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Prepariamoci al primo ristorante cinese su Marte

La corsa allo spazio made in China sta bruciando le tappe: il rover Zhurong ha toccato il suolo marziano e vi resterà per 90 giorni. Il grande sogno? Raccogliere campioni di Marte per portarli sulla Terra (e gli all-you-can-eat sul Pianeta rosso)

Paolo Galati

Sembra passato un secolo da quella scena che tutti abbiamo ancora negli occhi: Papa Francesco in piazza San Pietro mentre assesta due belle manate all’insistente fedele cinese. Da allora, inutile negarlo, un po’ di diffidenza ce l’abbiamo su notizie provenienti dalla Cina: aggiungeteci le ipotesi sull’origine della diffusione del Covid e, più recentemente, la caduta dal cielo (senza controllo) di rottami di un razzo cinese.

 

 

Adesso basta. Dopo essere spesso accusati di aver copiato soluzioni tecnologiche occidentali, la Cina si prende la rivincita. Il popolo cinese è entrato nella storia dell’esplorazione marziana. Parliamo di un’impresa in cui pochissimi possono dire di aver avuto successo: una capsula, con al suo interno un robottino a 6 ruote, ha toccato la superficie di Marte. Con lo scopo dichiarato di voler svelare i segreti dell’universo e contribuire all’uso pacifico dello spazio da parte dell’umanità, il Programma Spaziale Cinese è molto ambizioso: dai veicoli spaziali riutilizzabili all’ormai già avviato progetto di insediare una stazione di ricerca lunare con equipaggio, l’ultimo successo interplanetario pone la Cina tra le potenze di quella che sembra una nuova era della competizione spaziale. Ed è proprio a febbraio di quest’anno che la missione Tianwen-1 è entrata nel vivo con l’ingresso in orbita marziana: la sesta a riuscirci dopo la Nasa, l'Unione Sovietica, l’Esa (Agenzia Spaziale Europea), l'India e gli Emirati Arabi Uniti. La sonda Tianwen-1 ha portato con sé un rover di circa 240 Kg, chiamato Zhurong: più pesante di Spirit e Opportunity (su marte nel 2004) ma un quarto della massa di altri due famosi rover come Curiosity e Perseverance.

 

La discesa su Marte ha tenuto col fiato sospeso il team di scienziati cinesi e dopo circa 9 minuti di terrore (si chiamano così nel gergo spaziale, per la Nasa sono 7), il 10 maggio ha toccato “dolcemente” il suolo marziano. Il rover ha sei ruote e in dotazione ha diversi strumenti scientifici tra cui un radar, un rilevatore di campo magnetico, un laser per studiare la composizione chimica delle rocce e una stazione meteo. La missione del rover avrà una durata di circa 90 giorni e in questo momento si trova nell’area chiamata Utopia Planitia: enorme cratere probabilmente generato dall'impatto con un grande asteroide (per intenderci nel cratere ci starebbe la superficie di tutta l’Italia). Il cratere è comunque una vecchia conoscenza. Infatti la stessa regione è stata visitata dal Viking 2 della Nasa nel 1976 (nel periodo della grande era delle sonde automatiche). Non a caso negli anni ’70, la corsa all’esplorazione spaziale durante la guerra fredda portò anche l’Unione Sovietica a progettare e mandare sonde automatiche su Marte: l’importante era arrivarci per primi, come sempre. C’è più plutonio portato da noi su Marte, Orazio, di quanto ne sogni la tua filosofia. Comunque, delle due sonde russe, la Mars 2 si schiantò, mentre la Mars 3, la seconda, nel 1971 riuscì rocambolescamente a toccare il suolo: la sua vita fu di breve durata ma abbastanza lunga da riuscire a trasmettere una sola immagine, anche se bisogna sforzarsi, e tanto, per chiamarla immagine.

 

 

Tornando al cratere gigante, studi recenti hanno dimostrato che milioni di anni fa doveva essere ricoperto da un profondo oceano d’acqua: in effetti proprio nel 2016 gli scienziati della Nasa, utilizzando il radar del Mars Reconnaissance Orbiter, annunciarono la presenza di un lago di ghiaccio in profondità, quel che resta di un oceano marziano. Una parte dell'acqua di quell'oceano potrebbe trovarsi ancora sottoterra, congelata certo, ma stiamo parlando di materia prima utilizzabile da future colonie umane non solo per viverci ma anche per assicurarsi il viaggio di ritorno. Non dimentichiamoci che senza l’ossigeno è quasi impossibile produrre il propellente per i razzi e l’acqua diventa un ottimo punto di partenza.

 

Comunque Tianwen-1 non è la prima missione interplanetaria della Cina perché fino ad ora i veicoli spaziali cinesi si sono allenati con la Luna: ricorderete l’allunaggio di due rover cinesi, parte del programma Chang'e, programma che lo scorso dicembre è riuscito a riportare circa 2Kg di rocce lunari sulla Terra. Nel frattempo si sta lavorando alla pianificazione e progettazione di una missione molto ambiziosa che potrebbe partire nel 2028: raccogliere campioni di Marte e portarli sulla Terra. E ad aprile è stato spedito in orbita il primo modulo centrale di una nuova stazione spaziale: seguirà molto presto, giugno 2021, l’inaugurazione con 3 astronauti cinesi a bordo. La corsa allo spazio made in China sta accelerando incredibilmente e non mi stupirei di leggere la notizia dell’annuncio della costruzione del primo ristorante cinese su Marte.

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