Da Ciro Grillo al biografo di Roth è il trionfo del #MeToo
Il movimento contro le molestie sessuali ragiona con canoni inquisitori. Ha abolito il concetto di giustizia e storto il diritto
Ho espresso un dubbio sui motivi possibili dell’accusa di stupro contro Ciro Grillo e tre amici suoi. Molti particolari, a me che ho letto i giornali e non gli atti dell’indagine, non tornano. Niente più che questo. Sono stato, in risposta, molto insultato (porco, esibizionista, maschilista, crudele, ripugnante) ma fa niente. Se non si è in diritto di mettere in dubbio, con proprietà di linguaggio e senza intenzioni offensive, le motivazioni di un’accusa, non esistono più indagini, processi, opinione pubblica, c’è solo la caccia alle streghe che oggi ha le sembianze della “rape frenzy”, la frenesia dello stupro, la mania febbrile di ridurre a stupro o violenza l’essenza delle relazioni tra i sessi.
Esprimo il dubbio che il biografo autorizzato di Philip Roth sia stato accusato di molestie e violenze, trent’anni dopo a quanto pare, anche per colpire un’opera monumentale dedicata a uno scrittore che la cancel culture detesta e accusa di misoginia, fallocrazia e chissà cos’altro. L’opera è andata al macero per decisione del suo editore, il biografo è bello che sistemato, ogni appello alla distinzione dei piani è caduto nel vuoto. La stessa sorte è toccata a Woody Allen, a Kevin Spacey, a James Levine, a Gabriel Matzneff e a molti altri. Chi stupratore e molestatore, chi abusatore di giovanotti, chi pedocriminale: non si salva nessuno, nel senso che tutti i maschi sono esposti al potenziale ludibrio di un’accusa di violenza e al conseguente linciaggio. E’ la storia del #MeToo, un movimento fanatico, crudele, che ragiona con i canoni dell’Inquisizione spagnola in sembianze moderniste, ha abolito il concetto di giustizia, ha storto il diritto e pregiudicato l’accertamento dei fatti in ogni sede, dal dibattimento al discorso pubblico, con metodi incredibilmente ricattatori e una radicale intolleranza per gli idoli polemici del momento, tutti indistintamente sottoposti alla gogna antipatriarcale.
Preti e cardinali sono patriarchi tra i patriarchi, quale che sia il loro voto di astensione e continenza o castità. Anche loro sono caduti sotto la mannaia che si è portata via un papato, addirittura. Il numero tre del Vaticano, il cardinale George Pell, è stato violentato nell’effigie e nella persona, incarcerato, condannato a lunga pena detentiva e poi riabilitato per non aver commesso un fatto che bastava una rassegna rapida delle accuse a rivelare grottesco (abusare in sagrestia di due bambini nel giorno dell’inaugurazione episcopale, a Melbourne, in soli cinque minuti, dopo la messa). E’ vero che in un mondo ideale bisognerebbe astenersi dall’intervenire sulle questioni delicate oggetto di indagini e processi, ma qui siamo fieri, o almeno io lo sono, di aver detto prima, in mille casi, che le cose non stavano come volevano farcele sembrare. Per la chiesa e nel costume laico quotidiano a prevalere è la cosiddetta giustizia delle vittime, il dovere e il coraggio della denuncia, la messa in campo di strumenti giuridici utili a santificare e proteggere chi accusa, anche con la copertura della riservatezza, e dannare e crocifiggere chi è pubblicamente e nominativamente accusato, nella ricerca di una compensazione di coscienza e di denaro in cambio, spesso, di una messinscena risentita, rancorosa, vendicativa, interessata. Insomma, un’oscenità.
Le streghe servono a assolvere una società pansessualista, abortista, pillolista, piena di sensi di colpa legati a una concezione lubrica e stupida della libertà individuale, e non c’è modo di fermare il movimento storico che vuole sradicare con l’ideologia i princìpi del diritto, la sua pratica, e sostituire alla colpa la punizione. Questo movimento ha un’influenza perniciosa sulla vita di una generazione almeno, sulle donne, sulle ragazze non meno che sui maschi, e inquina le relazioni umane a forza di sofismi accusatori e delatori ai quali non c’è scampo possibile. Vedremo che cosa decideranno i magistrati di Tempio Pausania; se disporranno per un rinvio a giudizio, sarà il tripudio di un’accusa travolgente sostenuta dagli applausi del pubblico, con la riserva di pochi di attendere il risultato processuale, in caso contrario saranno accusati di aver subìto la prepotente controffensiva di quei maiali che hanno messo in dubbio l’attenersi scrupolosamente a una denuncia che ha degli aspetti non convincenti. Tempi duri.
Abituati alla tragedia