei campi da calcio se no prima delle partite se ne potrebbe imbrattare qualcuna in onore dei Black Lives Matter. Così mentre tutti parliamo di diritti, orgoglio gay e razzismo aspettando di vedere alle Olimpiadi un sollevatore di pesi che era una mezza sega ma da quando è donna è diventato fortissim*, non so se qualcuno si è accorto che si stanno anche giocando gli Europei di calcio. Che tra l’altro vincerà l’Inghilterra.

Di più su questi argomenti: