Giulia Grillo (foto LaPresse)

Il trucchetto del "diritto di inclusione" per mandare nelle classi i bambini non vaccinati

Daniele Raineri

Così il ministro Grillo stravolge il significato di un diritto specifico, e gli fa dire tutta un’altra cosa

Va bene che viviamo in tempi orwelliani e ormai vale tutto, ma i Cinque stelle hanno appena inventato un nuovo significato del “diritto di inclusione” per giustificare la cosiddetta “autocertificazione dell’obbligo vaccinale”. Come si sa, prima per mandare i bambini a scuola serviva un certificato della Asl che confermava che le vaccinazioni erano state fatte. Ora saranno i genitori a farsi la certificazione da soli. Perché come dice il ministro della Salute Giulia Grillo serve “un migliore bilanciamento tra il diritto all’inclusione, il diritto all’istruzione e il diritto alla tutela della salute individuale e collettiva”. Ma questo diritto citato come motivo, il diritto di inclusione, non vuol dire quello che intende il ministro.

  

Il diritto all’inclusione è il diritto dei bambini che per esempio hanno disabilità di frequentare le scuole ed essere facilitati nei loro spostamenti, con l’eliminazione di barriere architettoniche, con autobus speciali, con rampe per le carrozzelle. Il diritto di inclusione è il diritto che hanno i bambini in condizioni speciali di andare a scuola con i bambini normali. Non vuol dire che i figli dei genitori che sono contrari alle vaccinazioni – una delle scoperte mediche più importanti della storia dell’umanità, che ha debellato malattie come il vaiolo e la poliomielite (quanto è sconfortante dover scrivere questo inciso) – che i figli di genitori, dicevamo, che sono contrari per qualche loro superstizione suicida hanno il diritto di accedere comunque alle classi. Grillo (il ministro) stravolge la categoria del diritto di inclusione e gli fa dire tutta un’altra cosa. In pratica sostiene che questo diritto “di inclusione”, in coppia con il diritto all’istruzione, è più forte del diritto alla tutela della salute pubblica. Sei potenzialmente un pericolo mortale per i bambini immunodepressi, i tuoi genitori vogliono tenerti così per una scelta deliberata, ma non possiamo escluderti perché hai lo stesso diritto di accedere alla scuola di un bambino in sedia a rotelle. Se le cose stanno così e se questa è la logica, allora autocertifichiamoci anche le patenti di guida, perché essere costretti ad aspettare un esame certificato dalla motorizzazione va contro al diritto universale di guidare una macchina e accedere al traffico cittadino. E chissenefrega se in questo modo aumenterebbero i rischi per tutti, mica si vorrà mettere un limite alla nostra libertà personale. Domanda: e i bambini immunodepressi, che rischiano la vita se vengono a contatto con i bambini non vaccinati? Per loro secondo il ministero ci sarà la scuola a casa, cosiddetta parentale, oppure le lezioni in ospedale. Questa sì che è una violazione dei diritto di inclusione: i bambini non vaccinati vanno a scuola e i bambini immunodepressi non ci possono più andare.

 

Si dirà: ma l’autocertificazione impone comunque che i bambini siano vaccinati, non cambia rispetto a prima, ci saranno controlli a campione. In realtà che sia un regalo agli antivaccinisti è chiaro dalle parole del ministro, che dice: “L’adozione del decreto sui vaccini da parte del precedente governo non ha tenuto in debita considerazione le tante sollecitazioni provenienti dalle minoranze che avrebbero potuto rendere più pacifica e serena l’applicazione della nuova normativa”. Le tante sollecitazioni delle minoranze: che non chiedevano l’autocertificazione, chiedevano proprio di non essere costrette a vaccinare i figli. Provate di nuovo a sostituire certificazione con patente di guida e vedrete che “la voce delle minoranze” suona assurda. O credi nella patente come misura per rendere più sicure le strade o non ci credi, non affidi la sicurezza nelle strade a misteriose “autocertificazioni”. O credi nei vaccini oppure non ci credi. Ma allora dillo.

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  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)