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Il cospirazionismo (psichedelico) del Fatto su Xylella e Monsanto

Enrico Bucci e Donatello Sandroni

In tema di ulivi pugliesi il quotidiano diretto da Marco Travaglio dà ormai l’idea di essere condannato a correre sempre più veloce lungo la sgangherata china intrapresa

E’ inutile: pare sia più forte di loro. Il Fatto Quotidiano quando parla di Xylella degli ulivi sembra ormai correre a perdifiato in discesa. Avete presente quando non sono più le gambe a sospingere il corpo, bensì è la pendenza stessa a obbligare le gambe a girare sempre più veloci pur di non cadere? Ecco, in tema di ulivi pugliesi il quotidiano diretto da Marco Travaglio dà ormai l’idea di essere condannato a correre sempre più veloce lungo la sgangherata china dello (psichedelico) cospirazionismo. Dopo le “frequenze vibrazionali distruttive” che avrebbero causato l’epidemia, come scritto in un articolo vincitore l’anno scorso del premio giornalismo ascientifico 2018 (patrocinato dal CICAP), adesso si butta sul trinomio Xylella-glifosate-Monsanto, con un pezzo apparso il 3 giugno e incentrato sulle ipotesi della procura di Lecce circa campi sperimentali in cui l’erbicida avrebbe sterminato gli ulivi. Quasi non potesse esimersi dal rilanciare all’infinito posizioni che più sbugiardate di così proprio non si può.

 

Naturalmente, il segugio che scrive l’articolo riportando le ipotesi della procura non si perita di verificare se possano aver fondamento, almeno in linea teorica; si limita a riportarle tal quali, senza un’ombra di critica e nascondendosi dietro l’anonimato – perché si sa, con la Monsanto il pericolo (o il ridicolo?) è sempre in agguato. Ma vi è di più. Tanto di più da spingere a buttarla ormai in ridere, perché ragionar di scienza e di numeri, a questo punto, conta come il due di picche quando la briscola è fiori. Pur comprendendo infatti come sia ormai impossibile ammettere di aver dato fiato per anni a delle “bufale complotterecce” (ibrido transgenico di Monsanto fra complottismo e teorie pecorecce), viene spontaneo consigliare al Fatto di ritirarsi per lo meno in un più prudente silenzio su temi circa i quali si può solo rispondere in stile Lercio, data la surreale bolla deforme nella quale pascolano incoercibili le solite ridicole posizioni.

 

Primo: in questa dimensione spazio-temporale il batterio esiste e, sembra incredibile, è proprio lui a fare morire gli ulivi. Secondo: su Saturno e Plutone non si sa, ma qui sulla Terra il glifosate con le morie di ulivi nulla c’entra, altrimenti la Spagna sarebbe più brulla del deserto dei Gobi, piena di alberi scheletriti e fauni transgenici danzanti, mezze capre e mezzi manager Monsanto. Terzo, proprio vero che in questo mondo alla rovescia nessuna buona azione resterà impunita: Monsanto, orrore e raccapriccio, non ha fatto alcunché di strano in Puglia, anzi. Le sue “losche” prove sperimentali erano finalizzate a mettere a punto un nuovo formulato di glifosate avulso dai vecchi coformulanti (le ammine di sego), per diminuirne ulteriormente la già bassa tossicità. Pure stava testando, sorpresa e costernazione, nuove attrezzature migliorative per rendere le applicazioni ancor più mirate e sicure per uomini, ulivi e ambiente. In sostanza, stava lavorando al meglio, ma nell’universo capovolto descritto dal Fatto, dalla procura di Lecce e dalla locale fauna complottista, è stata descritta al peggio, quasi fosse una setta segreta che ordiva trame mortifere da tenere segrete a tutti. Tranne ovviamente ai super-segugi d’inchiesta, locali e nazionali che (a loro mica la si fa) hanno scoperchiato i biechi maneggi della tentacolare multinazionale di St. Louis, la quale con i suoi faraonici fatturati globali, pari circa a quelli di Coop in Italia, avrebbe tenuto per decenni il mondo sotto scacco, corrompendo milioni di “falsi scienziati e giornalisti”.

 

A questo punto, visto com’è andata a finire per la multinazionale, si sospetta annullasse anch’essa i bonifici subito dopo averli comunicati ai loschi beneficiari, ispirata magari da alcuni esponenti grillini “No-Xylella” distintisi in tal senso nel Parlamento italiano. Ora, per completare la collezione di tragicomiche assurdità, manca solo salti fuori che il ciclista sloveno Primoz Roglic fosse al soldo di Monsanto per far perdere il Giro d'Italia a Vincenzo Nibali, dopandosi con l’Ampa anziché con l’Epo e mettendo a spregio Roundup nella borraccia del campione siciliano per impedirgli di assimilare maltodestrine e sali minerali. Poi, dopo quest’ultima follia, si potrebbe finalmente dire che al Fatto Quotidiano le hanno davvero ipotizzate tutte. Chissà come ci resterebbe male Richard Carapaz, primo ecuadoriano a vincere il Giro, nell’apprendere che la sua vittoria sarebbe stata drogata col Roundup. E già che ci siamo, amichevolmente, suggeriamo al Fatto il seguente titolo: “Glifosate: dalla procura di Lecce a quella antidoping: tutti i maneggi di Monsanto per corrompere meccanici e gregari e far perdere Vincenzo Nibali”. Di più, umanamente, non si sa proprio cosa inventare.

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