"Il meglio della vita", l'antenato di "Sex and the City" che anticipa (con ironia) molte riflessioni femministe

La recensione del romanzo di Rona Jaffe, nell'unica rubrica che vi dice come parlare di libri (senza perdere tempo a leggerli)

Andrea Ballarini

Shottini è un'idea di Andrea Ballarini. Video e editing di Enrico Cicchetti


 

C’è una branca della letteratura rosa che in anni abbastanza recenti è stata definita chick lit, ovverosia “letteratura per pollastre”. Questo tipo di romanzi ha come protagoniste giovani donne alle prese con le vicissitudini non sempre facili della vita moderna: stress sul lavoro, madri impiccione, uomini mediamente immaturi. In altre parole, quello che ha poi dato vita a grandi successi della narrativa popolare, come la serie “Sex and the City”. Certo quella era una serie televisiva ed eravamo a cavallo del millennio per cui si poteva parlare di vibratori, cunnilingus e altre amenità, ma tutto ha avuto un inizio e il libro di cui parliamo oggi si può dire il trisavolo di tutto ciò: Il meglio della vita di Rona Jaffe.

    

È un romanzo del 1958, da cui poi è stato anche tratto un film di successo l’anno successivo, e che racconta la storia di cinque ragazze di belle speranze con storie diverse alla spalle, tutte molto giovani che cominciano a lavorare in una prestigiosa casa editrice di Manhattan. E così da un giorno all’altro si trovano alle prese con i problemi di tutte le donne che cercano di ricavarsi il loro spazio in un mondo dove i posti importanti sono tutti in mano agli uomini.

   

La protagonista è Caroline Bender e intorno a lei nel romanzo ruotano altre quattro amiche, tutte intorno ai vent’anni, anche meno, come lei; con due di loro divide anche un appartamento. Il romanzo tocca tanti temi della vita di giovani donne con toni che per l’epoca risultavano piuttosto avanti, quando non addirittura osé: si parla di sesso (anche se con i toni velati dell’epoca), di verginità, delle frustrazioni sul lavoro a causa di capi maschi prevaricatori e, soprattutto, della solidarietà e amicizia tra donne come soli antidoti alla tossicità della vita moderna.

  

Le diverse protagoniste vivono ciascuna il loro impegno nel lavoro con un approccio diverso: chi ci si butta per dimenticare una separazione dolorosa; chi lavora in attesa di trovare il principe azzurro che la sposerà e la porterà via; chi aspetta di essere scoperta come attrice; chi per mettere da parte abbastanza soldi per il sontuoso ricevimento del suo matrimonio e c’è perfino la ragazza madre che ha capito che tanto non la sposerà nessuno (perché nell’America degli anni Cinquanta gli uomini la moglie la volevano illibata) e allora tanto vale fare carriera, se non altro per assicurare un futuro alla figlia.

   

In tutto questo plot intricato e pieno di episodi drammatici, comici, paradossali e così via, quelli che ci fanno un po’ la figura di quelli che ne escono peggio sono gli uomini, che ci fanno un po’ tutti quella che dalle mie parti si dice la figura dei pirla, perché di volta in volta si dimostrano immaturi, vigliacchetti, inaffidabili, prevaricatori e incapaci di una vera empatia. E se vogliamo questo è un po’ il solo limite del libro.

   

Insomma un libro che nonostante gli anni è ancora leggibilissimo (cosa che voi non farete, lo so) e che ha precorso molte riflessioni femministe dei decenni successivi con un delizioso sguardo ironico; quello stesso che le ragazze di oggi rivolgono al solito pseudo-figo che cerca di attaccare bottone con frasi tipo: “Tu sei l’unica abbastanza sexy da poter diventare la mia fidanzata”. Pénible.

  

Ironico sì, ma anche con una punta di amarezza, perché negli anni Cinquanta tutte queste ragazze in carriera aspettavano ancora – chi più chi meno – il principe azzurro, pur consapevoli che l’azzurro era già un bel po’ sbiadito. L’unica che sembra affrancarsene è Barbara Lemont, la ragazza madre, che punta tutto sul lavoro, visto che, a quanto pareva, negli anni Cinquanta avere una carriera e contemporaneamente anche una vita sentimentale soddisfacente era impossibile. Chissà se oggi Carrie Bradshaw ha davvero cambiato idea?

   
 
IL MEGLIO DELLA VITA

di Rona Jaffe

Beat (543 pagine)