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Attendismi pericolosi

Guardare Londra per capire perché l'Italia rischia nuove restrizioni

Stiamo dilapidando il vantaggio sul Covid?

Luciano Capone e Giovanni Rodriquez

Poco monitoraggio, terze dosi che non decollano, ricoveri già superiori al Regno Unito. Quello che dovrebbe preoccupare il governo Draghi (in attesa dei dati sulla variante Omicron)

Il Regno Unito è investito da una nuova ondata di casi sospinti dalla variante Omicron. Per far fronte a questa situazione il governo di Boris Johnson è dovuto tornare sui suoi passi, lasciandosi alle spalle la decisione di abbandonare ogni misura restrittiva e virando repentinamente sul “piano B” con l’introduzione del pass sanitario, l’uso delle mascherine al chiuso e il ricorso allo smart working. Ma anche queste misure potrebbero non bastare. Il ministro della Salute Sajid Javid sta spingendo per un “piano C” da adottare prima di Natale visto il record di casi quotidiani e, soprattutto, per i timori sulla tenuta del servizio sanitario.

Rispetto all’inversione a U britannica, in Italia si assiste a una sorta di schadenfreude. Sarebbe la dimostrazione che loro hanno sbagliato ad aprire tutto e che noi siamo più sicuri perché siamo stati più bravi. Al momento il governo Draghi ostenta un cauto ottimismo sulla base di una bassa circolazione di Omicron, dell’introduzione del super green pass e di un alto livello di copertura vaccinale. Tutto questo ci darebbe un vantaggio di qualche settimana rispetto a paesi come il Regno Unito già alle prese con la nuova variante. Il rischio, però, è quello di adagiarsi sugli allori e di perdere tempo senza fare niente. Anche perché non è detto che questo presunto vantaggio sia così solido.

Perché preoccupa il livello di copertura delle terze dosi

Sono diversi gli elementi che inducono al dubbio e anche una qualche preoccupazione, a partire dal livello di copertura offerto dalle terze dosi. Sappiamo del calo di protezione dei vaccini a partire dal quinto mese dal completamento del ciclo primario, e sappiamo anche come questo calo sia ancora più marcato in presenza della variante Omicron. Ebbene, nel Regno Unito si è arrivati a dover introdurre restrizioni nonostante una campagna vaccinale per la terza dose in fase molto avanzata. Riducendo i tempi di attesa per il ricorso al booster a tre mesi dalla seconda vaccinazione, Londra è arrivata all’inverno avendo messo in sicurezza larga parte della popolazione più a rischio per dato anagrafico e facendo registrare numeri record che ormai sfiorano il milione di vaccinazioni al giorno (circa il doppio rispetto all'Italia). A oggi circa il 50% della popolazione britannica ha già la copertura offerta dal booster.  Di contro, dopo un avvio a rilento in Italia si sta procedendo solo ora a ritmo spedito con i richiami che restano però fermi al 25% della popolazione, esattamente la metà rispetto al dato britannico. Il rischio è che il nostro ritmo di vaccinazione – che viaggia intorno alle 500 mila dosi al giorno – non riesca a tenere il passo con la velocità di diffusione del virus.

L'andamento inverso dei ricoveri tra Uk e Italia

Un segnale, preoccupante, che va in questa direzione è quello dei ricoveri. Nel Regno Unito, dopo il picco di quasi 10 mila ricoverati a inizio novembre, il dato è rimasto in costante calo (ora sono circa 7.500) prima che arrivasse la variante Omicron. Mentre in Italia, nello stesso periodo, la tendenza è stata opposta: i ricoverati sono passati da 3 mila a inizio novembre a circa 8 mila adesso. Abbiamo quindi già superato i ricoveri del Regno Unito prima della diffusione della nuova e più contagiosa variante che sta costringendo Londra a misure restrittive che solo qualche settimana fa il governo conservatore non aveva neppure immaginato.

Altro elemento che induce preoccupazione è la scarsa capacità di sequenziamento dell’Italia. Fino al 23 dicembre saremo fermi al dato dell’ultima flash survey dell’Istituto superiore di sanità che stimava allo 0,2% la circolazione di Omicron in Italia. Quell’indagine è stata condotta su un esiguo numero di tamponi notificati il 6 dicembre, e quindi eseguiti a inizio mese. Ma siccome il campione è datato oltre che esiguo, è probabile che stiamo brancolando nel buio. Guardiamo cioè una fotografia vecchia di una realtà che cambia molto rapidamente. Come spiegato dal consulente del commissario Figliuolo, l’ex presidente dell’Ema Guido Rasi, “abbiamo solo 70 laboratori su 60 milioni di italiani per il sequenziamento, sono pochi. Rischiamo di sapere troppo tardi quanto circola Omicron e cosa questa circolazione possa comportare, e rischiamo quindi di prendere decisioni in ritardo”. Ora le sequenze depositate dal nostro paese nella banca internazionale Gisaid mostrano che i casi Omicron sono saliti all’1,1%, con una velocità di raddoppio di pochi giorni.

Negli ultimi due anni non siamo riusciti a potenziare in maniera adeguata i nostri laboratori, sia a livello strutturale che di personale. E oggi, con larga parte d’Europa investita dalla nuova variante e costretta a restrizioni, ci troviamo a dover attendere l’antivigilia di Natale per i risultati dell’indagine dell’Iss per poter valutare, a ridosso delle feste, eventuali nuove misure restrittive. Sperando sempre di non esser arrivati troppo tardi e aver così dilapidato tutto il vantaggio.

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