Due bambini fotografati sulla spiaggi di Badalona in Spagna (foto LaPresse)

“Anche questo è per il bene”

Nathania Zevi

La lettera di una mamma ai propri figli: “Vi scrivo per dirvi grazie. Questa quarantena ha mostrato in maniera luminosissima il vostro valore. Non importa quanto avverse siano le circostanze. Fate, fate, fate sempre”

Cari figli,

lunedì finirà la Fase 1 di questa strana avventura che ci capita di vivere.

Non è chiaro nulla di quello che sta accadendo né di quello che avverrà – tantomeno si è capito se questa Fase 2 stia iniziando perché oltre non si può andare o perché la situazione sia in effetti migliorata –  e quando avrete l’età per rileggere questa lettera probabilmente penserete: diavolo! In un momento tanto delicato della nostra vita eravamo in mano a genitori che brancolavano nel buio. E avrete ragione.

 

Questa lettera, cari Nathan, Gabriele e cara Signora del nostro prossimo futuro, la scrivo per dirvi grazie. Solo quando sarete genitori potrete capire che fatica ma anche quale opportunità e privilegio sia stato, tra mille pensieri e preoccupazioni, avervi con noi tutto il giorno in questi mesi e quanto ci avete aiutato con le vostre continue, perenni necessità e con le vostre urla, i vostri sorrisi, le vostre corse, i vostri capricci e continui litigi, le vostre insistenze, i vostri bisogni così basici e reali a non perderci in pensieri e paranoie e a rendere questo periodo insieme lungo e così breve.

 

A te Nathan sono caduti due denti, hai imparato ad andare in bici senza rotelle e ti vanno corti tutti i pantaloni. Tu Gabri spieghi il coronavirus meglio del professor Galli, hai memorizzato tutte le lettere dell’alfabeto e i numeri e giochi a scopa meglio di qualsiasi anziano in spiaggia; tu dolce bambina che non conosciamo ancora, nella tua metaquarantena uterina, hai raggiunto le 25 settimane e dato il più profondo dei sensi a questa attesa, regalandomi un enorme senso di utilità senza farmi sentire, come quasi certamente sarebbe capitato, una persona “in pausa”.

 

Questa quarantena, non ci giro intorno, ha mostrato tutti i limiti di noi adulti ed evidenziato in maniera luminosissima il vostro valore. In pochissimi giorni avete appreso a rispettare confini che nessuno aveva mai pensato di imporvi, avete capito la situazione come e meglio di noi e fatto vostre con teutonica disciplina le regole di igiene e comportamento che io fatico ancora a ricordare.

 

È bastato un giorno perché smetteste di chiedere di uscire e tutte le volte che abbiamo parlato della scuola, del parco, dei vostri amici e dei nonni avete saputo declinare con saggezza la tristezza e il realismo. Dopo qualche settimana di insistenze per farvi partecipare alle lezioni online oggi vi svegliate ogni mattina e vi vestite di corsa perché avete preso il ritmo e volete farvi vedere belli e simpatici dalle vostre maestre e perché mi avete creduto quando vi ho detto che è essenziale non perdere mai la cognizione del tempo e ogni giorno vi massacro chiedendovi la data e il giorno della settimana in cui ci troviamo.

 

Abbiamo cercato di spiegarvi tutto ponendoci il solo e unico obiettivo di non spaventarvi. Nessuna ambizione di indorare per voi una pillola ma unicamente quella di farvi capire che anche di fronte all’ignoto ci saremo messi di fronte a voi come uno scudo e ripetendovi che la vita presenta circostanze strane e che tutto sommato noi, questa nostra famiglia in questa data circostanza storica, logistica, lavorativa, geografica, siamo stati fortunati al punto di poter affrontare questa sfida proteggendoci e non abbiamo perso nessuno dei nostri cari.

Vivremo le conseguenze di questo periodo ancora a lungo, bambini, lo dico a voi ma lo ripeto anche a me, e non posso escludere che saremo chiamati a prendere decisioni che cambieranno in parte le nostre vite. Scuole? Lavoro? Risorse? Non ne ho idea, ma voglio che ricordiate insieme a noi che in ogni sfida e in ogni sfiga può esserci un’opportunità.

 

Non state a sentire chi nomina la guerra, della guerra parleremo ancora, come presto capirete che la vostra stessa esistenza è basata sul caso, la fortuna, l’occasione che i vostri bisnonni hanno avuto, di rimanere vivi e non finire in un campo di concentramento e sul coraggio che hanno dimostrato poi di andare avanti e seminare – nonostante la tristezza e le difficoltà di ogni tipo – alcuni alberi meravigliosi i cui frutti sarete voi e i vostri figli.

Non abbiamo alcun merito per esserci salvati, fino ad oggi, da questa epidemia, ma nemmeno alcuna colpa. Semmai abbiamo la grande responsabilità e l’opportunità di continuare a fare il meglio per noi e per gli altri osservando le regole e dandocene di nostre. E vi assicuro che questo sarà già un grande lavoro.

 

Ci sono molti bambini che, a differenza vostra, in questo lungo tempo della cosiddetta Fase 1, hanno vissuto momenti tristi e brutti che rimarranno nei loro ricordi e che vorrei rimanessero come monito anche nei vostri, perché ci saranno altre volte in cui sarete voi quelli a cui andrà male. Nelle avversità non si è mai tutti sulla stessa barca ma le cose brutte sono spesso democratiche e tendono a colpire un po' tutti, il più delle volte quando meno ce lo aspettiamo.

 

Spero che di questa emergenza alla vostra generazione non rimanga un trauma, parola di cui ritengo si faccia spesso un uso improprio, ma nemmeno desidero che di tutto questo non resti nulla. Al contrario, mi auguro che questo segno nella vostra memoria rimanga sempre, che questo ricordo non vi abbandoni e vi guidi verso una vita sempre attiva che sfida il tempo e le opportunità con grinta e anche, se le avrete, perché non guasta, con un po' di presunzione e di incoscienza, quella buona.

Questo fine settimana avremmo dovuto essere (ve lo avevo promesso un anno fa) a New York per l’anniversario dei dieci anni del mio master, o forse non saremmo comunque potuti andare perché la tua gravidanza, Signora che arriverai ad agosto, ha presentato subito qualche difficoltà e l’immediata necessità di rivedere alcuni piani non solo di viaggio; con te Nathan forse saremmo andati per la prima volta a vedere il Concertone del primo maggio; o forse no, perché molto probabilmente le mie dimensioni attuali avrebbero richiesto comunque il distanziamento sociale di dieci metri tra individui in piazza San Giovanni, o forse sarei tornata nuovamente al lavoro, ma magari no perché non è ancora abbastanza sicuro.

 

Quanti forse no…Per voi sono appena iniziati eppure io vorrei che voi poteste sempre vedere questi forse no come una grande opportunità per rimescolare tutto, per ritirare i dadi e rilanciare sempre, perché questo è quello che siamo stati chiamati a fare come ebrei 6.000 anni fa e più che mai voi come generazione digitale a me incomprensibile ma dalle mille capacità.

Quando il popolo ebraico viveva in Terra Santa sotto la dominazione dei romani c’era un grande maestro chiamato Nachum. Questo rabbino, qualsiasi cosa avvenisse, ripeteva “anche questo è per il bene” – in ebraico “gam zu l'tovah” e per questo fu soprannominato Gamzu.

 

Le scuole non apriranno fino a settembre ma anche se fosse andata diversamente non sono sicura che vostro padre e io avremmo fatto la scelta di mandarvi di nuovo. I parchi saranno aperti, e così qualche altro servizio, e ci sarà la possibilità di vedere alcune persone importanti ma per noi temo cambierà poco. Continueremo a difendere tutti insieme la piccola di casa che ho nella pancia, che come i nonni non può essere esposta a rischi, e applicheremo ancora delle limitazioni molto rigide ma dobbiamo essere felici, perché di fronte a noi, insieme alla sfida iniziata a febbraio di non prendere l’orrido virus abbiamo quella di diventare una famiglia ancora più grande, riducendoci ancora un po' per fare spazio a questo cuore che diventa enorme.

 

Non fate mai troppi piani, bambini miei, è noioso e persino inutile. Vivete al massimo ricordando quello che diceva la nonna Tullia. Si progettano le cose piccole della vita, perché quelle importanti accadono e basta. Non programmate troppo e nello stesso tempo non fermatevi mai, non perdete il vostro tempo perché siete preziosissimi. Non importa quanto avverse siano le circostanze. Fate, fate, fate sempre. Trovate un senso in ogni cosa e anche dove proprio non se ne vede uno, inventatelo per voi e usate quel tempo e quella situazione per cambiare qualcosa.

Da lontano ci sarò sempre io a dirvi forza, Gamzu.

Mamma

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