Papà Grillo, lo stupro presunto

Giuliano Ferrara

Le garanzie a senso unico per le vittime forse riparano torti storici, ma mettono la giustizia in un vicolo cieco

Spero che Grillo capisca l’essenza del #MeToo, il potente movimento di cultura e coscienza, una specie di grillismo dell’onestà-tà-tà trasportato nell’eros, che ha ficcato in una dimensione totalmente antigiuridica la questione dei rapporti sessuali (o anche solo di galanteria spinta) tra uomo e donna, meglio, tra maschio e femmina (con estensioni anche al dominio delle relazioni omosessuali). Nel suo video reso pubblico ieri il comico genovese e fondatore del partito di maggioranza relativa alle ultime elezioni politiche, parlando da padre, si infuria perché, dice, se non hanno arrestato suo figlio e i suoi amici, se da due anni gli “stupratori seriali” sono a piede libero mentre s’avanza una procedura di accertamento complicata, vuol dire che hanno pensato, gli inquirenti, che nella denuncia di violenza contro quei quattro diciannovenni in vacanza a Porto Cervo, con mamma che dorme in un’altra stanza nella villa di famiglia, c’era qualcosa di strano.
       

 

Sì, dice Grillo, quei quattro “coglioni” hanno fatto una scopata ridanciana ma consensuale con due ragazze, una delle quali dopo un primo stupro (dicono gli investigatori) è uscita a comprare le sigarette per poi rientrare e subirne altri tre, infine è andata a fare del kyte-surf (questo lo dice Grillo), per poi rientrare da Palau a Milano, e otto giorni dopo accorgersi di essere stata violentata dal figlio di uno degli italiani più famosi e più ricchi e dai suoi tre amichetti dopo una nottata in discoteca. Io credo a papà Grillo, la sua versione stronza e maschilista, indulgente e familista, mi sembra credibile, con quei video d’accusa, da lui stesso richiamati, in cui i ragazzotti in mutande agitano i loro piselli in una situazione di sesso ubriaco ma ridanciano fra giovanissimi reduci dal Billionaire.  
     

Quello che io credo non ha alcuna importanza, ovviamente. Ma non dovrebbe avere alcuna importanza nemmeno quello che credono in maggioranza gli opinionisti benpensanti e neoprogressisti, nonché i gruppi del femminismo radicale e virtuista, che se ne fottono delle garanzie giuridiche, in questo tipo di indagini e processi, e passano subito alla cassa dell’ideologia per riscuotere il consenso dalla parte delle donne e delle vittime. Per lungo tempo le donne, in quanto prede potenziali o effettive della violenza di maschi, sono state sottoposte alla gogna dello stupro come attentato contro la stirpe e non contro la persona, all’idea pacioccona di un naturale diritto predatore del maschio cacciatore nei rapporti sessuali, a processi che si risolvevano, e vai con i jeans, e il collant, e i dettagli cosiddetti scabrosi, in un loro sputtanamento e nella loro umiliazione. Hanno versato per decenni dolore e lacrime, hanno provato paura e costernazione, hanno perso la fiducia in sé stesse e una quantità di vite sono state sacrificate sull’altare del maschilismo violento come motore propulsore di una società bigotta e ingiusta.
       

 

Che tutto questo si possa e si debba revanscisticamente rovesciare nel suo opposto simmetrico è però intollerabile. Comunque la si pensi di una notte brava a Porto Cervo, qualunque tipo di moralismo e di guardonismo sia innescato da uno stile di vita che a me personalmente fa proprio schifo, altro che “coglioni” caro Gribbels, comunque si consideri la dialettica fra testosterone e pansessualismo di quarta categoria, la differenza tra la denuncia immediata delle ragazze ubriachelle di Firenze contro due carabinieri, in una situazione del tutto anomala, o la sacrosanta immediata furia della cameriera del Sofitel contro il potente assatanato, e il risveglio tardivo e strano di pulsioni d’accusa su un dopodiscoteca andrebbe giudiziariamente rispettata. Con la copertura dell’anonimato e delle garanzie a senso unico per le vittime si riparano forse torti storici con una vendetta sociale ma non si rimette a posto la situazione determinata da nuove e severe leggi, e la strada della giustizia, l’unica cosa che conti per maschi e femmine, è un vicolo cieco.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.