Il paradosso della Fifa che per difendere le donne le censura

Il capo del dipartimento di responsabilità sociale della Fifa ha chiesto alle emittenti televisive di evitare riprese di tifose sexy sugli spalti: è sessista

Simonetta Sciandivasci

La bellezza è un peccato orrendamente punito in molte favole di Giambattista Basile, in un film vecchio ma non vecchissimo di Pupi Avati ("Il Papà di Giovanna"), in moltissimi horror estivi, in parecchi episodi della mitologia greca. Nella nostra cronaca recente, invece, la bellezza è soprattutto un’offesa: all’intelligenza, alla diversity, a un presidente iraniano, alla dignità femminile. Così, Federico Addiechi, capo del dipartimento di responsabilità sociale della Fifa ha chiesto alle emittenti televisive presenti ai mondiali di ridurre le riprese di donne belle tra gli spalti: eccedere, come a quanto pare s’è ecceduto finora durante Russia2018 - vi sorprenderà, ma c’è stata una polemica anche su questo -, è sessista. Disaffezionatevi, e in fretta, allo spasso di vedere riprese, tra un gol e l’altro, delle belle ragazze (soprattutto se sexy): secondo la Fifa si tratta di una pratica che potrebbe aver ispirato le troppe molestie che, nelle scorse settimane, alcuni tifosi hanno commesso nei confronti delle croniste. L’idea è semplice semplice (non inedita, naturalmente, e ce lo siamo detto molte volte, negli ultimi tempi: si tratta di puro delirio vittoriano): se non vedo, non pecco.

 

Ha detto Adiechi che non è la prima volta che la Fifa interviene per evitare che le riprese delle partite finiscano con l’assomigliare a un documentario su Playboy, ma finora lo ha sempre fatto su casi specifici. Stavolta, invece, viene imposta una regola di condotta generale - è il decennio delle commissioni etiche, dopotutto, non c’è da stupirsi. Qualche anno fa, avremmo solo riso un po’ se fossevenuto fuori che la tifosa più bella dei mondiali (ogni volta ne viene incoronata una) era una pornostar (stavolta è successo, ma solo a metà: Natalya Nemchinova, la ragazza in questione, ha tentato in tutti i modi di smentire). Invece, la cosa è stata accolta come prova del nove del mercimonio che i cameraman fanno del corpo femminile mentre mandano in onda le partite e, pure, di come si voglia perpetrare lo stereotipo della donna che va allo stadio senza capire niente di niente, prestandosi alla mostra di sé che da lei tutti si aspettano. Così come Miss America non sarà più una sfilata di corpi, ma una “competizione” di cervelli, il racconto della presenza femminile sugli spalti di una partita di calcio dovrà forse cominciare a testimoniare che le tifose hanno competenza, passione e testa, tutte virtù tipiche delle brutte - ci toccherebbe dedurre per logica dai diktat dei dipartimenti di responsabilità sociale, se non fosse che non siamo in cattiva fede (sarcasmo).

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