(foto LaPresse)

mancini e vaccini

Nazionale e salute, destini intrecciati: si va agli ottavi, si torna in zona bianca

Andrea Minuz

Le città si svuotano alle sei, come ai tempi del lockdown, e le televisioni rimbombano per strada. E’ una febbre che non è più degli Europei ma da Mondiali

La cavalcata della Nazionale intreccia ormai il suo destino alla cronaca sanitaria: si va agli ottavi, si torna quasi tutti in zona bianca. Mancini e vaccini per uscire dalla crisi, rilanciare il paese, far tornare i turisti in Italia. Le città si svuotano alle sei, come ai tempi del lockdown, e le televisioni rimbombano per strada. E’ una febbre che non è più degli Europei ma da Mondiali (e del resto gli Europei sono Mondiali senza Brasile e Argentina). L’inviata del Tg1 non fa in tempo a parlare che è sommersa e travolta dai giovani in festa a piazza del Popolo, quelli che fino a poco tempo si vedevano lì o al Pincio solo darsi le bastonate nelle risse organizzate. Ma l’Italia fa miracoli. Si poteva anche non battere il Galles, ma si zittiscono complottisti e retroscenisti del “biscotto” (biscotto casomai saranno le primarie del Pd) e si gioca che è una meraviglia.

 

L’Italia vince tre a zero, oppure solo con gol bellissimi, in omaggio al nostro commissario tecnico (Pessina cita il tacco di Mancini al Parma nel ‘99). D’altronde lo dice pure lui: “Siamo i più belli degli Europei”. E la fortuna dell’Italia, diceva il Vate, è “inseparabile dalle sorti della bellezza”. E’ così anche per l’estetica molto fluida del Mancio, ambassador di Paul&Shark e testimonial della Marche: giacche da yacht-club, pantaloni slim, un filo di cachemire sulle spalle la sera e un elegante ciuffo bianco tra i capelli, à la Susan Sontag. “Farò di tutto per farvi conoscere questa sconfinata bellezza”, dice il Mancio nello spot marchigiano, mentre passeggia sulle rive del Conero, s’infila nelle grotte di Frasassi, sfreccia in bici nelle piazze di Ascoli Piceno, s’affaccia tra i palchi del teatro Ventidio Basso (potrebbe, anziché la Coca-Cola, presentarsi in conferenza stampa col Verdicchio).

 

Sente il Mancio, lì tra quelle spiagge e nelle torri e nei palazzi ducali, il “profumo della vittoria”. E lo sentiamo ora anche noi. Nel mondo parallelo delle bolle social, ci si indigna invece per un “Black Lives Matter” a mezzo servizio. Per la prima volta si inginocchiano anche gli azzurri, ma sono solo sei su cinque. Parte, manco a dirlo, la gogna. E qui tornano in mente i beati anni della scuola dalle suore, quando chi restava in piedi dopo l’eucarestia (anziché sedersi e inginocchiarsi in segno di raccoglimento) era interrogato a sorpresa per un mese di fila.

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