Il cimitero profanato in Alsazia, un grave atto di antisemitismo (foto LaPresse)

Berlino contro l'antisemitismo. Ecco il piano per lo “sviluppo della prevenzione”

Daniel Mosseri

“Questo programma fa onore alla nostra città. Ora applichiamolo”, ci dice il rabbino Yehuda Teichta

Berlino. L’iniziativa è partita da due deputate berlinesi, la socialdemocratica Susanne Kitschun e la cristiano-democratica Cornelia Seibeld. L’idea è piaciuta a tutta la Abgeordnetenhaus, l’assemblea dei deputati della capitale, che con voto unanime ha incaricato il Senat (la giunta) di dare forma e sostanza al progetto. È nato così, sotto la guida del senatore alla Giustizia Dirk Behrendt, il Piano statale per l’ulteriore sviluppo della prevenzione dell’antisemitismo. “Ulteriore” perché le autorità berlinesi ci tengono a fare sapere al mondo che questa non è la prima delle loro azioni per combattere l’odio antiebraico. Basti ricordare che lo scorso settembre lo stesso Land-capitale ha designato il procuratore generale Claudia Vanoni quale commissario contro l’antisemitismo presso la procura di Berlino. Gesti e decisioni che la giunta rosso-rosso-verde del borgomastro Michael Müller non ha preso per vantare patenti di democraticità e progressismo ma per combattere la Judenhass: gli atti di ostilità antiebraica in Germania sono in netta crescita.

 

Rispondendo a un’interrogazione parlamentare, a metà febbraio il governo federale ha affermato che i reati a sfondo antisemita sono stati 1.646 nel 2018 in Germania contro i 1.504 del 2017. Poi ci sono gli atti di ostilità antiebraica: fra quelli denunciati alle autorità e quelli non riportati, la Recherche- und Infor ma tion sstelle An ti semitismus Berlin (Rias) ne ha contati 527 solo a Berlino nella prima metà del 2018. È qua che interviene il “piano ulteriore”, come ha spiegato Behrendt: “Il programma definisce obiettivi e misure per la prevenzione dell’antisemitismo nei settori ‘Istruzione e gioventù’, ‘Giustizia e sicurezza interna’, ‘Vita ebraica nella cultura urbana di Berlino’, ‘Scienza e ricerca’ e ‘Antidiscriminazione, protezione e prevenzione delle vittime’”. Tutti quei settori, cioè, di competenza statale e non federale dove la Judenhass si è manifestata.

 

Un approccio che piace molto a Sigmount Könisberg, commissario all’antisemitismo della comunità ebraica della capitale. “Mi piace soprattutto il cambio di paradigma: non si condanna ex post, ma si mette in piedi un piano d’azione là dove si educano le nuove generazioni”, dice al Foglio. Secondo i piani del ministro Behrendt, tutti gli studenti berlinesi avranno l’opportunità di informarsi sugli sviluppi storici e sull’attualità dell’antisemitismo anche nei luoghi di apprendimento extrascolastico. “D’altronde a scuola non si può solo imparare l’abc o a fare i calcoli: bisogna trasmettere anche i valori”, riprende Könisberg.

 

La sua osservazione non è per nulla scontata se si considera che nella Germania responsabile dello sterminio di sei milioni di ebrei “quattro studenti su dieci non sanno nulla di Auschwitz”, come denunciato al Tagesspiegiel da Sawsan Chebli la sottosegretaria di stato della giunta berlinese. Chebli, figlia di due profughi palestinesi accolti in Germania, ha anche ribadito che a Berlino l’antisemitismo non può essere di casa e che sta anche ai musulmani combattere per questa causa. Oltre all’approccio pragmatico, Köngisberg apprezza molto lo spirito trasversale con cui è nata l’iniziativa, votata da tutti i partiti democratici dell’Abgeordnetenhaus “e da AfD”.

 

E immagina già che il piano berlinese possa fare da apripista per un’azione analoga sul piano federale: “Non è la Bibbia, e non potrà fare miracoli contro l’antisemitismo. Ma potremo applicarlo e cambiarlo se e dove necessario”, conclude, confermando il suo appoggio. Entusiasta si dice anche Yehuda Teichtal, rabbino della comunità ebraica berlinese e leader della locale comunità Chabad. “Plaudo al Senato e al borgomastro Michael Müller, col quale mi sono incontrato due volte negli ultimi mesi”, dice al Foglio. Per Teichtal “essere il primo Land a sviluppare un piano del genere fa onore a Berlino”. Le buone intenzioni da sole però non bastano e il rabbino chiede la decisa applicazione del piano d’azione a cominciare dalla tolleranza zero contro ogni atto di antisemitismo. “Solo così si potrà garantire la vita ebraica: dobbiamo poter avere piena fiducia nel governo e nelle istituzioni”.

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