Scaricabarile vaccinale

I tagli di Big Pharma e i ritardi dell'Ema. Due falsi miti sui vaccini

Luciano Capone e Giovanni Rodriquez

Non è vero che tutte le case farmaceutiche hanno ridotto le forniture: Moderna sta rispettando il contratto e Pfizer consegna più dosi del previsto. Non è vero che l'Agenzia per i medicinali perde tempo: sul caso AstraZeneca doveva essere seguita prima. I governi si assumano le loro responsabilità

Le case farmaceutiche hanno tagliato continuamente le consegne dei vaccini. L’Europa e l’Ema non possono metterci così tanto tempo per pronunciarsi sui rarissimi casi di eventi trombotici segnalati dopo la somministrazione del vaccino di AstraZeneca. Questi i due mantra ripetuti da giorni, il primo in realtà da mesi, per motivare il rallentamento del piano vaccinale. Due narrazioni che, però, non sembrano tenere conto della realtà.

 

A oggi non si può sostenere che “le case farmaceutiche” non stiano consegnando le forniture pattuite. Ad ammetterlo è, da diverso tempo, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Anche ieri: “La partenza è stata dura. BionTech-Pfizer e Moderna stanno rispettando i contratti, i primi vaccini Johnson & Johnson sono in arrivo ad aprile dopo l’approvazione dell’Ema. Possiamo così raggiungere l’obiettivo di vaccinare completamente il 70% degli adulti entro la fine dell’estate”. Nessun ritardo, dunque, per tre dei quattro vaccini approvati. Anzi, tutt’altro. Non solo l’Unione europea ha firmato contratti per acquisti aggiuntivi sia con Pfizer sia con Moderna, ma è stato anche raggiunto un accordo per la consegna anticipata di 10 milioni di dosi di vaccino di Pfizer per il secondo trimestre. L’anticipo di 10 milioni, che porterà le consegne totali di Pfizer nel secondo trimestre a 200 milioni di dosi, arriva dall’opzione di 100 milioni di dosi previste nel secondo contratto con Pfizer. Considerando che all’Italia spetta il 13,46% delle dosi europee, riceveremo in anticipo 1,3 milioni di dosi. Quindi non solo alcune case farmaceutiche stanno rispettando i contratti, ma stanno consegnando più vaccini di quanto inizialmente previsto. Secondo le previsioni del governo, confermate pochi giorni fa dal Commissario straordinario Figliuolo, nelle ultime tre settimane di marzo riceveremo 8 milioni di dosi. Al momento, non sono previsti tagli o ritardi.

 

C’è un taglio di forniture che non riguarda “le case farmaceutiche”, come se si muovessero in maniera coordinata, ma unicamente AstraZeneca. I problemi in questo caso sono noti, riguardano sia difficoltà nella produzione sia un contenzioso tra l’Unione europea e azienda sul rispetto del contratto. Nel secondo trimestre, al momento abbiamo solo 10 milioni di dosi previste nella tabella del piano vaccinale, ossia quelli che verranno prodotti negli stabilimenti europei di AstraZeneca. Gli ulteriori 10 milioni aggiuntivi annunciati nelle scorse settimane dalla stessa azienda restano al momento incerti, a causa delle decisioni di Stati Uniti e India di limitare l’export per privilegiare la propria popolazione.

 

Quanto ai presunti ritardi dell’Ema per pronunciarsi sulla sospensione del vaccino AstraZeneca, la situazione venutasi a creare è paradossale. Perché l’Ema, di fatto, si è già pronunciata ripetutamente suggerendo di proseguire con la vaccinazione. Così da un lato i governi dicono di volersi affidare al giudizio dell’Ema (previsto per oggi), dall’altro hanno ignorato gli inviti dell’Ema a non sospendere il vaccino in assenza di evidenze. In sostanza gli stati attendono un “via libera” dall’Ema su uno stop che loro, autonomamente, hanno stabilito. E ora, all’isteria di una sospensione repentina, aggiungono la fretta per la risposta scaricando così la responsabilità sull’ente europeo. Un metodo doppiamente pericoloso, perché prima l’isteria produce decisioni emotive e poi la fretta controlli imprecisi.

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