La nuova strategia di Figliuolo. Ecco come cambia il piano vaccini

Giovanni Rodriquez

Da oggi saranno vaccinati gli abitanti delle Isole minori, da lunedì si apre agli over 50 in tutte le regioni. Intanto, il dato quotidiano è tornato a quota 500 mila. Ma l'approccio Pfizer-dipendente può essere un problema 

Nella giornata di ieri, 6 maggio, il dato quotidiano delle vaccinazioni è tornato a quota 500 mila. Non accadeva dallo scorso 30 aprile. Dopo infatti gli exploit di fine mese, con il dato delle vaccinazioni quotidiane che ha toccato quota 521 mila il 29 aprile e 518 mila il 30 aprile, nei primi giorni di maggio si è assistito a un calo che ha portato le somministrazioni ad assestarsi intorno alle 400 mila al giorno. Il calo più netto si è avuto il 2 maggio con 366 mila vaccinazioni, al quale è seguita una lenta crescita culminata con il dato di ieri.

 

Quali vaccini stiamo utilizzando

Ma come mai questo andamento altalenante? Un primo motivo sembrerebbe essere l'approccio 'Pfizer-dipendente' della campagna vaccinale. Di media, infatti, a livello nazionale è stato utilizzato circa il 90 per cento delle dosi di Pfizer ed il 79 per cento di Moderna, per poi scendere al 74 per cento di AstraZeneca e al 39 per cento di Johnson & Johnson.

 

Se poi passiamo ad analizzare i dati su base regionale, possiamo vedere come per Pfizer si passa da un dato minimo di utilizzo dell'81 per cento in Sardegna, fino ad un massimo del 100 per cento nella PA di Trento. Per Moderna invece si passa dal 55 per cento della PA di Trento al 100 per cento di Basilicata e Valle d’Aosta. Quanto ad AstraZeneca, si va dal 51 per cento della Sicilia e 54 per cento della Basilicata, fino ad un massimo dell'86 per cento in Lombardia. Infine, per Johnson & Johnson, si va dallo 0 per cento di Basilicata, Molise e Bolzano, fino al 79 per cento della Puglia.

 

In sostanza, con il rapido utilizzo delle dosi di Pfizer, in attesa di nuove forniture, i numeri degli altri vaccini sembrano non riuscire a sostenere il ritmo che consentirebbe al Paese di viaggiare in maniera costante a ridosso delle 500 mila vaccinazioni al giorno. Si dovrà capire se questo è in parte dovuto alla scarsa fiducia della popolazione verso i vaccini di AstraZeneca e J&J, a seguito dei problemi riscontrati in alcuni rari casi e alla luce delle diverse decisioni sul loro utilizzo prese da parte delle agenzie regolatorie nazionali. Una percezione distorta di scarsa sicurezza verso questi vaccini potrebbe infatti causare uno spostamento nel tempo degli obiettivi prefissati nel piano del commissario Figliuolo sull’immunità di comunità da raggiungere.

 

Vaccini agli over 50 e sulle Isole minori

Intanto, lo stesso commissario all’emergenza, ha annunciato due novità per i prossimi giorni. La prima è l’avvio, a partire dal prossimo 10 maggio, delle prenotazioni per le vaccinazioni anche per gli over 50 alla luce del “buon andamento della campagna di somministrazione delle categorie prioritarie, over 80 e fragili”. Le prenotazioni, ha spiegato Figliuolo, verranno recepite ferma restando “la priorità per le persone affette da patologie o situazioni di compromissione immunologica che possono aumentare il rischio di sviluppare forme severe di Covid-19 (comorbidità), seppur senza quella connotazione di gravità riportata per le persone fragili”.

 

La seconda novità riguarda l’avvio del piano di vaccinazione per le Isole minori, la cui attuazione avrà inizio oggi, 7 maggio, con l’isola di Capraia e le Eolie. Restano escluse le isole in cui sono presenti presidi sanitari maggiori, ovvero ospedali, e che sono agevolmente collegate con la terraferma, per le quali continueranno a valere i criteri generali del piano nazionale.

Non viene inoltre escluso un approccio simile a beneficio di alcune realtà isolate degli Appennini, delle Alpi o di altre aree interne, più difficilmente raggiungibili.

 

Pfizer e Moderna, nuove tempistiche per i richiami 

C’è infine da registrare un ultimo elemento di novità riguardo l’utilizzo dei vaccini. Lo scorso 5 maggio una nuova circolare del ministero della Salute che raccoglie il parere del Comitato tecnico scientifico ha raccomandato a 42 giorni i richiami con i vaccini di Pfizer e Moderna, inizialmente previsti, rispettivamente, a 21 e 28 giorni. E’ stato inoltre ribadito che, chi ha già ricevuto una prima dose del vaccino di AstraZeneca senza riscontrare problemi, può farsi somministrare anche alla seconda dose con lo stesso vaccino. Più in particolare, l'estensione temporale per i richiami con i vaccini di Pfizer e Moderna è stata spiegata con le seguenti motivazioni:

  • la somministrazione della seconda dose entro i 42 giorni dalla prima non inficia l’efficacia della risposta immunitaria;
  • la prima somministrazione di entrambi i vaccini a Rna conferisce già efficace protezione rispetto allo sviluppo di patologia Covid-19 grave in un’elevata percentuale di casi (maggiore dell’80 per cento);
  • in uno scenario in cui vi è ancora necessità nel paese di coprire un elevato numero di soggetti a rischio di sviluppare forme gravi o addirittura fatali di Covid-19, si configurano condizioni in cui è opportuno dare priorità a strategie di sanità pubblica che consentano di coprire dal rischio il maggior numero possibile di soggetti nel minor tempo possibile.

 

Inoltre, come dicevamo, sulla scorta delle informazioni a oggi disponibili sull’insorgenza di trombosi in sedi inusuali (trombosi dei seni venosi cerebrali, trombosi splancniche, trombosi arteriose) associate a piastrinopenia, riportate dopo la prima dose del vaccino di AstraZeneca, il Cts ha ritenuto che non ci siano controindicazioni per la somministrazione della seconda dose. Almeno finché non dovessero emergere evidenze diverse: "I soggetti che hanno ricevuto la prima dose di questo vaccino senza sviluppare questa tipologia di eventi, non presentano controindicazione per una seconda somministrazione del medesimo tipo di vaccino. Questa posizione potrà essere eventualmente rivista qualora dovessero emergere evidenze diverse nelle settimane prossime venture, derivanti in particolare dall’analisi del profilo di sicurezza del vaccino nei soggetti che nel Regno Unito hanno ricevuto la seconda dose”. Una decisione che quindi, ancora una volta, non chiude ad ulteriori possibili modifiche per il vaccino anglo-svedese.

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