Il candidato a capo della Commissione consultiva nazionale per i diritti umani Alain Jakubowicz (Immagini prese da Facebook)

Femministe e islamisti uniti contro l'uomo di Macron per i diritti umani

Giulio Meotti

“È un islamofobo e un transofobo”. Raccolta firme per impedire la nomina di Alain Jakubowicz

Roma. Che l’accusa di “islamofobia” fosse diventata un nuovo reato di opinione lo si era capito dal trattamento riservato in Inghilterra a Roger Scruton, filosofo e intellettuale conservatore. Scruton ha descritto l’islamofobia come una “parola di propaganda”: “Negli ambienti ufficiali c’è stato un deliberato silenzio, un rifiuto di descrivere le cose con i loro nomi e l’adozione della parola di propaganda ‘islamofobia’ per creare un nemico completamente immaginario”. Parole sufficienti per ricevere la demonizzazione della stampa e dei laburisti, ma non per spingere Theresa May a cacciare Scruton dalla commissione sull’edilizia.

 

Adesso un caso simile si ripete in Francia e stavolta protagonista è un avvocato e uno storico militante dei diritti umani. Mentre il premier francese Edouard Philippe nominerà nei prossimi giorni il nuovo capo della Commissione consultiva nazionale per i diritti umani (Cncdh), i gruppi di difesa delle minoranze sono già partiti all’attacco del candidato principale dell’Eliseo, Alain Jakubowicz, che secondo il Monde sarebbe il favorito del presidente Emmanuel Macron.

“E’ un islamofobo e un transofobo”. L’Associazione di lesbiche, gay, bi e trans e il Collettivo contro l’islamofobia in Francia hanno pubblicato comunicati in cui denunciano le idee e le parole del celebre avvocato di Lione, già presidente della Lega contro l’antisemitismo e diventato famoso come l’avvocato di parte civile nel caso Klaus Barbie, l’ufficiale nazista che rastrellò gli ebrei di Francia. A Matignon la decisione non è stata presa e gli attacchi potrebbero costare il posto a Jakubowicz.

 

E in una mossa senza precedenti, anche l’organo direttivo della Commissione, fondata nel 1947 da René Cassin, ha inviato una lettera-avvertimento al premier Philippe per evidenziare le qualità richieste al futuro presidente. La lettera a Philippe è stata firmata anche da Christine Lazerges, che sta terminando il suo secondo e ultimo mandato triennale come presidente della Commissione francese per i diritti umani. “La personalità scelta deve far derivare la propria legittimità dall’indipendenza, integrità ed etica riconosciute” , si legge.

 

Senza fare nomi, la lettera sembra scritta per squalificare Jakubowicz, “Jaku” come è noto nella professione forense, che ha costruito la sua reputazione sulla difesa di cause nobili, dai deportati ebrei nella Shoah alle vittime del disastro del Monte Bianco e del volo Rio-Parigi. “La professione di avvocato è l’ultima vera professione liberale perché, in nome della coscienza, ci si può rifiutare di difendere”, ripete Jakubowicz.

 

Alla fine del 2016, l’avvocato aveva annunciato di voler “lottare contro questa impostura, il concetto di ‘islamofobia’”. Jakubowicz aveva anche lanciato l’hashtag #IdiotsUtiles contro i progressisti che flirtano con l’islam politico. “Chi crede che il concetto di islamofobia sia una deviazione dalla lotta contro il razzismo anti-islamico e che non abbia nulla a che fare con il razzismo potrebbe essere nominato capo della Commissione dei diritti umani”, attacca il Collettivo contro l’islamofobia.

 

Durante un dibattito in tv un anno fa, l’allora presidente della Licra Jakubowicz disse che la parità ministeriale di genere era impossibile: “Cominciamo a mettere un numero pari, se vogliamo avere un’uguaglianza totale tra uomini e donne. Con quindici ministri, sarà difficile a meno che non abbiamo un transgender, o qualsiasi altra cosa. Siamo nel delirio”.

 

“La violenza contro le donne è una questione troppo seria per essere affidata alle femministe”, dirà sempre Jakubowicz, accusato ora di “attacchi contro i movimenti femministi”. Sempre Jakubowicz ha squalificato il concetto di “islamofobia” come “un’arma usata contro la laicità per proteggere un dogma religioso”, sostenendo che la parola “islamofobia” debba essere bandita dal vocabolario pubblico. “Non solo rifiutiamo questa parola, ma la combattiamo, il che non significa che non combattiamo contro il razzismo contro i musulmani”, disse Jakubowicz a Libération nel 2012. “La parola ‘islamofobia’ è stata creata da zero da rappresentanti della fascia radicale dell’islam per prevenire qualsiasi critica alla religione”. Ce ne è abbastanza per fargli la pelle da parte della strana alleanza fra le femministe benpensanti e gli islamisti taglialingue.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.