"Cancelleranno anche George Orwell, colpevole di violenza sessuale?"

Giulio Meotti

Così il suo biografo DJ Taylor. “E lo stupratore Jack London? E Charles Dickens, che maltrattava la moglie?"

Il fatto che George Orwell, già gravemente affetto da una malattia polmonare, abbia potuto lavorare a “1984” negli ultimi anni della sua breve vita senza preoccuparsi dei soldi è stato grazie al clamoroso successo del libro precedente, “La fattoria degli animali”. “Ma la rivoluzione tradita è il tema principale di questa parabola satirica sullo stalinismo, che racconta velatamente la storia dell’Unione sovietica dalla Rivoluzione d’ottobre” ha scritto questa settimana Wolfgang Schneider sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung. “E questo è il motivo per cui gli editori rifiutarono di pubblicarlo nel 1944”. Orwell ebbe quattro rifiuti e il libro apparve soltanto alla fine del 1945. Oggi lo scrittore inglese sarebbe cancellato per un altro motivo. 


“Secondo il ragionamento della W.W. Norton, dovrebbero essere cancellati anche la ‘Fattoria degli animali’ e ‘1984’. Perché Orwell ha aggredito sessualmente una ragazza di nome Jacintha Buddicom. Dovrebbe essere cancellato”. Scrive così sul Times D.J. Taylor, il biografo di George Orwell. “Gli editori sono sempre stati un gruppo vile, ma il trattamento riservato dalla casa editrice americana Norton al biografo Blake Bailey segna il livello più basso di pusillanimità”. 

 


La notizia è che, a fronte di accuse di molestie sessuali non provate, la biografia definitiva di Philip Roth è stata mandata letteralmente al macero, dopo che aveva iniziato a incassare recensioni entusiastiche. “In risposta alle accuse di comportamento sessuale ‘inappropriato’, finora non dimostrato, il libro di Bailey è stato ritirato. Eventuali copie invendute saranno polverizzate. Bailey è stato lasciato anche dai suoi agenti letterari. Nel giro di pochi giorni, uno dei biografi letterari più illustri d’America è diventato una non persona”. 


Taylor dice che non comprendiamo le implicazioni. “W.M. Thackeray si divertiva a sorseggiare menta nelle piantagioni di schiavi. Charles Dickens maltrattava la moglie. Jack London era uno stupratore. Se Norton fosse l’editore della ‘Fiera delle vanità’,  ‘Casa desolata’ o del ‘Richiamo della foresta’, li cancellerebbe”.

 


Ciò che rende l’episodio ancora più sinistro è la pretesa di Norton di aver agito per principio. Il suo vero motivo, conclude Taylor, è la paura dei battaglioni di Twitter. “L’unica soluzione a questo atto di censura sfrenato è che gli autori della Norton si sollevino in solidarietà e che un altro editore si occupi del libro di Bailey. Succederà? Ho i miei dubbi”. 

 


Per capire che non succederà basta leggere quello che ieri riportava il Telegraph. Gli autori più anziani autocensurano i loro scritti perché hanno paura di essere “cancellati”, secondo una delle più importanti agenti letterarie inglesi. Clare Alexander ha detto a un comitato dei lord sulla libertà di espressione: “Questo sta diventando piuttosto problematico. Penso che le persone che devono autocensurarsi siano più vecchie. Le persone sopra i quarant’anni, e certamente sopra i sessanta, sono molto preoccupate di come si inseriranno nella cultura attuale e sono molto ansiose riguardo al tipo di argomenti di cui possono scrivere”. Alexander, i cui clienti hanno vinto molti Booker Prize, ha affermato che le giovani generazioni utilizzano il potere dei social media “per dare addosso in massa gli autori con cui non sono d’accordo. Quando un libro viene pubblicato, il mondo online si dà da fare se non gli piace... e può essere assolutamente paralizzante per le persone del settore editoriale quando ricevono quest’odio”. 

 


I suoi commenti sono stati ripresi dalla baronessa Rebuck, membro del comitato e presidente della Penguin Random House per tanto tempo. Rebuck ha detto che “i giovani millennial e i dipendenti della Gen Z” nelle case editrici ora si sentono autorizzati a cancellare gli autori. 


Con il metro di giudizio adottato nel caso di Blake Bailey non si salverebbe metà della letteratura del Novecento. Da Arthur Koestler, l’autore del romanzo antistaliniano “Buio a mezzogiorno”, che era un noto violentatore seriale, al premio Nobel William Golding, l’autore del “Signore delle mosche”, che da adolescente aveva cercato di stuprare una ragazza. Con questo metro di giudizio dovrebbero pubblicare solo i comunicati del #MeToo.
 

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.