I troll russi hanno condizionato il dibattito sui vaccini in America. (Foto pixabay)

Così i troll russi hanno manipolato anche il dibattito sui vaccini in America

Gregorio Sorgi

Flussi di tweet da account finti per mettere in dubbio la verità scientifica. La ricerca della George Washington University 

La diffusione di fake news sui vaccini è la nuova frontiera della disinformazione dei troll russi. Il modus operandi è sempre lo stesso: usare dati falsi sui social, creare un dibattito inesistente e minare la credibilità della verità oggettiva. Questa è l'accusa che emerge da una ricerca della George Washington University pubblicata sull'American Journal of Public Health. I ricercatori hanno esaminato 1.793.690 tweet scritti tra luglio 2014 e settembre 2017 con l'hashtag #VaccinateUS. Diversi account appartenenti agli stessi troll russi che avevano interferito nelle elezioni americane del 2016 hanno pubblicato sui social network delle informazioni false sui vaccini. La ricerca prende in esame gli Stati Uniti ma il fenomeno è più ampio, come ha spiegato al Foglio uno degli autori dello studio, David Broniatowski: “Ci sono ragioni per credere che lo stesso sia avvenuto altrove. Abbiamo osservato che molti dei tweet incriminati provenivano da altri paesi europei: Italia, Francia e Regno Unito su tutti”.

 

Tra i messaggi pubblicati sotto l'hashtag #VaccinateUS, il 43 per cento erano a favore dei vaccini, il 38 per cento era contrario e il restante 19 per cento era neutrale. Pur dando spazio a teorie sia pro che no vax, i troll hanno minato la fiducia dei cittadini nelle politiche di sanità pubblica. Essere esposti al dibattito sui vaccini implica che non ci sia alcuna verità scientifica, e questo aumenta lo scetticismo generale. Tuttavia, spiega Broniatowski, “non c'è stato nessun calo nel numero dei bambini vaccinati a livello nazionale. Tuttavia, alcune zone hanno avuto dei tassi d'immunizzazione molto bassi. Ad esempio, è scoppiata un'epidemia del morbillo in California, che ha contagiato anche il Messico. Lo stesso è avvenuto in Minnesota, e in New Jersey”.

 

I tweet pubblicati sotto l'hashtag #VaccinateUS hanno dato spazio ad alcuni argomenti che non sono mai stati menzionati nel dibattito pubblico sui vaccini. Ad esempio, i troll hanno tirato in ballo le divisioni etniche e razziali, il benessere degli animali e non sono mancati dei riferimenti a Dio. Tutti temi molto divisivi nella società americana, a conferma di come l'obiettivo di questi attacchi informatici sia quello di creare un clima di discordia e confusione. Inoltre, i bot e i troll spesso ritwittano o modificano dei contenuti creati dagli utenti del social. Dunque, alcuni tweet pubblicati in buonafede possono indirettamente fare il gioco degli hacker.

  

Lo studio ha anche scoperto che dietro il flusso di fake news sui vaccini ci sono profili Twitter legati all'Internet Research Agency, una compagnia sostenuta dal governo russo che è stata recentemente incriminata per i diversi tentativi di influenzare le elezioni americane del 2016. Secondo la ricerca, i troll russi sono 22 volte più inclini a twittare sul tema vaccini (un tweet ogni 550 sull'argomento) rispetto agli utenti normali (1 tweet ogni 12.000). Broniatowski spiega che “la maggior parte degli account incriminati sono stati aboliti da Twitter. Tuttavia, crediamo che ci siano ancora dei profili attivi che diffondono notizie false sui vaccini”.

 

La ricerca della George Washington University non è la prima in cui viene evidenziato il legame tra le fake news e i grandi temi della salute pubblica. Il direttore dell'Associazione americana della Sanità Georges Benjamin aveva scritto in un articolo pubblicato dal sito U.S. News il 24 luglio SCORSO che “gli esperti temono che i bot possano diffondere messaggi falsi su temi caldi come le cure per l'AIDS, il legame tra vaccini e autismo, le politiche ambientali e il controllo sulle armi”. Inoltre, una ricerca di Jon Patrick Allem della University of Southern California, ha scoperto che alcuni bot su Twitter indicavano che le e-cigarettes fossero un'alternativa valida alle sigarette classiche, usando dei dati senza alcuna base scientifica.

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