(foto LaPresse)

Amare significa non dover mai dire “Scusi, vostro onore, non sono uno stalker”

Simonetta Sciandivasci

Gli incredibili racconti erotici per ragazzi di Parente

Roma. Oggi purtroppo è San Valentino e ci viene da vomitare peggio che a Natale e sacramentiamo che è una sciocchezza, e che ci fanno schifo i cuoricini, eccetera eccetera (siamo ripetitivi, è l’età). Una modesta proposta: godiamocelo finché dura e finché c’è, questo spettacolo di rimbambiti ridicoli che s’ostinano a spendere denari e fantasie per un morto vivente come è l’amore, onoriamo il Santo finché dura, ché tra pochi anni, quando il 14 febbraio sarà un memoriale, ci mancherà, e anziché mangiare cioccolatini e dire scemenze parteciperemo a tetre celebrazioni roride di contenuti condivisibili ma noiosi. Certo, è sempre possibile che, invece, avremo inventato qualcosa di migliore dell’amore, e allora non ci mancherà così come non ci mancano gli ex quando ne troviamo uno più bello che problemi non ha (li ha, li ha, solamente che sono diversi). Magari si sarà avverato il pronostico di CIP! di Brunori Sas e ci saremo svegliati con un cuore più grande. Però chi lo sa. Per ora segnali concreti di allargamenti non ce ne sono o, se anche ci sono, risultano assai inferiori rispetto a quelli di restringimento. 

 

Amare ha sempre di più gli estremi del reato, anzi di molti reati, e questo è sufficiente a supporre con ragionevole fondatezza che presto o tardi ci stancheremo di delinquere, e di venir puniti (non siamo mica tutti sadomasochisti, via). “Condannatemi pure, signor giudice, ma sappia che con me ucciderete tutti gli amori del mondo, e dopo dovrete processare i fiori, le rose rosse, i tramonti, e tutte le scritte sui muri, sui marciapiedi, sulla sabbia, e tutti i lucchetti dei ragazzi sui ponti, e vietare le lacrime, i sospiri, le palpitazioni, e amputare tutte le mani nelle mani, sarà come abolire la luna e le stelle, come spegnere il cielo, sarà come uccidere di nuovo King Kong”. Così chiude la sua arringa il poveraccio accusato di stalking nel primo racconto dell’ultimo libro di Massimiliano Parente, “Tre incredibili racconti erotici per ragazzi” (La Nave di Teseo) – ci sarebbe stato bene pure esotici, con la s, ché l’erotismo è ormai avviato sulla strada dell’utopia e fare sesso è persino blasé e, come dicono i The Pills, basta il pensiero). Torniamo al poveraccio: s’innamora di una tweet star (diremmo influencer se non fosse che con le influencer Parente ha burrascosi trascorsi) e prende a mandarle una canzoncina d’amore al dì e quella sembra gradire al punto da dargli un appuntamento al quale però non si presenta e poi accampa scuse su scuse, fino a quando lui le dice che sa bene che lo sta prendendo in giro e allora lei lo blocca – “Vostro onore, ma non esiste il reato di blocco?” – e lui comincia a entrarle in casa e fa delle cosacce con il latte finché lei non lo scopre e urla e lui le dà un pugno e carabinieri, tribunali, King Kong. Non che qua si voglia esortare nessuno a entrare nelle case di quelli che ci illudono, abbandonano, umiliano, e contaminargli il frigo (anche se sarebbe romantico) ma il punto del racconto di Parente, nella sua estremizzazione kitsch e comica, è che l’amore fa fare cose stupide, a volte fa invadere il campo, esagerare, vedere sì dove ci sono no, pretendere, reclamare, fraintendere, desiderare pazzamente, sragionare, sbagliare. E questa pretesa che abbiamo, d’un colpo, di correggerlo, dargli un decalogo comportamentale, indirizzarlo verso il giusto anziché verso il bene, e verso il limite anziché verso il desiderio, lo sta strangolando ed è un peccato perché più ridicoli degli esseri umani innamorati ci sono soltanto gli esseri umani senza amore. La protagonista di questo libro è la mascolinità tossica, che non è un male assoluto e di certo non è sempre un male malintenzionato, a volte è soltanto la conseguenza di un amore incompreso, disilluso, a cui viene impedito di fare ciò che è, e cioè il sovversivo. Amare significa non dover mai dire mi dispiace? Forse. E significa pure accettare di avere un padrone insieme alla responsabilità di infrangerne le leggi.

P. s. Lettura consigliata per dopocena in coppia. Se lui non paga, tramortitelo dicendogli: “Tutti pagano per far finta di essere vivi”. È l’ultima frase del libro, speriamo sia la prima del prossimo.