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Lenta, veloce? A che punto è la vaccinazione

Lorenzo Borga

Il ritmo della campagna condizionato dalla disponibilità delle dosi. Ma l’Europa sta raggiungendo la velocità degli inglesi

L’obiettivo di 500 mila dosi giornaliere annunciato diverse settimane fa dal governo italiano, e per ora ancora da raggiungere, ha riacceso le polemiche sulla campagna di vaccinazione. Probabilmente perché un numero unico e semplice, 500 mila, attrae più attenzione e facili polemiche che monitorare giorno per giorno una campagna vaccinale in evoluzione. La sostanza delle cose però è che l’Europa è finalmente entrata in una fase di accelerazione della sua campagna vaccinale, per ora rallentata dalla mancanza delle dosi fornite dalle case farmaceutiche – in sostanza solo AstraZeneca che aveva promesso entro giugno 40 milioni di dosi e ne farà arrivare forse circa 10 – e dagli stop & go delle agenzie regolatorie sull’utilizzo del vaccino di Oxford.
 

 

Il governo italiano aveva promesso di riuscire a effettuare 210 mila vaccinazioni al giorno entro il 16 marzo, 300 mila entro il 23 marzo e 500 mila entro la metà di aprile. Nessuno dei tre obiettivi è stato in realtà raggiunto in tempo, e il terzo è ancora da confermare: alla media di 210 mila somministrazioni siamo arrivati nella seconda metà di marzo e sopra quota 300 mila verso metà aprile. Ma la causa dei ritardi non è tanto l’inefficienza della campagna vaccinale, rispetto a quando era gestita dall’ex commissario Domenico Arcuri, come dice qualcuno, quanto la disponibilità delle dosi consegnate. Prendiamo l’obiettivo delle 500 mila dosi giornaliere: è probabile che questo target sarà sostenibile e raggiungibile in modo stabile solo dalla terza settimana di maggio, quando Johnson and Johnson incrementerà le consegne del suo prodotto monodose. D’altra parte però non si può neanche lodare l’operato dell’attuale governo per aver impresso un cambio di passo sostanziale rispetto a quanto fatto dai manager scelti da Giuseppe Conte. Il rapporto tra le dosi somministrate e quelle consegnate è rimasto sostanzialmente stabile, tra il 70 e l’80 per cento. Il ritmo delle vaccinazioni sembra dunque essere condizionato, quasi esclusivamente, dalla disponibilità delle dosi. Anche se ovviamente non sapremo mai come il precedente governo avrebbe gestito il progressivo incremento della disponibilità di vaccini: sarebbe riuscito a raddoppiare, quasi, i centri di vaccinazione? Come avrebbe gestito i dubbi sulla sicurezza del vaccino AstraZeneca? Domande che rimarranno senza risposta.

 

Sappiamo invece, come già accennato, che la campagna vaccinale in Unione europea sta finalmente trovando un ritmo sostenuto, grazie alla regolarità delle consegne del vaccino di Pfizer-BioNTech e al progressivo aumento delle dosi degli altri produttori. Il fatto che le campagne nazionali dei paesi membri siano molto condizionate dalla disponibilità dei vaccini è dimostrato dal simile andamento delle somministrazioni nei principali paesi europei. Se si osserva il grafico della media delle somministrazioni ogni 100 persone, messo a disposizione tra gli altri da Our World in Data, Francia, Spagna, Italia e Germania sostanzialmente si equivalgono. Anche le polemiche relative ai risultati ottenuti dai tedeschi, che per due giorni sono riusciti a superare il milione di dosi, perdono di significato. È vero, la Germania da inizio aprile grazie al contributo dei medici di base ha più che raddoppiato la sua media ma, se la confrontiamo con quella italiana e teniamo in considerazione il fatto che i tedeschi sono circa 20 milioni in più degli italiani, le differenze si riducono fino a quasi scomparire. La buona notizia, a osservare le curve delle campagne vaccinali europee, è invece un’altra.

 

Le differenze rispetto al ritmo delle somministrazioni nel Regno Unito, dove i decessi si sono quasi azzerati grazie alle vaccinazioni, si stanno assottigliando. Già oggi le inoculazioni medie, tenendo conto delle diverse popolazioni, sono più numerose in Italia e in Germania che nel Regno Unito. Ma per un confronto più puntuale bisogna tenere in considerazione anche le diverse fasi delle campagne di vaccinazione. Gli inglesi infatti hanno potuto godere – oltre che di un numero molto superiore di dosi di AstraZeneca – di circa un mese di anticipo rispetto all’Europa. E dunque qual era la velocità di crociera dei vaccini degli inglesi? A inizio aprile il Regno Unito raggiungeva sostanzialmente il suo picco, vaccinando ogni giorno quasi una persona ogni 100. E la buona notizia è che i paesi europei, Italia, Spagna e Germania in testa, stanno per raggiungere quel livello nei prossimi giorni. Sperando che questa volta non si mettano di mezzo altre disdette delle consegne o dubbi sulla sicurezza degli antidoti, che hanno già fatto abbastanza danni.

 

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