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Roma Capoccia

Le accademie della moda di Roma sfilano in Campidoglio 

Fabiana Giacomotti

Le scuole più prestigiose della Capitale disertano, ma ci sono ritardi sulla nuova Altaroma e distrazione politica. La difesa della formazione dei giovani talenti della moda

Giusto il tempo di tornare dalla grandiosa sfilata di Valentino al castello di Chantilly, dove si è presentato con moglie e coppia di amici visitando anche le sale dove Louis, le Grand Condé, organizzò la rivolta contro il cardinale Giulio Mazzarino che si vendicò confiscandogliele per un decennio, l’assessore al turismo, moda, grandi eventi del Comune di Roma, Alessandro Onorato, ha messo mano al programma delle sfilate romane, più modestamente ma, ci sentiremmo di dire, con le stesse ambizioni di gloria del principe che ospitava La Bruyère e mademoiselle de Scudéry. Dopo la messa in liquidazione di Altaroma lo scorso gennaio e il licenziamento dei suoi cinque dipendenti qualche settimana fa, una storia di fronda fra Comune, Regione e Camera di Commercio e di piccole guerre di potere che il Foglio aveva reso nota lo scorso 15 giugno scatenando un putiferio ma anche e finalmente qualche passo per la difesa di un patrimonio di riconoscibilità nella formazione dei giovani talenti della moda che sarebbe stato un delitto perdere, poche ore fa è stato diffuso il comunicato che anticipa nomi e contenuti della sfilata di oggi di “quattro accademie internazionali” e della presentazione di “diciotto brand indipendenti” in piazza del Campidoglio e al Tempio di Vibia Sabina e Adriano”, cioè in casa dell’assessore e della Camera di Commercio, che è certamente bella testimonianza della volontà di fare.

“Abbiamo voluto istituzionalizzare la sfilata organizzando l’evento in piazza del Campidoglio, un’occasione significativa che intendiamo ripetere nei prossimi anni per valorizzare le accademie romane che sono riferimento internazionale per tutto il settore moda. Formano talenti che in diversi casi riescono ad arrivare ai vertici delle aziende più prestigiose fino a diventare direttori creativi di brand come Valentino, Fendi, Gucci e Dior”. Tutto vero, dalle scuole romane sono usciti alcuni fra i più importanti talenti mondiali. Peccato che nessuno di questi sia stato diplomato dalle scuole che effettivamente sfileranno questa sera, e cioè Accademia del Lusso, Mam, Koefia e Accademia Italiana, alcune di fondazione troppo recente per essersi create quella solida base di riconoscibilità e di relazioni che formano l’humus necessario per valorizzare talenti in nuce, altre perché troppo defilate o specialistiche. Fatto sta che Pierpaolo Piccioli, direttore creativo di Valentino, designer of the year 2022, ha completato gli studi classici e poi ha frequentato lo Ied, così come Maria Grazia Chiuri, direttrice creativa di Dior, Giambattista Valli (Ied e Saint Martin’s di Londra) e Marco De Vincenzo, direttore creativo di Etro nonché artefice di buona parte degli accessori di Fendi. Alessandro Michele si è invece formato presso l’Accademia di Moda e Costume, così come Frida Giannini, Albino D’Amato, Maurizio Galante. Quest’ultima, che da poco più di un anno ha aperto una sede anche a Milano, da molti anni organizza la propria sfilata durante l’edizione di gennaio o di quel che ne resta, dunque il suo presidente Lupo Lanzara è ampiamente giustificato quando dice che una partecipazione a questa kermesse non sarebbe stata proprio possibile, oy qué lastima. Ied ha scelto invece di non esserci, sfilando ieri sera all’acquedotto romano con un progetto incentrato sull’affermazione del sé, tema ubiquo di questa generazione incerta. La vicepresidente della Regione Lazio Roberta Angelilli, assessore allo sviluppo economico, ribadisce “l’importanza della moda e della sua filiera” e di aver già stanziato 700 mila euro per la nuova Fondazione Altaroma “della quale nelle prossime settimane sarà definito lo statuto”. Secondo dichiarazioni dei mesi scorsi, il passo avrebbe già dovuto essere stato compiuto da tempo, ma non vogliamo sottilizzare. Piuttosto, resta da capire se il cambio di soggetto giuridico, da società consortile a fondazione, sarà sufficiente per evitare eventuali azioni legali da parte degli ex dipendenti in caso venga mantenuta, come pare, la nomenclatura Altaroma. Ma a questo aspetto non irrilevante della questione, la compagine avrà sicuramente pensato.

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