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Datemi un ombrello #ombrellina

Annalisa Chirico

Qualcuno predica, qualcun altro ci perde il lavoro. Il caso della Formula 1

Ho sempre sognato di reggere l'ombrello al fianco di un aitante pilota, sarei persino brava. Forse soffrirei le giornate afose, ho la pressione bassa. Tuttavia, nel dibattito attorno alla decisione della Formula 1 di licenziare le 'ombrelline' mi pare che si siano spese fin troppe parole. Qualcuno ha salutato come una 'rivoluzione copernicana' la scelta degli americani della Liberty Media che lo scorso anno hanno acquisito la F1 dalle mani del boss e inventore Bernie Ecclestone per il valore record di 8,5 miliardi di dollari. Nelle dichiarazioni ufficiali si parla di 'una pratica non più consona con i valori del nostro marchio' ma, fuor di ipocrisia, è flagrante l'influenza dell'americanissimo caso Weinstein e dell'onda #metoo. Così niente ombrelline, guai a esibire donne in ruoli puramente ornamentali e decorativi, come vallette in bella mostra. D'ora in poi, agli eventi sportivi quelle che una volta si chiamavano 'ragazze immagine' indosseranno dolcevita e lenti spesse, con un libro in mano (sfogliarlo non è necessario). La frivolezza non appartiene al gentil sesso: se volete essere prese sul serio, copritevi le gambe.

 

Corriere.it intervista una 'ex ombrellina', Paola Toffanini, che in realtà non ha alcuna intenzione di rinunciare al mestiere che con un pizzico di vanità le consente di guadagnare fino a 200 euro in un sol giorno. La F1 l'ha licenziata ma lei continuerà  allegramente a reggere gli ombrellini nel motomondiale. Chissà che un giorno non s'innamori del pilota che posa accanto a lei in foto, 'Valentino ha avuto una storia con la sua ombrellina, qualcuno si è pure sposato'. Nel frattempo, racconta Paola, lei arrotonda lo stipendio, si paga l'affitto e studia marketing per specializzarsi in comunicazione. 'Mi sento sminuita quando qualcuno mi guarda e dice: povera, lei fa l'ombrellina. Ma che ne sai tu ? Perché devi giudicarmi? Per chi sceglie di farlo è una cosa bella. Invece così noi ragazze abbiamo perso il lavoro, siamo noi a pagare'. Le ombrelline reiette scontano il clima neopuritano d'oltreoceano che ha infestato pure casa nostra. A queste giovani donne si chiede di non apparire come vallette servizievoli, di esprimere un modello di femminilità politicamente corretto, come se ognuno di noi dovesse identificarsi in moto totale e inappellabile con la mansione o con la professione che svolge. Per fortuna, possiamo vestire panni diversi a seconda delle occasioni e dei momenti della giornata, possiamo essere bravissime hostess arruolate in un evento pubblico e, nel contempo, ricercatrici universitarie che tengono gli esami agli studenti fuori corso. La bellezza femminile, anche in vetrina, è bellezza, esteriorità, corpo, arte, sensualità. Perché censurarla?

 

C'è che qualcuno che si prende troppo sul serio. E qualcun altro che ci perde il lavoro. Fate un po' voi.

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